“Manovra da fine legislatura: senza tagli né riforme”

“Manovra da fine legislatura: senza tagli né riforme”

«Basta finanziare la spesa corrente, le riforme fiscali si fanno a entrate zero». È quanto sostiene l’economista Giacomo Vaciago commentando “a caldo” la bozza della manovra da 47 miliardi di euro, al termine del vertice di Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Bossi e Tremonti. Per il docente della Cattolica di Milano, «bene la semplificazione delle aliquote, ma il Paese necessita di altre misure a sostegno della crescita come una Tremonti quater, cioè la detassazione degli utili reinvestiti in nuovi mezzi e macchinari». 

I mercati tengono alta l’attenzione sull’Italia in queste settimane, la manovra li rassicurerà?
Dobbiamo ricordarci cosa ci hanno detto tutti, non solo Moody’s. A cominciare dall’Ocse, al Fondo monetario internazionale, dalla Bce alla Banca d’Italia, fino alle agenzie di rating: l’Italia ha bisogno di ridurre deficit e debito, e contemporaneamente di aumentare la crescita. Guai a fare una delle due cose. La manovra che auspicano a livello internazionale, con gli occhi puntati su di noi, riguarda esattamente quelle voci e quei tagli che un Governo a fine legislatura non fa, in quanto impopolari. Deputare al 2013 e al 2014 il grosso dei tagli non è lungimirante. Quando si tagliano i costi per finanziare gli investimenti i benefici arrivano dopo 3 o 4 anni, ma in termini di consenso politico, nell’immediato sono devastanti.

Quindi i principi su cui si basa questa manovra non sono una risposta ai mercati?
In Germania e in Inghilterra il centrodestra ha ridotto la spesa pubblica senza un euro in più di maggiori entrate. Questo è quello che vogliono vedere i mercati. Oltre a concentrarsi sulla spesa corrente, bisogna fare una Tremonti Quater, ovvero introdurre nuove detrazioni sulle spese di investimento delle imprese per rinnovare i macchinari. Un altro provvedimento è quello di abolire le provincie. Ma subito, non tra due o tre anni. Infine, è necessaria una calendarizzazione delle misure, che dovrebbero godere di un consenso bipartisan, ma qui chiedo troppo.

Lasciare 40 miliardi di euro di tagli al 2013-2014 ricorda lo scalone di Maroni sulle pensioni?
La dovuta gradualità non è sbagliata, anzi. È necessaria in quanto la gente ha bisogno di tempo per assimilarle. Però con tappe ben precise. Un esempio: David Cameron nell’ultima manovra di bilancio ha annunciato un taglio delle imposte sulle imprese di 7 punti percentuali in 7 anni, uno all’anno. È questa la sicurezza che richiedono i mercati, i quali, se non si fidano di te, il giorno dopo mandano alle stelle i tassi d’interesse sul tuo debito pubblico, annullando l’effetto dei tagli alla spesa.

Quali misure avrebbe voluto trovare nella bozza della manovra?
Tagli seri. Sottoscrivo le osservazioni di Mario Baldassarri, il quale qualche tempo fa ha scritto che ogni anno abbiamo una spesa pubblica in aumento finanziata, tanto per dirne una, con l’aumento del ticket sanitario, e ogni anno abbiamo previsioni in aumento sull’ammontare della spesa. I tagli funzionano quando sono effettuati a entrate zero. Una manovra, a mio avviso, non dovrebbe mai comportare un euro di nuove entrate ma soltanto cancellazione di capitoli di spesa.

Abolizione dell’Irap al 2014, tre aliquote Irpef, al 20, 30 e 40%, aumento della tassazione sulle rendite finanziarie attraverso un’aliquota al 20% per finanziare la riduzione delle tasse. Finalmente arriva la semplificazione?
Ritengo che le semplificazioni siano sempre degli ottimi segnali, a dire il vero mi aspettavo una riduzione a due delle aliquote. Bisogna ammettere che la complicazione del sistema fiscale è una scusa per gli evasori, quindi più si va in direzione della trasparenza e della riduzione progressiva della tassazione dei redditi da lavoro più velocemente si riprende la strada della crescita.  

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