La coalizione che governa la Regione Lazio si spacca. Il Pdl romano potrebbe presto seguire la stessa sorte. A due giorni dai ballottaggi, un terremoto politico rompe gli equilibri del centrodestra della Capitale. Al centro dello scontro ci sono due piccole città, Sora e Terracina. Due centri in provincia di Frosinone e Latina contesi dalle principali componenti del partito. Da una parte i candidati sindaci scelti dalla dirigenza del movimento. Dall’altra due outsider, sponsorizzati dalla governatrice Renata Polverini e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Alla Pisana è già aria di resa dei conti. Qualche ora fa i consiglieri regionali Andrea Bernaudo e Giuseppe Melpignano hanno lasciato il gruppo del presidente per trasferirsi con il Pdl. «Un atto di ostilità nei miei confronti – ha commentato a caldo Renata Polverini – Un gesto che mette fine alla coalizione che fino ad oggi ha governato la Regione Lazio. Prendo atto che c’è una parte del Popolo della libertà che ha deciso di spostare l’equilibrio della maggioranza sperando di influenzare in questo modo la mie scelte e la mia indipendenza».
Presto potrebbe toccare al Pdl locale. I protagonisti della vicenda sono d’accordo: al termine della tornata elettorale si aprirà lo scontro anche all’interno del partito. «Sarà il momento in cui ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità – spiega uno dei dirigenti del Pdl romano – E in cui vedremo finalmente il peso specifico di ogni corrente».
Intanto c’è da concludere la campagna elettorale. La sfida principale si gioca a Terracina, cittadina di 45mila abitanti sul litorale pontino. Il grande favorito per la poltrona di sindaco è Nicola Procaccini, giornalista, portavoce del ministro della Gioventù Giorgia Meloni (44,8 per cento al primo turno). La sua è la candidatura “ufficiale” del Pdl. Decisa dal responsabile del partito a Latina, il plenipotenziario Claudio Fazzone, e appoggiata dai big del Popolo della libertà. Non è un caso che stasera, per la chiusura della sua campagna elettorale, scenderà a Terracina anche Fabrizio Cicchitto, il capogruppo dei deputati berlusconiani.
Lo sfidante è Gianfranco Sciscione, imprenditore televisivo che ha chiuso il primo turno con il 21,7 per cento delle preferenze. Alle sue spalle c’è la presidente del Lazio Renata Polverini. Ma anche l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, vecchio amico e capolista della civica Forza Terracina. La sponsorizzazione che ha fatto più discutere, però, è quella di Gianni Alemanno. A Roma si racconta che la sua decisione sia nata dopo l’estromissione di un giovane candidato dalle liste del Pdl. Un ragazzo “proposto” proprio da Alemanno, ma poco gradito dai dirigenti locali. Qualcuno riconduce tutta la vicenda allo scontro in atto in Campidoglio tra il sindaco e i “Gabbiani”, la corrente degli ex An che fa capo al ministro Meloni e al deputato Fabio Rampelli. Una vecchia storia di rancori e sgarbi personali. Culminata lo scorso gennaio con l’esclusione dalla Giunta capitolina dell’assessore in quota Rampelli Laura Marsilio.
Sui quotidiani locali lo scontro si anima. Da giorni i protagonisti delle due fazioni si scambiano accuse. Al ministro Meloni, che ieri si diceva delusa da Alemanno, oggi ha risposto la parlamentare del Pdl Barbara Saltamartini: «A Terracina ci sono state epurazioni – la sua spiegazione – non ci è stata data la possibilità di stare nel Pdl».
Poi c’è Sora. Ventisettemila abitanti al confine con l’Abruzzo. A contendersi il ruolo di sindaco sono Ernesto Tersigni ed Enzo Di Stefano. Il primo sostenuto dal Pdl e da La Destra di Storace (44,5 per cento al primo turno). Il secondo dalla lista della Polverini “Città Nuove” e dall’Udc (31,5 per cento). Qui le amministrative potevano rappresentare uno dei maggiori trionfi del centrodestra – al primo turno il Pd si è fermato al 2,5 – ma rischiano di trasformarsi in un’altra guerra civile. Con un’aggravante: rispetto a Terracina, nella cittadina a ridosso dell’Appennino centrale giocherà un ruolo importante il Terzo Polo. Stasera, per la chiusura della campagna di Di Stefano, sarebbe dovuta scendere in piazza Renata Polverini (dopo il terremoto di questo pomeriggio la sua presenza è in forse). Insieme a lei il vicepresidente della Regione Luciano Ciocchetti, l’uomo di Pier Ferdinando Casini nel Lazio.
«La cosa gravissima di tutta questa situazione – racconta il senatore Stefano De Lillo, ex Forza Italia e punto di riferimento del Pdl romano – è che siamo riusciti a trasformare una grande vittoria elettorale del centrodestra in una sconfitta mediatica. Dopo le elezioni ci dovremo fermare a ragionare. Sarà varata, probabilmente anche a livello nazionale, una nuova fase del Pdl. Una nuova stagione in cui si dovranno imporre regole, stili e modelli di comportamento». Il presidente della commissione Commercio di Roma, Ugo Cassone, difende Alemanno: «Portare in campagna elettorale uno scontro tra correnti è stato poco lungimirante, è vero. Ma la colpa è di tutti. La situazione andava gestita meglio».
Le sorti del Pdl romano legate ai ballottaggi di due paesi. De Lillo prova ad abbassare i toni: «In effetti – sorride – con tutto il rispetto per la bellissima città di Terracina, stiamo parlando di un centro che ha un quarto degli abitanti dell’Aurelio, il quartiere dove vivo». Forse è un po’ tardi per rendersene conto.