Aria nuova, per favore, al Pio Albergo Trivulzio

Aria nuova, per favore, al Pio Albergo Trivulzio

E a distanza di pochi mesi, riecco il Trivulzio. Il Pio Albergo Trivulzio, crocevia di scandali antichi e recenti, torna alla chetichella nell’attualità politica di Milano. Abbiamo appreso oggi, dalle pagine del Corriere Milano, che per l’odierna scadenza dei termini per le candidature per il nuovo Cda, girano alcuni nomi nuovi, e alcuni nomi vecchi. Le logiche rappresentate dalle cronache, invece, sembrano vecchie e basta. Andiamo con ordine.In pole position per andare ai vertici del Pio Albergo Trivulzio, ente cogestito da Comune di Milano e Regione Lombardia, ci sarebbe Barbara Ciabò. Consigliere comunale di lungo corso: prima An, poi La Destra in polemica con Fini che definiva poco democratico, poi Pdl, poi finiana (ora è in Fli) in polemica con Berlusconi, sempre accusato di scarsa democraticità. Ecco, sarebbe una scelta che risponde a logiche di “non stretta appartenenza politica”, dato anche il turbinante giro di tessere della Ciabò. Dicono che potrebbe trovare favorevole Pisapia e non scontentare Formigoni. Perché non è una politica di centrosinistra, e perché a suo tempo aveva speso parole vibranti e sicuramente sincere sulla “malagestione” del Pio Albergo Trivulzio. Ma basta questo a farne la persona giusta per gestire un ente sempre nell’occhio del ciclone e che, coi bilanci pesantemente in rosso, ha dovuto chiedere 10 milioni di fido alle banche? Non lo sappiamo, ma porre il dubbio ci sembra giusto.Non abbiamo invece dubbi sull’inopportunità di ri-nominare Francesca Zanconato, moglie dell’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni e già vice-presidente dell’ente quando scoppiò, lo scorso febbraio, il caso dell’affittopoli. A consentirle un nuovo “giro” in cda sarebbe la Regione di Formigoni. Dopo l’esplosione del caso, non prima, si dimise dicendo che voleva “dare un contributo al rinnovo del vertice” del Pio Albergo Trivulzio. Ci sono ragioni di opportunità e di buon senso che fanno essere contrari a un suo rientro in quel Consiglio. Anzitutto, ne era parte mentre quello scandalo (che lambì anche il sindaco Pisapia la cui compagna viveva in una casa del Pat) maturava. E già questo forse basterebbe. C’è poi che la più grande e potente azienda italiana nel mondo, l’Eni, ha tante e tali cointeressenze col mondo, con la politica, con l’industria, con tutto insomma, che forse una maggior separatezza tra Cane a Sei Zampe e altri poteri sarebbe auspicabile. Anche a cominciare da queste piccolezze.C’è, infine, che Giuliano Pisapia aveva promesso che il vento doveva cambiare, e proprio oggi ha revocato i rappresentanti del Comune in Milano Ristorazione, Aler e Amat. Il nuovo corso del Trivulzio non dipende solo da lui, naturalmente, e anzi alcune nomine competono anche a Formigoni. Però, data l’apparente armonia che regna tra sindaco e Presidente, sarebbe il caso di dare un segnale congiunto di rinnovamento. Di condividerlo prima, e di lanciarlo fattualmente dopo. Viviamo un momento strano, complesso, pieno di gente arrabbiata che riconosce la politica e la sua autorità ogni giorno di meno. Se la politica vuole recuperare terreno e credibilità cominci da qui: dal fare nomine meritocratiche e davvero “nuove” al Pio Albergo Trivulzio dove tutto – ai tempi della Prima Repubblica – iniziò.