Il governo italiano dovrà fissare un «termine temporale certo» entro cui concludere la missione militare in Libia. Lo ha deciso poche ore fa la Camera dei deputati, approvando la mozione sul conflitto nordafricano presentata da Pdl, Lega e Responsabili. Un documento ambiguo. Che conferma l’impegno dei militari italiani, ma – per accontentare il Carroccio – obbliga l’Esecutivo a stabilire la data entro cui porre fine all’intervento. «D’altronde – ha chiarito Fabrizio Cicchitto con fine cerchiobottismo – non possiamo mica bombardare a tempo indeterminato». Il testo elaborato ieri a Palazzo Chigi salva la maggioranza. Probabilmente non la faccia dell’Italia davanti ai nostri alleati.
Adesso chi glielo dice alla Nato? Il compito spetterà con ogni probabilità al titolare degli Esteri Franco Frattini. In tempi brevissimi. Già domani la Farnesina ospiterà il Gruppo di Contatto per la Libia. Un incontro, presieduto dallo stesso ministro, convocato per fare il punto sulla situazione. Difficile che gli oltre duecento diplomatici che parteciperanno ai lavori condividano la proposta di Pdl, Lega e Responsabili. Ancor più difficile che la mozione della maggioranza incontri il favore del sottosegretario di Stato statunitense Hillary Clinton (anche lei presente al vertice). Ma chi sicuramente resterà stupito dalla presa di posizione italiana saranno i rappresentanti del Consiglio Nazionale di Transizione. I rappresentanti dei ribelli che si oppongono al regime di Gheddafi, invitati a Roma come unici interlocutori politici del paese nordafricano.
L’Esecutivo italiano non si preoccupa. Come deciso dal Parlamento, Frattini proporrà agli alleati – presumibilmente stupiti – di stabilire una data entro cui concludere la missione. Un termine che lo stesso ministro – intervenuto oggi alla Camera prima delle votazioni – è consapevole di non poter individuare. «È assolutamente evidente – le sue parole – che il giorno esatto entro cui si concluderanno le azioni militari sarà il risultato di un confronto con le organizzazioni internazionali, innanzitutto con la Nato e gli alleati. Da parte mia oggi non è possibile dire in quest’aula quale sarà la data».
Il «termine temporale certo» delle operazioni in Libia non sarà stabilito neppure domani. La Nato ha già chiarito più volte la sua posizione. «La missione durerà il tempo che sarà necessario» ha tagliato corto il viceammiraglio Rinaldo Veri, responsabile di tutte le attività navali. A scanso di equivoci oggi è intervenuto persino il segretario generale della Nato Andres Fogh Rasmussen. Qualche ora dopo la presa di posizione del Parlamento italiano, il responsabile dell’Alleanza Atlantica ha spiegato: «La durata della missione in Libia non dipende da noi».
Come stabilito – e sottoscritto dal nostro governo – gli obiettivi prefissati dagli alleati sono tre. Il libero accesso degli aiuti umanitari, il ritiro di tutte le forze armate fedeli a Gheddafi e la fine degli attacchi militari alla popolazione civile. Parlare di fine del conflitto prima di aver raggiunto uno solo dei risultati è impossibile. «In ogni caso – ha chiarito Rasmussen – è difficile immaginare che le minacce ai libici cessino finché il regime di Gheddafi resterà al potere». Con buona pace di Umberto Bossi e dei deputati leghisti.