La settimana scorsa, in un’intervista al Corriere della Sera, ha parlato di «patto di fine legislatura». Pochi mesi prima, sempre sulle colonne del quotidiano di via Solferino, aveva proposto insieme a Walter Veltroni «un periodo di decantazione»: la nascita di un nuovo governo per «porre mano alle emergenze in corso e riformare la legge elettorale». Per l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu l’ipotesi di un esecutivo tecnico è diventata quasi un’ossessione.
Mentre maggioranza e opposizione collaborano per approvare la manovra fiscale in tempi rapidi, in Italia si torna a parlare di larghe intese. In Parlamento c’è chi auspica un governo di transizione per fare le riforme – anche quelle più impopolari – e tutelare il Paese dalla speculazione internazionale. Stando alle indiscrezioni di Palazzo, intanto, il nome più quotato per ricevere l’incarico dal Quirinale sarebbe, come abbiamo scritto noi ieri, proprio quello di Pisanu.
Il Giornale di Sallusti, pochi giorni fa, lo ha inserito nella lista di «quelli che agiscono nell’ombra». Un traditore del Cavaliere alla disperata ricerca di «un ruolo di garante bipartisan». I suoi più stretti collaboratori giurano che non è così. «Se pensate che stia lavorando di nascosto per ottenere qualcosa – racconta uno dei senatori che gli sono più vicini – vi state sbagliando. Pisanu non è proprio la persona che si metterebbe a sgomitare per una poltrona». Ma neppure la persona che si tirerebbe indietro. «In caso di Governo tecnico, quello di Pisanu è senza dubbio il nome più credibile – continua il senatore – È una persona che gode di una stima trasversale, quasi nessuno gli è ostile. E poi è uno dei pochi, all’interno del Pdl, che più di una volta si è preso la libertà di dissentire dal Cavaliere».
Ecco un altro punto a favore. Un eventuale veto del presidente del Consiglio non lo farebbe desistere. I rapporti tra Pisanu e il Cavaliere sono da tempo freddi. Una cordiale inimicizia che risale alle elezioni politiche del 2006. Alla vigilia delle consultazioni che riportarono Romano Prodi a Palazzo Chigi, l’allora ministro dell’Interno rassicurò Berlusconi. «Alla chiusura dei seggi gli disse che avremmo vinto con un margine di almeno 200mila preferenze – spiegava qualche mese fa un senatore del Pdl – quando si scoprì che in realtà avevano vinto gli altri, il Cavaliere si infuriò. E quella storia se l’è legata al dito». Elezioni che tra l’altro perse per appena 24mila voti. Come se non bastasse, il giorno dopo le elezioni il Viminale diede notizia dell’arresto del boss mafioso Bernardo Provenzano. «Ma siamo proprio sicuri – si chiede il parlamentare – che la notizia dell’arresto non si poteva dare qualche ora prima?».
Il tempo non sembra aver chiarito le incomprensioni. Alle Provinciali di Cagliari dello scorso anno Pisanu sostenne apertamente la lista – alternativa al Pdl – del senatore berlusconiano Piergiorgio Massidda. Pochi mesi dopo – teneva banco la scissione di Gianfranco Fini – lo scontro con Berlusconi raggiunse il culmine: quando il Cavaliere minacciò di interrompere la legislatura e tornare alle urne, l’ex democristiano si rese disponibile all’ipotesi di un governo tecnico.
In caso di ipotetico post-Berlusconi, un esecutivo di transizionea guida Pisanu non avrebbe troppe difficoltà a trovare i numeri in Parlamento. Nonostante le critiche al premier e la nomina a presidente della commissione Antimafia – erano in molti ad aspirare a quell’incarico – Pisanu ha la stima di buona parte dei colleghi di partito. Non è difficile immaginare, poi, che un suo eventuale governo tecnico godrebbe dell’appoggio di una fetta rilevante del centrosinistra. E poi c’è il fronte trasversale dei cattolici. Qualche giorno fa alcuni quotidiani hanno svelato i particolari di un incontro segreto organizzato dal Vaticano nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, a Roma, per discutere del dopo-Berlusconi. Secondo le indiscrezioni, Pisanu era uno degli ospiti d’onore. Insieme a lui il Pd Beppe Fioroni, gli Udc Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione e Paola Binetti, e il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. «Non è un mistero – spiega il collaboratore di Pisanu – che avere una storia in comune, come nel caso degli ex Dc, aiuta ad avere un dialogo più stretto».