La prima decisione di Mario Draghi ai vertici di Eurotower rappresenta una moderata inversione di tendenza rispetto al predecessore, Jean-Claude Trichet. L’istituto centrale di Francoforte, infatti, ha abbassato i tassi d’interesse di 25 punti base, dall’1,5% all’1,25 per cento, e il tasso marginale che passa dal 2,25% al 2,00% e quello sui depositi che scende dallo 0,75% allo 0,50% a partire dalle operazioni effettuate dal 9 novembre. Trichet, infatti, aveva portato i tassi all’1,5% dall’1%, innalzandoli di un quarto di punto percentuale per la prima volta ad aprile – erano fermi all’1% dal maggio 2009 – e una seconda volta lo scorso luglio. Immediata la reazione dei mercati, con l’euro che arretra a 1,37 sul dollaro cedendo 0,03 punti percentuali. In positivo tutte le piazze europee: il Ftse Mib, principale listino italiano, guadagna il 3,85%, bene anche Francoforte (+1,96%), Parigi (+1,87%) e Londra (+0,45%).
Il peggioramento della crisi del debito sovrano in Eurozona, nonostante l’inflazione ferma al 3% in ottobre, secondo le stime dell’Eurostat, ai massimi da tre anni, è la motivazione principale che ha spinto Draghi a un leggero allentamento del tasso di riferimento Bce. Da agosto a oggi, inoltre, Eurotower ha acquistato 100 miliardi di euro di bond italiani e spagnoli, e già in passato l’ex governatore di Bankitalia aveva lasciato intendere che non avrebbe cambiato le misure non standard di poltica monetaria deliberate da Trichet.
Nel corso della conferenza stampa Draghi ha spiegato che soltanto nel 2012 l’inflazione scenderà sotto il 2%, e per la prima volta, ha utilizzato la parola “moderata recessione” (mild recession), per indicare le prospettive economiche dell’Eurozona da qui alla fine dell’anno, e giustificare quindi il taglio dei tassi per agevolare la ripresa dell’economia comunitaria. Le tensioni inflazionistiche, ha detto Draghi, hanno raffreddato la crescita della zona euro per tutta la seconda metà del 2011. I rischi maggiori che minacciano la crescita, per il board della Bce, vanno ricercati nella dinamica dei prezzi delle commodities, dell’energia, nei mercati finanziari e negli squilibri globali, elementi già sottolineati più volte da Jean-Claude Trichet quest’anno, mentre l’aumento delle tasse indirette, secondo l’Eurotower, è tra gli elementi che maggiormente influenzeranno la crescita dei prezzi al consumo. Nel suo discorso, Draghi non ha mancato di menzionare il mercato del lavoro, affermando l’urgenza di riformarlo per renderlo più flessibile, un problema che investe anche l’Italia.
Sulla lunghezza d’onda della consueta massima di Trichet «ask your government», «chiedete ai vostri governi», anche Draghi ha specificato che le misure straordinarie adottate dalla Bce sono per definizione «temporanee», e di non contare su di esse per alleviare le pressioni sui propri titoli di Stato, ma al contrario i Paesi «vulnerabili siano pronti a misure aggiuntive sui conti pubblici che si dovessero rendere necessarie».
Fugando, inoltre, ogni dubbio sulla correlazione tra il taglio dei tassi e l’acquisto di bond sovrani, specificando che si tratta di due elementi di politica economica completamente separati, assicurando che il bilancio della Bce, nonostante i Btp e i Bonos in pancia, rimane solido. Ammonendo però: «non ci obbliga nessuno ad acquistare Btp». Istituzionale la risposta all’immancabile domanda sull’uscita della Grecia dall’Euro: «I Trattati non lo consentono», in quanto la situazione ellenica è «straordinaria e unica».
Dall’introduzione dell’euro, è il Draghi-pensiero, fino al 2007 il differenziale di rendimento tra il debito degli Stati europei non rifletteva le loro differenti prospettive di crescita, il peso del loro debito e la loro competitività, differenze che si sono accentuate dopo la crisi del 2008 e del 2009, determinando un «overshooting», una reazione esagerata. Per questo, l’istituto centrale di Francoforte continuerà a fornire liquidità al sistema bancario europeo, ammonendo però fare da prestatore di ultima istanza «non rientra nei compiti della Bce».
La prima di Draghi alla Bce restituisce un uomo pragmatico, necessariamente in linea con lo stile di Francoforte, ma che ha già compiuto un primo cambiamento rispetto al precedessore. In conferenza stampa, il vicepresidente Vitor Constancio, ha lasciato intendere che è troppo presto per capire lo stile di Draghi, dopo una riunione sola. Una cosa però è certa: gli operatori sul mercato già si attendono il ritorno dei tassi all’1 per cento entro la fine dell’anno.