A Parma gridano “vattene” al sindaco. A Milano il braccio destro di Don Verzè si spara un colpo di pistola. In Rete il malcontento e la rabbia serpeggiano e giganteggiano di giorni in giorno: l’obiettivo è la politica. Sono cose diverse tra loro, eppure in qualche modo legate. Dicono di un clima che si fa pesante ogni ora di più, di una situazione che non sembra più gestibile. Naturalmente, la rabbia è cieca: non sa distinguere, non guarda in faccia a niente, e non sa dividere buoni e cattivi. Ricorda, molto, gli anni bui da cui tutto iniziò, i primi anni Novanta di Tangentopoli e di Mani Pulite. Abbiamo sviluppato, da allora, gli anticorpi per evitare che tutto vada per il peggio, oggi come allora? Speriamo proprio di sì: ma serve che lo si voglia tutti. Serve che chi ha fatto il suo tempo se ne vada, e serve che chi ha da dare tanto al paese sia messo nelle condizioni di farlo. Serve, insomma, una nuova stagione di responsabilità che seppellisca al più presto il lamento sterile con l’azione. In democrazia si fa così: sennò non ha senso lamentarsi dell’antipolitica.