MODENA – «Se tirano quel filo, sarà una valanga». Sono le parole, pesanti come macigni, utilizzate da un esponente politico emiliano di primissimo piano a proposito dell’inchiesta che, partita da Sesto San Giovanni, ha coinvolto Omer Degli Esposti, vicepresidente di Ccc, il raggruppamento di cooperative edilizie rosse più importante del Paese. Il filo a cui si allude è quello dei rapporti tra politica e cooperazione rossa, in particolare quella attiva nel mondo dell’edilizia e che l’inchiesta dei pm di Monza potrebbe contribuire a chiarire.
Il coinvolgimento giudiziario dell’influente vicepresidente del consorzio di cooperative di costruzione è arrivato dopo che l’imprenditore Giuseppe Pasini ha dichiarato di essere stato invitato da Degli Esposti a coinvolgere nel progetto di riqualificazione dell’area ex Falck due professionisti vicini al Consorzio di cooperative di costruzione. Si tratta di Francesco Agnello e Gianpaolo Salami, ai quali, stando alle affermazioni di Pasini, quest’ultimo avrebbe pagato complessivamente 2,4 milioni di euro per non ben precisate consulenze e prestazioni.
Agnello e Salami sono solo in apparenza due figure marginali. In realtà compaiono da una quindicina di anni in vari rilevanti affari, dove sono sempre presenti cooperative rosse, non solo emiliane. Per queste ultime i due professionisti svolgono il ruolo di procacciatori di buone commesse, mediano tra i diversi interessi e facilitano i rapporti con la burocrazia. In sostanza preparano il terreno, da un punto di vista contrattuale nonché delle autorizzazioni amministrative e dei diversi adempimenti e requisiti burocratici necessari, affinché, nella successiva fase di esecuzione dell’opera o dei lavori affidati alle cooperative, tutto possa filare liscio.
Francesco Agnello e Gianpaolo Salami, il primo avvocato palermitano, il secondo ex amministratore del Pci a Sassuolo negli anni novanta, si muovono utilizzando una serie di società – spesso condotte in tandem – che hanno oggetto sociali simili o complementari. Come la Fingest Srl, la Servizi Globali Generali (Sgg) Srl, la Gruppo Aesse Srl, la Phaedora Srl, la Daniela Srl. Degno di nota il fatto che gran parte di esse hanno il proprio domicilio fiscale a Modena, terra natia di Degli Esposti, presso lo studio di un unico commercialista.
Salami ed in particolare Agnello sono poi presenti in una quantità non precisata di ulteriori società con sede in Sicilia, a loro volta partecipate dalla cooperazione o amministrate da dirigenti di questa. Come nel caso di Sviluppo Palermo Srl, Sviluppo Catania Srl, Sviluppo Messina Srl, Sviluppo Trapani Srl. In quest’ultimo caso, ad esempio, la proprietà delle quote societarie è suddivisa tra Cooperativa Muratori Cementisti – Cmc di Ravenna (9000,00 euro) e Sgg Srl (1000,00 euro).
Un elenco di società, insomma, ognuna delle quali sembrerebbe assolvere ad una precisa mission. Prendiamo il caso della Phaedora Srl, società che all’atto della sua costituzione risultava partecipata al 50% dal commercialista modenese presso cui sono domiciliate le società di Agnello e Salami e per il restante 50% dalla Sgg Srl. La Phaedora Srl partecipa e vince nel 2009 una gara per la gestione della Fortezza Vecchia di Livorno (la fortificazione che si erge a margine del Porto), nonostante, secondo Marco Taradash, non avesse maturato l’esperienza triennale richiesta dal bando. La Fortezza Vecchia, tornata agli antichi splendori dopo un progetto di risanamento durato anni, costituisce però un pezzo marginale di un articolato piano di riqualificazione urbana denominato Porta a Mare, in via di realizzazione da parte di Porta Medicea, compagine societaria partecipata dalla modenese Cooperativa Muratori e Braccianti (Cmb) e maggioritariamente (60%) da Igd, società immobiliare quotata in borsa di proprietà di Coop Adriatica e di Unicoop Tirreno.
Porta a Mare, operazione del valore di almeno 250 milioni di euro, trasformerà profondamente un’ampia area (70 mila metri quadri) a ridosso del porto di Livorno, insediandovi appartamenti, uffici, esercizi commerciali, alberghi, ristoranti, nonché un porto turistico da ben 700 posti barca.
Ritroviamo a Messina Francesco Agnello e Gianpaolo Salami, questa volta in cordata con la cooperazione rossa dei centri commerciali. A Pistunina, frazione del comune di Messina, è prevista la realizzazione di un Ipercoop. All’uopo entra in scena la Sviluppo Messina srl, il cui amministratore unico, Francesco Agnello, è proprietario dell’impresa insieme alla Servizi Globali Generali srl, alla Sfimi srl, società finanziaria di investimenti immobiliari di Trento e a Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia. La Sviluppo Messina stringe nel 2010 un accordo con la Decon Spa, proprietaria dell’area, versando una caparra da 1,5 milioni di euro, per l’acquisto di quote societarie e dell’area medesima. Verso il progetto manifesta forte interesse la Ipercoop Sicilia – emanazione di Coop Liguria, Coop Lombardia, Coop Adriatica e Coop Nordest – che a sua volta versa una caparra alla Sviluppo Messina per realizzarvi un proprio centro commerciale. Il progetto, però, e siamo ai giorni nostri, sta rischiando di naufragare, a causa della decisione del Comune di Messina di inserire in quell’area anziché un ipermercato una parte della piastra logistico–distributiva del porto di Tremestieri.
Una situazione simile si verifica a Trapani. Qui, in vista della costruzione di un altro centro commerciale, viene costituita la Sviluppo Trapani Srl, il cui capitale pari a 10.000 euro è detenuto da Cooperativa Muratori e Cementisti – Cmc di Ravenna e da Sgg dei soliti Agnello e Salami. Tra Igd e Sviluppo Trapani Srl viene sottoscritto nel 2005 un contratto preliminare che ha per oggetto la realizzazione di una galleria commerciale e di un Ipercoop, con il conseguente versamento di una caparra pari a poco meno di 6 milioni di euro. Il progetto, però, complice l’emergere di imprevisti intoppi burocratici, anche in questo caso, non decolla e Igd decide di ritirarsi dall’affare.
Analogo schema lo ritroviamo a Catania, dove nel 2009 viene inaugurato il centro commerciale Katanè: 100 milioni di euro di investimento complessivo, 33400 mq di area di vendita, una galleria commerciale di 70 negozi, 1300 posti auto. Ciò che dunque sembra emergere è che la coppia Agnello-Salami ha gestito per conto del mondo cooperativo partite tutt’altro che irrilevanti.
Intanto soprattutto tra i militanti ex diessini del Pd emiliano cresce la frustrazione, ma nello stesso tempo ci si chiede con sempre maggiore insistenza perchè colossi come Ccc, Cmb, Igd, i cui buoni rapporti col partito e con i suoi dirigenti locali e nazionali nessuno nega, abbiano avuto bisogno di avvalersi dell’opera di Agnello e Salami per conseguire alcune commesse.
«Temo che quello di Sesto San Giovanni sia un modello collaudato – suggerisce l’esponente politico emiliano che ha accettato, in modo anonimo, di parlare con noi – nel quale personaggi come Agnello e Salami altro non sono che meccanismi di un complesso sistema di gestione del potere su cui la classe dirigente avrebbe dovuto intervenire ben prima che la magistratura aprisse le inchieste».