Silvio Berlusconi sta pensando di affidare il Popolo della libertà a Claudio Scajola. Complice la batosta delle ultime amministrative, il Cavaliere potrebbe designare l’ex ministro dello Sviluppo economico come il nuovo coordinatore unico del partito. Durante l’incontro di questa mattina a Palazzo Grazioli tra il premier e il presidente della Fondazione Cristoforo Colombo – un faccia a faccia di mezz’ora verso le dodici – i due avrebbero parlato proprio dei risultati elettorali e di come risollevare le sorti del partito. Anche se, al momento, la principale preoccupazione del Cavaliere è quella di riuscire a vincere i ballottaggi di Milano e Napoli.
A quindici anni esatti dalla sua prima nomina a coordinatore – era il maggio del 1996 quando il premier incoronò Scajola responsabile organizzativo di Forza Italia – l’ex ministro tornerebbe così ai vertici del partito. Una promozione non casuale. I risultati dell’ultima tornata elettorale impongono al Cavaliere un cambio di passo. Specie nella gestione interna del Pdl. Una sferzata in grado di ricompattare lo schieramento e mettere a tacere le reciproche accuse di “scarso impegno” tra le diverse anime del movimento. Non solo. Con la nomina di Claudio Scajola, il Cavaliere riuscirebbe a marginalizzare la linea dura. Quella dei falchi. La principale responsabile – secondo diversi osservatori – del tracollo di Letizia Moratti alle comunali di Milano. Per riuscirci, Berlusconi ha deciso di tornare all’antico. Di ridare al Pdl l’immagine di una grande casa dei moderati. Unica possibilità, peraltro, per riportare all’interno della maggioranza i transfughi dell’Udc.
Tra i parlamentari del Pdl l’indiscrezione gira con insistenza da ieri. Da quando Scajola avrebbe, di fatto, annunciato il suo ritorno con un’intervista al Corriere della Sera. A rileggere quelle parole, la sua sembra quasi un’autoinvestitura. Prima le critiche al partito: «Troppe liti, il Pdl non è ancora decollato». Poi gli appunti a una campagna elettorale troppo «aggressiva». Infine, al cronista che gli chiedeva se era pronto a guidare il Pdl, l’ammissione: «Io non busso alla porta se non sono bene accetto, so di avere un grande rapporto di familiarità e amicizia con Berlusconi che nessuno può intaccare, e sarà lui a valutare in quale ruolo potrò essere utile. Per mia natura mi piace partecipare ai progetti, non occupare poltrone». Claudio Scajola si dimise da ministro dello Sviluppo economico per la vicenda della casa al Colosseo che gli sarebbe in parte stata pagata da Diego Anemone. Storica la frase con cui dichiarò la propria estraneità: «Mi hanno comprato casa». La Procura di Perugia ha recentemente ribadito che l’ex ministro non è mai stato indagato per quella vicenda.
Il cambio al vertice non avverrà immediatamente. Secondo quanto trapela, Berlusconi avrebbe deciso di aspettare l’esito dei ballottaggi. La nomina dovrebbe arrivare la settimana successiva al voto. Restano da chiarire alcuni particolari. Secondo lo statuto del Popolo della Libertà, i coordinatori del partito devono essere in tre. Per superare l’ostacolo e sostituire Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi, il Cavaliere avrebbe già pronto un escamotage. Il commissariamento straordinario. Una misura estrema, ma giustificata dall’ultima sbandata elettorale del partito.
Sulla figura di Scajola, il Cavaliere sembra aver trovato l’accordo di tutto – o quasi – il partito. Ad appoggiare apertamente il ritorno dell’ex coordinatore ci sarebbe almeno il 90 per cento dei parlamentari di provenienza forzista. Berlusconi avrebbe trovato anche il sistema per accontentare le eventuali – e molto probabili – richieste compensative della componente ex An. Subito dopo la nomina del coordinatore unico, infatti, il premier procederà alla designazione di un vicecoordinatore.
Nei coordinamenti regionali del partito funziona già così. Un responsabile in quota Forza Italia e un vice in quota Alleanza Nazionale (o viceversa). Un sistema collaudato che a livello locale è riuscito ad accontentare gli esponenti delle due principali anime del Pdl. Ancora stretto riserbo sull’identità del vicecoordinatore nazionale. «Per quel nome – racconta un parlamentare ex An che preferisce rimanere anonimo – dovranno mettersi d’accordo i nostri colonnelli». Al momento l’ipotesi più probabile è che al coordinamento del partito possa essere riconfermato il ministro della Difesa Ignazio La Russa.