Con tutto il rispetto per Paolo Messa, ma mai il creatore del mensile Formiche, spin doctor del Follini che fu, avrebbe immaginato che alla presentazione del suo libro sulle fondazioni bancarie – “Da Frankenstein a principe azzurro. Le fondazioni bancarie fra passato e futuro”, scritto a quattro mani con Fabio Corsico – ci fosse tutta la stampa italiana. È quel che sta avvenendo in questo momento al centro di Roma, in un vicoletto di Botteghe Oscure, a pochi metri da dove nel maggio del 78 venne ritrovato il cadavere di Aldo Moro in una R4 rossa.
Folla delle grandi occasioni perché alla presentazione del libro era annunciato anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il numero uno di via XX Settembre è rimasto in silenzio tutto il giorno, ha annullato la conferenza stampa sulla manovra economica ed è apparso in pubblico solo dopo che Berlusconi ha ufficializzato il ritiro della norma salva Fininvest a proposito della sentenza sul Lodo Mondadori.
La giornata ha vissuto un braccio di ferro non da poco tra Tremonti e Berlusconi, con un ruolo non irrilevante svolto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E così, d’incanto, non appena il presidente del Consiglio ha annunciato il passo indietro, Tremonti è comparso davanti ai giornalisti. Sguardo imbronciato, ma il vero vincitore è lui. Sue dimissioni avrebbero certamente significato crisi di governo e probabilmente la fine politica di Berlusconi. Il Cavaliere ha abbozzato. Il suo colpo di mano è fallito.
Alla presentazione del libro, Tremonti ha parlato per ultimo, ma, ha detto, solo perché «è stato rispettato l’ordine alfabetico». I siparietti più interessanti al termine del pomeriggio, col ministro dell’Economia che si è intrattenuto prima con Romano Prodi e poi con Gianni Letta che più volte ha allargato le braccia nel corso del dialogo.