NAPOLI – «Che vuole che le dica, francamente se dovessi votare a Napoli non avrei dubbi: scegliere Luigi De Magistris». Le parole sono di Ermanno Rea, scrittore indissolubilmente legato a Napoli, non solo vi è nato ma spesso l’ha scelta come ambientazione delle sue opere di maggior successo: da “Mistero napoletano”, in cui ripercorse il Pci degli anni Cinquanta attraverso il dramma del suicidio per amore di Francesca Spada, giornalista dell’Unità; a “La dismissione”, sul doloroso smantellamento dell’Italsider, speranza industriale di inizio Novecento fortemente voluta a Bagnoli da Francesco Saverio Nitti.
Insomma, anche se oggi ci tiene a precisare che vive a Roma, Rea conosce fin troopo bene l’anima e gli umori della città. E, seppure a distanza, questa campagna elettorale la sta seguendo con molto interesse. «La sensazione è che stia accadendo qualcosa di positivo. Intorno al nome di De Magistris si sta raccogliendo la speranza dei napoletani; sembra che la sua figura abbia fatto ritrovare a una buona parte della città quella voglia di affrancarsi dalla rassegnazione. Poi, ovviamente, bisognerà vedere che cosa sarà capace di fare. Ma oggi il dato è questo. Napoli si è rimessa in movimento, e non mi sembra un dato irrilevante».
Per Rea quella di De Magistris è una vicenda anomala, e quindi ancor più interessante. «Non si può non notare che non ci sono partiti dietro il suo successo. Ha vinto il primo turno spinto soltanto dall’opinione pubblica e dalla voglia di cambiamento dei napoletani. Si può dire quel che si vuole, che è un nuovo Masaniello o che sarà un altro Achille Lauro, io mi atterrei al presente, all’hic et nunc. Siamo di fronte a un giovane che mostra di avere autorità e che ispira l’idea di essere una persona di rigore. Napoli è una città immersa in un clima di illegalità, esce da una stagione che alla lunga si è rivelata negativa. Se compare un uomo che sembra in grado di poter combattere questo stato di cose, perché i napoletani non dovrebbero votarlo?».
Non si può parlare di Napoli e non soffermarsi su chi questa città l’ha governata per diciassette anni. Antonio Bassolino, soprattutto, ma anche Rosa Russo Iervolino. «Bassolino ha commesso molti errori. Anche lui, inizialmente, nel 1993, interpretò l’inizio di una stagione di speranza. Dopodiché, però, è stato colpito dal demone della stanza dei bottoni. Ha perduto il contatto con la gente, non si è lasciato sorreggere dall’entusiasmo dei napoletani. E si è chiuso nel bunker. Non solo. Mentre inizialmente si era circondato delle migliori intelligenze della città, poi ha finito col rinchiudersi, favorendo quella che si può definire una vera e propria fuga dei cervelli: dall’urbanista Vezio De Lucia a Isaia Sales, tanto per fare qualche nome. E ha preferito avere accanto a sé esclusivamente yesmen. Certo – prosegue Rea – la città non l’ha amministrata soltanto lui, e bisogna sempre essere cauti nei giudizi, attendere i giusti tempi storici. Però è innegabile che abbia lasciato una situazione disastrata di cui i rifiuti sono l’esempio più evidente».
Ed è anche nel nome della discontinuità da Bassolino e Iervolino che De Magistris oggi si avvia a diventare sindaco di Napoli. Consentendosi persino il lusso di rifiutare l’apparentamento col Pd. Anche su questo Rea è dalla parte dell’ex pm: «Capisco le semplificazioni giornalistiche, scrivete di mortificazione del Pd. La verità è che il partito ha commesso una serie di errori. La vicenda primarie, prima svoltesi e poi annullate per presunti brogli, testimonia di rancori e lacerazioni interne. E oggi, francamente, non capisco perché una persona di sinistra non debba votare De Magistris».
Anche Rea, quindi, non comprende le accuse di Antonio Polito che ha paragonato l’esponente dell’Italia dei Valori a Masaniello e ad Achille Lauro. «Mah – sospira lo scrittore – atteniamoci al presente. E poi, siamo sinceri, il rivale di De Magistris fa cadere le braccia. Un elettore napoletano secondo me oggi non ha alternative. Poi vedremo. Se dovesse vincere, governerà. E allora lo giudicheremo. Mi sembra prematura qualsiasi forma di paragone. Poi, se proprio vuole trascinarmi in questa discussione, allora le rispondo che oggi per Napoli è meglio Masaniello che Lettieri».