La Moratti cambia squadra e sconfessa se stessa

La Moratti cambia squadra e sconfessa se stessa

Tempi duri, durissimi, per Letizia Moratti. Aveva promesso di dire ai milanesi la sua squadra prima del voto. E all’ultimo momento utile, poco prima del silenzio in vista dei ballottaggi, ecco qui la squadra. Non c’è Gabriele Albertini. Non ci sono i grandi nomi della società civile che aveva promesso. C’è invece, in bella vista, il manuale Cencelli, e qualche politico importante che lavora soprattutto a Roma: giusto per distrarre lo sguardo da sé. 

Il vicesindaco sarà leghista, in caso di vittoria: e cioè il lecchese Roberto Castelli, con una deleghe per Mobilità trasporti e opere pubbliche. A un ciellino-pidiellino come Maurizio Lupi sarebbero affidate invece le Periferie, Casa e territorio; Luigi Casero – anche lui uomo di partito – al Bilancio; al giornalista Paolo Del Debbio alla Cultura; l’avvocato Daniela Mainini alle Attività produttive e ricerca; Giovanna Mavellia, segretaria generale di Confcommercio alla Semplificazione Servizi ai cittadini e alle imprese; Evelina Flachi, dieteloga, nutrizionista e ospite fisse de La prova del Cuoco, alla Salute.

Moratti ha quindi riferito che gli altri assessorati saranno Politiche sociali, Sicurezza, Ambiente, Verde e arredo urbano, Sport e giovani, e per questi assessorati i titolari «saranno scelti in brevissimo tempo fra donne e uomini del Pdl, della Lega e della Lista Milano al centro sulla base del consenso raccolto in questa tornata elettorale e sulla qualità del lavoro svolto in questi anni». 

Contano più delle presenze, in certi casi, le assenze. Non c’è Gabriele Albertini, che ha rifiutato ogni offerta. Non c’è soprattutto Carlo Masseroli, l’artefice del Piano del Governo Territorio, unico risultato concreto – per quanto discutibile – ottenuto dall’amministrazione Moratti. Al suo posto un altro ciellino, Maurizo Lupi, che nel movimento di Don Giussani è stato criticato, negli anni scorsi, per essersi avvicinato al mondo berlusconiano.

Alchimia di partito a parte, siamo di fronte a una sconfessione del proprio operato in piena regola, visto che tutta la vecchia giunta “salta” ed esce da questo nuovo elenco. Un segnale di debolezza – un altro – che i milanesi difficilmente mancheranno di vedere.

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