Tra Bossi e Maroni è subito guerra e salta il capogruppo alla Camera

Tra Bossi e Maroni è subito guerra e salta il capogruppo alla Camera

Nel giorno della fiducia alla Camera al decreto sviluppo, a tenere banco nei corridoi del Transatlantico erano le voci di un blitz post voto in cui i deputati del Carroccio avrebbero raccolto le firme per far traslocare Marco Reguzzoni dall’ufficio del capogruppo. I più ottimisti fra gli esponenti leghisti parlano di una cifra che si avvicina al novanta percento dei consensi e danno ormai per fatto il cambio di casacca. Favorito, e unico candidato alla successione, è quel Giacomo Stucchi che già un anno fa si vide sfilare l’ambita poltrona, lasciata in eredità da Roberto Cota, dalla decisione di Umberto Bossi che impose alla guida del gruppo il giovane imprenditore di Busto Arsizio contro il volere dei suoi uomini.

Per capire i motivi di questa operazione bisogna però fare un passo indietro e risalire alla cena che si è svolta prima del raduno di Pontida fra il “cerchio magico” e il loro Capo. Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, durante quella cena Rosy Mauro, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni avrebbero chiesto il commissariamento di Lombardia e Veneto. Una richiesta volta a indebolire Giancarlo Giorgetti e Flavio Tosi, referenti diretti dell’avversario numero uno dei fedelissimi del Senatùr: Roberto Maroni, l’uomo più acclamato al raduno leghista e candidato ufficiale alla successione di Bossi. L’incontro però non è rimasto segreto e che non è piaciuto nemmeno a Roberto Calderoli, presente anche lui alla cena.

Scoperto il misfatto sarebbe partita la controffensiva del ministro dell’Interno, che dopo il bagno di folla di Pontida e la chiamata ufficiale del Capo sul palco accanto a lui, sembra abbia reputato maturi i tempi per un ridimensionamento delle ambizioni dell’attuale capogruppo. Anche se alcuni deputati maroniani danno per scontata la nomina di Stucchi, la partita potrebbe non essere così facile come sembra. Prima di tutto perché un cambio al vertice del gruppo sarebbe un forte segnale di debolezza, e il Carroccio in un momento in cui intende fare la voce grossa con l’alleato di governo non se lo può certo permettere. In secondo luogo perché, come fino ad ora è accaduto nella Lega, a contare è solo l’ultima parola del Capo, che a Stucchi già un anno fa preferì il suo pupillo.

A questo punto sarà un vero e proprio gioco di forza tra il leader del Carroccio e il ministro dell’Interno, che dalla sua ha però il consenso delle truppe, a cui non è mai andata a genio la conduzione di Reguzzoni. Un cambio della guardia sarebbe un forte segnale del peso politico e decisionale che Maroni sta guadagnando all’interno della Lega e una conseguente perdita di potere del finora indiscusso leader, Umberto Bossi. La partita è aperta e il risultato non è per nulla scontato.  

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