Alla vigilia del raduno leghista di Pontida, previsto per domani, Umberto Bossi ha anticipato le richieste che la Lega farà a Berlusconi per restare nell’esecutivo: tre ministeri al Nord, Riforme, Semplificazione ed Economia. E ha detto anche la sede, Monza. Rirproponiamo qui un articolo de Linkiesta in cui si raccontano i sopralluoghi che i vertici della Lega hanno compiuto alla Villa Reale di Monza.
Il ministero delle Riforme, quello della Semplificazione legislativa e persino «quello di peso, che fa muovere l’economia». Il leader della Lega Umberto Bossi stila la lista dei dicasteri che dovranno essere trasferiti al Nord. Un elenco destinato a crescere. Tra i sogni del Carroccio, infatti, c’è anche il trasloco in Lombardia del ministero dello Sviluppo economico. Nei mesi scorsi i dirigenti leghisti avrebbero già individuato una sede: la prestigiosa Villa Reale di Monza.
Al momento, quella del dicastero brianzolo resta un’ipotesi. Supportata, però, da alcune certezze. La figura del ministro, anzitutto. Perché Paolo Romani, oltre ad essere il titolare dello Sviluppo economico, è anche assessore del comune di Monza. Con delega all’Expo 2015. Lo scorso ottobre, dopo la nomina di governo, in molti avevano dato per certe le sue dimissioni. Ma sette mesi dopo Romani è ancora in giunta.
E poi c’è l’insistente interesse dei vertici della Lega per la splendida villa neoclassica. Un edificio costruito alla fine del Settecento per volere di Maria Teresa d’Austria, da destinare al figlio Ferdinando d’Asburgo. Le cronache monzesi dalla scorsa estate raccontano almeno tre visite. Più o meno ufficiali. All’inizio di luglio si erano presentati ai cancelli del parco Umberto Bossi con il figlio Renzo e i ministri di Economia e Semplificazione Giulio Tremonti e Roberto Calderoli. I presenti ricordano una passeggiata di un’oretta all’interno dello storico complesso. Ispezione off limits: ingresso vietato ai giornalisti e ai curiosi che si erano radunati fuori dalla villa. Poche settimane dopo il secondo blitz, stavolta del solo ministro Calderoli. L’ultima visita risale invece al 14 settembre. In quell’occasione si erano dilungati in un lungo giro all’interno della Villa Reale i ministri Tremonti e Calderoli e il presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini. Insieme a loro, in veste di padrone di casa, il sindaco della Lega Nord di Monza, Marco Mariani.
Stretto riserbo sul motivo delle visite. I bene informati rivelano però che gli incontri erano finalizzati a studiare il progetto di trasferire in Brianza una sede decentrata del ministero dello Sviluppo economico. Difficile che si fosse trattato di sopralluoghi in vista dell’Expo. A confutare l’ipotesi ci aveva pensato lo stesso Calderoli, che parlando con un giornalista si era detto convinto dei lunghi tempi per il restauro.
Se il sogno leghista di un ministero in Brianza dovesse diventare realtà, i responsabili dello Sviluppo economico dovranno presto formalizzare una richiesta d’affitto. Il complesso della Villa Reale, infatti, è stato da poco privatizzato. Il consiglio comunale di Monza ha affidato lo stabile alla società romana Italiana Costruzioni (che si sta già occupando della realizzazione della nuova sede della Provincia di Monza e Brianza). L’azienda gestirà la Villa per i prossimi 22 anni, corrispondendo un canone d’affitto di circa 60 mila euro annui. Al privato spetterà inoltre l’onere della ristrutturazione, che sarà finanziata con 8,4 milioni dalla stessa società e 17,2 milioni forniti dagli enti pubblici interessati, tra cui la Regione Lombardia e il ministero dei Beni Culturali.
Nessun particolare vincolo per le attività che saranno ospitate in oltre 9mila metri quadri. Secondo quanto previsto dal bando di gara, i concessionari potranno allestire nel corpo centrale, nel cortile d’onore e in una parte dell’ala Nord diversi tipi di eventi: mostre, convegni, set cinematografici, conferenze stampa. Chissà, forse anche gli uffici di rappresentanza di un ministero. L’importante, come ha già spiegato il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, è che «il piano delle attività dovrà essere a garanzia dell’interesse pubblico».