NEW YORK CITY – Dieci giorni a Cuba dagli Stati Uniti senza passare dal Messico o dal Canada? Ora si può e per i 35 studenti iscritti al programma per la Terza Età dell’Università del Winsconsin-La Crosse, la prossima primavera, sarà un sogno che si trasforma in realtà. Si perché già da qualche tempo il progetto era pronto ma il Dipartimento del Tesoro aveva bocciato la richiesta di licenza proprio un anno fa, costringendo i responsabili dell’università a inviare un nuovo fascicolo lo scorso marzo che stavolta, finalmente, ha ottenuto l’approvazione.
Negli ultimi mesi, per decisione del presidente Obama, sono stati ripristinati i permessi “people-to-people” (una sorta di “caso per caso”) per chi intende viaggiare nell’isola senza essere uno studente, un giornalista o un americano-cubano (queste categorie possono viaggiare liberamente e legalmente). I permessi erano stati introdotti nel 1999 dal presidente Bill Clinton ed erano stati in vigore fino al 2003 quando, nell’ambito di un piano molto ampio di restrizioni di viaggio, il presidente George Bush li aveva bloccati, spingendo nuovamente gli americani verso i “percorsi alternativi”.
È infatti sempre possibile raggiungere l’isola, soggetta da oltre cinquant’anni ad un embargo economico da parte del governo statunitense, partendo dal Messico o dal Canada. In teoria, la permanenza a Cuba non sarebbe nemmeno illegale in sé perché ciò che è proibito, proprio a causa dell’embargo, è spendervi soldi; quindi, l’unico modo, finora, era andarci ed evitare di farsi mettere un timbro sul passaporto dalla dogana, prassi peraltro estremamente diffusa anche nei confronti di turisti di altri paesi.
Ora, però, sarà nuovamente possibile chiedere licenze, a patto che il viaggio nell’isola avvenga attraverso tour operator ufficiali e sia un viaggio “educativo” e non per trastullarsi sulle spiagge a bere mojito. I turisti, insomma, che decidono di andare a Cuba devono dimostrare di avere uno speciale interesse a conoscere la storia, le tradizioni e la struttura sociale dell’isola piuttosto che voglia di stendersi sulle spiagge di Cajo Largo a prendere la tintarella. I tour sono organizzati in maniera da lasciare pochissimo tempo libero ai turisti e spingerli piuttosto a venire a contatto con gli aspetti più veri e caratteristici dell’isola. Per questo le mete predilette sono l’Avana, Cinfuegos o la Baia dei Porci, cioè i siti storici e non quelli meramente turistici come Varadero o Cajo Coco. Il turista americano “legale”, insomma, deve dimenticarsi la tipica vacanza caraibica, con tanto di sigaro e bottiglia di rum: è assolutamente vietato introdurne in patria al ritorno.
Nonostante le “restrizioni” e i costi assai variabili, che possono arrivare ai 4500 dollari per una settimana, questi viaggi sono richiestissimi al punto che ci sono già lunghe liste di attesa. L’agenzia di viaggi “Insight Cuba”, ad esempio, ha ricevuto la licenza da pochi giorni e ha gia in cantiere, per il prossimo anno, 135 viaggi da tre, cinque e sette giorni. Vale la pena ricordare che nel 2003, prima dell’introduzione delle restrizioni targate Bush, circa 200 mila americani viaggiarono verso l’isola in maniera legale; l’anno successivo solo 50 mila ottennero un permesso governativo.
Con le maggiori concessioni garantite dall’amministrazione Obama, gli operatori turistici prevedono di spingere il flusso turistico verso l’isola fino alle 450 mila unità, cifra record. Finora solo otto compagnie hanno ottenuto l’ok, mentre altre trentacinque agenzie hanno presentato domanda.