Sei mesi dopo i rilievi di Bankitalia, la Procura di Milano accende un faro su Bplus, società che controlla Atlantis World, attiva nel business delle videolottery. Secondo quanto rivela Il Sole 24 Ore, su delega dei sostituti procuratori Roberto Pellicano e Maurizio Clerici, lo scorso 27 ottobre le fiamme gialle del nucleo di Milano hanno eseguito un decreto di sequestro nella sede romana dell’Aams (i monopoli di Stato) per verificare la legittimità di una concessione data alla Bplus.
Il decreto parla anche di un «rilevantissimo finanziamento» fortemente voluto dai vertici di Piazza Meda: «secondo quanto informalmente appreso in azienda, la relazione è stata introdotta dal Presidente […]. La pratica avrebbe avuto un iter particolarmente contrastato per perplessità di taluni consiglieri circa l’affidabilità del socio di controllo e ai connessi rischi reputazionali per la banca. Tuttavia, sarebbe stata approvata anche sulla base della forte sponsorizzazione del Presidente», si legge sul quotidiano di Confindustria, che riprende ampi stralci dell’atto.
Un finanziamento che Bpm avrebbe giustificato in base alla vittoria, da parte di Bplus, di una gara pubblica indetta da Aams. Per questo, secondo quanto riportato dal Sole, la procura ha deciso di agire nei confronti dei Monopoli di Stato per verificare eventuali irregolarità nella gara in questione. In un articolo apparso lo scorso 27 aprile, Linkiesta aveva svelato i legami che hanno portato la Popolare di Milano, istituto votato al territorio e alle Pmi, a erogare, nel febbraio del 2010, crediti e fideiussioni per 90 milioni di euro, più un altro fido da 40 milioni congelato a ottobre 2010 dal comitato finanziamenti di Piazza Meda, ad Atlantis World. Società fondata da Francesco Corallo e controllata da Bplus Gioco Legale, il cui legale rappresentante in Italia è Alessandro La Monica.
L’anello di congiunzione tra Bpm e Bplus è M2 Holding, ex Moviemax, società che si occupa di distribuzione cinematografica.Tra gli altri soci della M2 Holding con la carica di presidente, c’è Marco Dell’Utri, figlio del senatore Pdl Marcello Dell’Utri, il quale detiene il 33% delle quote di Jackpot Game, società nata lo scorso luglio che si occupa di gestire sale gioco con slot machine. Dopo la pubblicazione dell’articolo, Bplus ha promosso avanti il Tribunale di Roma un procedimento d’urgenza nei confronti de Linkiesta e di chi scrive chiedendo l’oscuramento dell’articolo da noi pubblicato. Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di Bplus avendo rilevato «la sostanziale coincidenza delle vicende riferite nell’articolo – in termini continenti – con il contenuto degli atti giudiziari ai quali si fa riferimento».
A prescindere dal provvedimento del Tribunale di Roma, si segnala come nell’articolo in questione, abbiamo erroneamente riportato la condanna a sette anni per mafia di Gaetano Corallo: in realtà, Gaetano Corallo risulta essere stato assolto in Cassazione dall’accusa di associazione mafiosa e condannato a sette anni e mezzo per associazione a delinquere “semplice”. Un’altra precisazione: la maxi multa da 98 miliardi di euro – di cui si faceva riferimento sempre nell’articolo citato – è la richiesta della Corte dei Conti alla concessionarie di slot machine come risarcimento all’erario e non la sentenza definitiva.