In Italia il mare avanza e «si mangia» 1500 Km di costa

In Italia il mare avanza e «si mangia» 1500 Km di costa

Anno dopo anno il mare cresce e la spiaggia si ritira. In Italia sono a rischio erosione 1500 chilometri di costa, il 20% su un totale di 7458. Gli oceanografi non hanno più dubbi: nel report condotto da Clamer (Climate Change and European Marine Ecosystem Research) un progetto europeo che riunisce 17 istituti oceanografici di dieci diversi paesi, si evidenzia che a causa dei cambiamenti climatici i mari d’Europa sono soggetti a modifiche di una rapidità senza precedenti. Le cause sono chiare: fusione del ghiaccio artico, aumento della temperatura e la migrazione della vita marina. Secondo il dottor Carlo Heip, direttore Generale del Royal Netherlands Institute for Sea Research leader del progetto Clamer e principale autore della relazione «il cambiamento è chiaramente visibile ed è molto più veloce di quanto pensassimo».

Durante gli ultimi 25 anni la temperatura del mare è costantemente aumentata così come lo scioglimento del ghiaccio artico. La combinazione dell’aumento del livello del mare e venti via via più potenti hanno contribuito all’erosione del 15% delle coste europee, sostiene il rapporto. In questo periodo, le acque si sono surriscaldate circa dieci volte più velocemente rispetto alla media osservata durante tutto il ventesimo secolo. La ricerca arriva anche ad ipotizzare un aumento del livello del mare da 60 cm a 1,9 metri per alcune coste inglesi entro il 2100.

E gli effetti sono evidenti anche in Italia: un quarto delle nostre coste basse è soggetto ad erosione con un bilancio negativo impressionante di ben 5 milioni di metri quadrati di spiagge già perse. Una catastrofe dal punto di vista ambientale e per gli effetti negativi sul turismo balneare. Decenni di cementificazione delle coste, deviazioni dei fiumi non più in grado di portare sabbia e ghiaia che compensano l’erosione e l’inefficacia e l’inesitenza di vincoli nel periodo che va dagli anni ’50 sino agli ’80, ha causato la perdita di gran parte del sistema di dune che venivano demolite per ricavarne materiale da costruzione o per sostituirle con lungomari, campeggi, villette, condomini, stabilimenti balneari, strutture alberghiere e ferrovie.

Già nel corso di questo trentennio le spiagge sono state private di una difesa “naturale” e di un fondamentale riserva di materiale sedimentario, con la conseguenza di rendere tutto il sistema costiero facilmente aggredibile dalle acque. E anche di fronte alle piccole variazioni stagionali o a singoli eventi meteomarini, i litorali sono costantemente sotto minaccia dell’erosione anche in zone normalmente al riparo. Un problema, quello dell’erosione costiera, che non è percepito in maniera omogenea nel Paese. Secondo alcune rilevazioni dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) «le regioni dell’adriatico, come ad esempio l’Emilia Romagna o Marche, sono molto più sensibili alla problematica. Un interesse sicuramente trainato da interessi turistici e quindi economici ma che richiede per la protezione e il ripristino dei litorali un impegno economico più elevato». Ma non si può dire lo stesso ad esempio per Campania, Liguria e Toscana, interessati più alla protezione degli abitati.

Un discorso diverso, invece, merita la Sardegna che non subisce il problema dell’erosione soprattutto perché favorita da costa «prevalentemente alta, con bassa densità abitativa e poche attività umane». La priorità non è solo la tutela del paesaggio ma anche di tutte le infrastrutture e le costruzioni che ora sono minacciate dall’avanzamento dell’acqua. Le regioni maggiormente colpite dall’erosione costiera sono la Sicilia (300 km, 28%), la Calabria (200 km, 32%) e la Puglia (125 km, 19%), ma in termini percentuali rispetto alla lunghezza della costa regionale spiccano le regioni adriatiche: Marche (54km, 38%), Molise (12 km, 34%), Abruzzo (32km, 28%), Emilia Romagna (40 km, 25%), ma anche Basilicata (15 km, 38%), Campania (55 km, 25%) e Lazio (63 km, 23%).

Caso-limite è il Salento, all’estremità della Puglia, terra di bellissime spiagge, ma anche di scogliere a rischio crollo e in parte già franate, lidi sabbiosi divorati dal mare e stabilimenti balneari immersi nell’acqua. Questo vero e proprio allarme che ha colpito la parte maggioritaria delle coste del Belpaese non ha risparmiato, quindi, neanche la provincia di Lecce che risulterebbe essere la più colpita in Italia con una percentuale pari al 25% di tutto il proprio litorale costiero per una lunghezza totale di circa 200 km di costa soggetta al fenomeno. Per correre ai ripari lo scorso luglio sette comuni della Provincia di Lecce (su 25 che si affacciano sul mare) hanno chiesto 27 milioni di euro per contrastare l’erosione costiera. Un progetto di «Difesa dei litorali sabbiosi colpiti da fenomeni di erosione» vecchio di dieci anni. E rimasto chiaramente sulla carta.

[email protected]

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter