Il manuale di Credit Suisse: “Così si aggirano i divieti di speculazione”

Il manuale di Credit Suisse: “Così si aggirano i divieti di speculazione”

La finanza non si ferma mai. Ieri le authority di vigilanza finanziaria di Francia, Belgio, Spagna e Italia hanno rinnovato il divieto di vendita allo scoperto, almeno fino a metà novembre. E oggi il team Delta One di Credit Suisse è già corso ai ripari, modellando quindici nuovi basket per i suoi clienti, escludendo le azioni interessate al divieto per ottimizzare il trading dei suoi clienti. Ma non solo. Viene anche specificato che la possibilità di aggirare la norma delle Consob europee è possibile. Il tutto tramite una serie di swap sulle singole azioni bannate fra il cliente e la banca, a patto che «il cliente confermi che questo non incrementi la sua posizione netta corta». E dato che lo swap, cioè un contratto con il quale vengono scambiati flussi di cassa fra due parti, non aumenta l’esposizione netta corta, è possibile continuare a vendere allo scoperto tramite questi strumenti.

Nel tentativo di frenare quelli che i regolatori hanno definito «attacchi speculativi», è stato prorogato il divieto di vendite allo scoperto su diverse azioni nei mercati finanziari di Belgio, Francia, Spagna e Italia. Ciò significa che non si può più prendere in prestito dei titoli da una parte, venderli sul mercato a 100 senza averne la proprietà, attendere che il titolo scenda fino a 70 per poi comprarlo e rivenderlo al prestatore. Chiaro è che, invece, se il titolo sale e va a quota 150, sarà lo short seller a rifondere il prestatore del titolo fornito. La misura non è stata leggera. Come spiega il team Delta One del colosso bancario elvetico Credit Suisse, il 36% del segmento bancario dell’indice Euro Stoxx è colpito dal divieto. La percentuale sale all’81% nel caso del comparto banche del listino Stoxx Europe 600. Più contenuto invece l’impatto sui settori assicurativi: il 34% dell’Euro Stoxx Insurance e il 19% dello Stoxx Europe 600 Insurance sono oggetto delle misure restrittive.

Diversa ancora è l’influenza che lo short selling ban delle authority finanziarie dei quattro Paesi ha avuto direttamente sugli indici. Il più colpito è il principale indice italiano, il FTSE/Mib, con un divieto sul 35% delle azioni del paniere. A ruota troviamo quello spagnolo, l’Ibex 35, con il 32 per cento. Più staccati, a pari merito, troviamo quello belga, il BEL 20, e quello francese, il CAC 40, con il divieto esteso al 12% del listino. Sebbene non si tratti di grandi numeri, un investitore non può più assumere una posizione short sui titoli di banche e assicurazioni di questi Paesi. E la finanza non è rimasta ferma.

Il team Delta One di Credit Suisse ha mandato una nota ai suoi clienti di Index and Sector swaps, in cui si spiegano le varie alternative a questo divieto delle Consob europee. In altre parole, si tratta di quindici nuovi basket di titoli, replicanti gli indici di cui sopra, escludendo tuttavia tutte le azioni coinvolte dal divieto. Questi titoli, invece, possono essere comunque oggetto della negoziazione tramite i Single stock swap, strumenti finanziari derivati con i quali il cliente può continuare a vendere allo scoperto, a patto che non incrementi la sua posizione netta corta.

Mentre i regolatori cercano nuovi divieti, il mondo della finanza continua a rimodellarsi. E uno dei più veloci a farlo è proprio la divisione Delta One delle banche. Divenuto celebre per due casi di forti perdite di Société Générale nel 2008 (4,8 miliardi di euro) e di UBS di poche settimane fa (2,3 miliardi di dollari), questo segmento all’interno delle banche utilizza strumenti derivati come swap, ETF (exchange traded fund, fondi negoziabili come azioni) o altri strumenti derivati. La particolarità è appunto che il delta, cioè la sensibilità alle variazioni di prezzo del titolo sottostante il derivato in questione, è pari a uno. In altre parole, il derivato replica perfettamente il sottostante, che si tratti di petrolio, oro, azioni o altri swap. Si tratta di uno dei maggiori segmenti di profitto per le banche d’investimento, con il quale si possono assumere rischi molto grandi. Lo dimostrano i casi di UBS e SocGen. Data la loro importanza per gli istituti di credito, i quali utilizzano il Delta One come uno degli ultimi baluardi del Proprietary trading, l’attenzione degli stessi verso queste divisioni è aumentata in modo considerevole negli ultimi anni. Forse anche per questa ragione è stata così elevata la velocità di modellizzazione di un modo per aggirare il divieto alle vendite allo scoperto.  

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