CAPE CANAVERAL – Quando si arriva all’aeroporto di Orlando, in Florida, ci si aspetta di vedere arrivare, da un momento all’altro, ovviamente sudati per l’asfissiante umidità, Topolino e un astronauta, a braccetto, proprio come in un fumetto. Sebbene ci possano essere altre ragioni per volare qui, non c’è dubbio che le due principali siano rappresentate dal turismo, e in particolare dalla presenza di Disney World, e dall’attività del Kennedy Space Center, sede della Nasa e una delle basi dalle quale da decenni partono le navicelle che portano l’uomo nello spazio.
A partire dal 1958, l’attività aerospaziale diede un impulso importante allo sviluppo della cittadina che era stata, in precedenza, duramente colpita dalla Grande Depressione. Da allora, fino ad oggi, la maggior parte della popolazione, in età lavorativa, ha trovato occupazione, prevalentemente all’interno del Kennedy Space Center o ha usufruito delle opportunità offerte dall’indotto creato proprio dall’attività aerospaziale: gadget, ristoranti, alberghi.
Ogni lancio di Shuttle, per esempio, ha significato un consistente aumento della presenza turistica e, dunque, dell’attività di alberghi e ristoranti, senza parlare dell’oggettistica legata alle singole missioni: cappellini, magliette, cibo per astronauti e varie ed eventuali. Solo il lancio dell’Endeavour, previsto per venerdi 29 e rinviato per problemi tecnici, ha portato nell’area, anche se solo per un giorno, circa 700 mila persone, oltre che duemila giornalisti e autorità di vari settori. Insomma di che essere felici. Circostanze del genere, inoltre, implicano un impiego massiccio di personale, anche all’interno della base, per far fronte alle procedure di sicurezza degli ospiti, garantire la loro sistemazione all’interno della base per assistere al lancio e continuare a svolgere le normali attività che costituiscono la parte essenziale della Nasa.
Non si può, dunque, non comprendere l’impatto negativo che, sull’economia cittadina (e dell’area circostante) avrà la conclusione delle missioni degli Shuttle che, per i tagli votati dal Congresso, andranno in pensione dopo un ultimo lancio, inizialmente previsto per il prossimo lunedì ma già slittato ulteriormente. La serietà del problema tecnico, tuttavia, che ha determinato il rinvio della missione, relativo al funzionamento dei riscaldatori delle Apu, le unità ausiliarie che danno energia interna alla navetta, potrebbe dilatare il rinvio anche di un mese se non di più.
«Si parte quando siamo pronti – dice Charles Bolden, direttore della Nasa – e quando possiamo garantire la massima sicurezza ai nostri uomini». Nemmeno la presenza del presidente Obama, il primo che avrebbe assistito al lancio in compagnia di tutta la famiglia (prima di lui solo Bill Clinton e Richard Nixon furono presenti a un lancio, ma da soli), ha influito, in alcun modo sulle decisione dei responsabili che, a sole due ore dal lancio, hanno decretato che lo Shuttle non era pronto ad “appendere le scarpette al chiodo”.
Sì perché questo rinvio garantirà una boccata d’aria a chi, con la chiusura dell’“era Shuttle”, si troverà a fare i conti con una realtà difficile e con la necessità di ricollocarsi nel mondo del lavoro. Con un taglio che si aggira intorno ai tre miliardi di dollari (i finanziamenti sono stati ridotti da una ventina di miliardi a 17) e con la dismissione degli Shuttle, infatti, la base del Kennedy Center darà l’addio a circa la metà dei suoi impiegati, la maggior parte altamente specializzati. Dei circa ventimila, attualmente operativi, le previsioni parlano del licenziamento di circa sette-ottomila unità, solo per quanto riguarda la base, senza contare, quindi, la ricaduta che si avrà sull’indotto.
Certo, restano le entrate generate dal turismo in senso stretto. Cape Canaveral è una cittadina che si affaccia sull’oceano e qui il turismo è abbastanza sviluppato durante tutto l’anno, ma certamente non in grado di soppiantare le entrate derivanti dall’attività aerospaziale. Nel futuro “prossimo”, gli astronauti americani continueranno a volare ma a bordo delle navicelle russe Soyuz che resteranno le uniche a trasportare l’uomo alla Stazione spaziale internazionale per proseguire le attività scientifiche e sperimentali. Per quanto abbastanza obsolete, le Soyuz sono in grado di ospitare tre astronauti (gli Shuttle ne ospitano sei), sono meno costose e meno complesse (non a caso non hanno mai subito un ritardo nella partenza).
«Non è una vera “vittoria” dei cosmonauti sugli “astronauti” – dice Bolden rispondendo a una nostra battuta – da anni, infatti, la collaborazione con i russi è importantissima e ci ha permesso di superare momenti difficili come quelli dopo lo scoppio del Columbia in cui perse la vita tutto l’equipaggio». Bolden, inoltre, si mostra sicuro che questo sia solo un momento di transizione, perché l’attività del Kennedy Center continuerà in maniera intensa e, dopo la definitiva dismissione dello Shuttle, si concentrerà sulla prossima tappa: Marte. Già a novembre partirà una navicella, in collaborazione con l’Italia, mentre per il volo umano “made in Cape Canaveral” bisognerà aspettare qualche anno e la messa a punto di capsule riutilizzabili in grado di portare nello spazio quattro astronauti per volta.
La città, intanto, dovrà attrezzarsi per “sopravvivere” a questo gap temporale incrementando maggiormente il comparto turistico, al momento unica risorsa più concreta. E forse, sotto sotto, sperare che lo Shuttle ritardi ancora un po’ il suo pensionamento, cosi da consentire a tutti di continuare a guardare al cielo con speranza.