PARMA – Si è arrivati a un punto cruciale per le indagini sulle mazzette per il verde pubblico. Dopo la raffica di arresti di venerdì scorso la città è piombata nell’occhio del ciclone e l’aria è molto pesante. Intanto si scatena la bufera politica con le dimissioni di due assessori, i partiti che si sfilano dalla coalizione ed emerge chi auspica, ma senza dirlo a chiare lettere, l’arrivo di un commissario. In un clima così “caldo”, non solo per colpa della stagione, la piazza si agita, grida e chiede le dimissioni del sindaco e la cacciata di chi ha rubato. Anche se di certo, per ora, non c’è nulla.
Le indagini – «Siamo al punto cruciale», dice il procuratore capo Gerardo Laguardia che in questo periodo si sta scrollando dalle spalle il processo per il crac Parmalat e tutti i suoi mille filoni. L’operazione Green Money coordinata dalla pm Paola Dal Monte e attuata tramite la Guardia di finanza di Parma, ha visto una prima serie di arresti (quattro in tutto) nel giugno dell’anno scorso. Sulla scorta degli elementi forniti dagli arrestati e dai nuovi elementi emersi dalle carte sequestrate nella sede della multiutility Enìa, da cui veniva gestito l’intero verde pubblico, la settimana scorsa sono scattate le manette ad altre 11 persone fra cui due dirigenti comunali molto vicini al sindaco, l’ex direttore generale Enìa e diversi imprenditori coinvolti nel giro di corruzione e peculato.
Si parla così di «nuovi possibili sviluppi» a quanto afferma il procuratore che, già nei giorni scorsi, aveva detto che l’indagine è tutt’altro che chiusa. In altre parole la magistratura ha tutto chiaro, attende di raccogliere le dichiarazioni degli arrestati, i cui interrogatori sono previsti dalla prossima settimana, per chiudere il cerchio o scrivere una nuova puntata. Il sipario non è quindi ancora chiuso.
La politica – Il versante politico è in balia della tempesta che si è scatenata in città. Da un lato la vicenda giudiziaria che provoca effetti devastanti, con possibili ripercussioni sugli esponenti del governo cittadino. Dall’altro la risposta della piazza che mai come in questa occasione si è fatta sentire.
È così uscito dalla giunta l’assessore alla Cultura Luca Sommi che si è detto sdegnato del comportamento del sindaco che non ha rassegnato le dimissioni. Par anche vero che i due avrebbero già avuto a che dire fra loro per problemi di budget che avrebbero causato al settore Cultura importanti tagli, da 10,4 milioni di euro all’anno a 7,5 con ulteriori riduzioni in corso d’opera. Giuseppe Pellaccini ha invece lasciato l’assessorato alle Politiche abitative (giusto ora che il progetto Social housing è in fase finale ed è stato a lungo blasonato dal ministro Giulio Tremonti). Altro non era che un primo colpo d’avvertimento perché il giorno successivo, giovedì, l’Udc partito a cui apparteneva, si è sfilato dal governo della città e ha affermato che valuterà di momento in momento se avvallare i provvedimenti del Consiglio. Il partito in cui il sindaco Pietro Vignali ha mosso i primi passi concede l’appoggio esterno e non disdegna l’arrivo di un commissario al posto del primo cittadino.
Vignali ha affermato in due occasioni, a distanza di un giorno una dall’altra, che non intende dimettersi, non ne vede il motivo. All’ultimo momento ha anche detto che comunque non intende ricandidarsi per il 2012.
Così si è preferito far saltare le teste di tre dirigenti comunali. Anche se la magistratura non ha nemmeno voluto sentirli e su di loro non vi è alcuna ombra di sospetto tanto che i tre hanno già annunciato una causa contro il Comune. «Perché dovremmo essere dimessi se abbiamo sempre fatto il nostro lavoro correttamente?» si chiedono i tre. Così il risarcimento, ipotizzabile in un paio di milioni di euro se non di più e che pare assolutamente legittimo, verrà pagato con il denaro dei cittadini. Ultima carta, il sindaco ha licenziato il super direttore generale del Comune Carlo Frateschi, in carica dal precedente mandato in cui era al governo della città Elvio Ubaldi, e che ha subito ribattuto: «Non mi prendo le responsabilità di altri». In una lettera dal finale piccante lascia capire che non è tenuto a rispondere delle eventuali responsabilità di altri dirigenti.
La minoranza (Pd, Prc e altre liste) si batte ma con armi spuntate. Il gruppo si è detto pronto a governare la città ma di fatto non ha fornito alcun nome come futuro sindaco. Ha chiesto le dimissioni del primo cittadino ma a un “no” secco non ha saputo replicare e non è in grado di fare altro. Non è nemmeno stata in grado di organizzare una protesta anche se diamo tempo al tempo, si attende forse qualcosa nei prossimi giorni. Il gruppo di centrosinistra si è spaccato in uno dei momenti più importanti e fondamentali della vita della città.
La piazza – Il vero “fenomeno nuovo” è la reazione della piazza, della gente. Come non la si vedeva da tempo. Mai come in questi giorni si vendono giornali e la gente si interessa agli accadimenti. Cinquecento persone circa si sono radunate mentre era in corso l’ultimo Consiglio comunale venerdì scorso e hanno iniziato a gridare «vergogna» e «sindaco dimettiti». Una protesta civile e spontanea a cui hanno partecipato mamme di passaggio con carrozzina, giovani, casalinghe, lavoratori precari e molti altri. Hanno gettato monetine, intonato cori e issato cartelloni,.
L’unica altra manifestazione spontanea è stata la “lenzuolata”, a ricordo di quella storica del 1975 in cui si protestava contro lo scandalo edilizio e le mazzette al governo socialista della città. Poi martedì sono arrivate le frange violente e dalla proteste pacate ma ben indirizzate si è passati alla violenza e alle cariche della polizia. Nulla di che, un gruppo di giovani ha aperto un portone (peraltro non chiuso o sprangato) del palazzo comunale. Le forze dell’ordine, temendo la peggio, hanno aperto un varco in modo da mantenere la posizione. Risultato: qualche ferito lieve ma nulla più.
La piazza di Parma si sta sfogando come non mai, in una città borghese in cui mostrare troppo sé stessi è il peggiore dei peccati. Mai e poi mai i parmigiani si sarebbero avvicinati a leggere quei lenzuoli appesi fuori dal Comune, mai si sarebbero messi a urlare contro il sindaco, la giunta e i dirigenti. I blog sono scatenati e registrano migliaia di commenti. La pagina “Vignali non lo sa”, aperta su facebook, ha circa un migliaio di seguaci e le battute si fanno mordaci da simpatizzanti di entrambi gli schieramenti. I giornali web faticano a seguire le registrazioni dei post messi dai lettori, i blogger si danno da fare e scavano nelle cronache così che emergono varie vicende: da quella del doppio codice fiscale per il sindaco ad una storia di escort. Intanto la prima pagina de “ilprimocittadinoseitu”, homepage elettorale di Vignali, recita ancora “Grazie Parma” e cita le percentuali degli elettori che lo hanno preferito nel 2007. Come non fosse accaduto nulla.