Al momento qual è la situazione?
I vigili del fuoco e le squadre di soccorso cercano gli ultimi dispersi. Finora ne sono stati trovati tre, ma allʼappello ne mancano ancora 16. Dopo un’interruzione delle operazioni a causa delle condizioni metereologiche, ora le ricerche sono riprese. Questa mattina piovigginava e il mare era più mosso, ma ora il tempo sta migliorando. Ce lo auguriamo, anche perché se le cose dovessero peggiorare cʼè il rischio che il relitto muovendosi possa affondare raggiungendo quota 70 metri di profondità, rispetto ai 35 del gradino su cui è ora appoggiata.
Come ha reagito la popolazione del Giglio alla tragedia?
Quello che è avvenuto lʼaltra notte è stato incredibile: lʼisola, che in inverno conta poche centinaia di abitanti, si è come risvegliata dal suo letargo. Gli abitanti sono corsi ad aprire le porte delle loro case e attività per prestare un primo soccorso. In estate io e la mia famiglia gestiamo un piccolo albergo. Siamo andati subito a offrire ospitalità, quando siamo arrivati nella struttura ho trovato mia cognata che aveva già acceso il riscaldamento e distribuiva coperte e thè caldo. Cʼera una turista francese in un angolo, era scalza, aveva delle ferite ai piedi, i vestiti bagnati e tremava. Lʼabbiamo medicata e portata a casa perché potesse farsi una doccia, visto che in albergo non cʼera acqua calda, poi le abbiamo dato dei vestiti. Il suo sorriso ci ha ripagato di ogni cosa. Storie come queste sono state la normalità lʼaltra notte, molti turisti volevano pagare per lʼaiuto ricevuto, ma nessun cittadino ha accettato un solo euro.
Come sono state gestite le operazioni di soccorso?
Cʼè stata grande prontezza: intorno alle 10.30 del mattino era già salpata la prima nave che riaccompagnava i primi mille turisti sul continente. In poche ore dal disastro lʼisola era sgombra e sembrava quasi essere tornata alle sue “sembianze invernali”. È durata poco.
E ora che i passeggeri della nave sono stati evacuati dallʼisola?
L’isola si è riempita di addetti ai lavori e giornalisti e al momento facciamo “assistenza allʼassistenza”. Con i volontari della Misericordia e alcuni cittadini ci stiamo occupando della cucina da campo che abbiamo allestito. Ieri sera abbiamo servito 150 pasti ai Vigili del fuoco e per oggi ci aspettiamo di prepararne altri 200 a pranzo e cena.
Tornando all’incidente, la pratica dell’ “inchino” o saluto allʼisola avveniva spesso?
Alle volte capitava, ma non sempre. Nella compagnia hanno lavorato e lavorano degli isolani e così le navi erano solite passare e fare il cosiddetto “inchino”, una sorta di omaggio. In ogni caso erano sempre state mantenute delle distanze di sicurezza: le imbarcazioni transitavano a una distanza di circa 500 metri. Non so cosa sia accaduto questa volta, ma la Concordia è passata a 30 metri dallo scoglio delle Scole, davvero troppo vicina. Sicuramente una manovra azzardata, che non avrebbe dovuto avere luogo, poi all’avventatezza si è aggiunta la sfortuna.
In che senso?
Perché la nave al momento dellʼimpatto era già quasi passata. La Concordia è lunga 290 m e ha un alettone di 5 metri che non è stato danneggiato, si vede anche dalle immagini scattate. Lʼalettone si trova a circa 150 m dalla prua, la parte anteriore della nave, e lʼimpatto con lo scoglio si è avuto a 200 m dalla prua, questo significa che praticamente 200 m di barca erano già passati indenni. Guardando carte e fotografie, io e molti altri qui sullʼisola supponiamo che forse sarebbe stato meglio se avessero proseguito al posto che virare. Invece, essendosi accorti dellʼeccessiva vicinanza, hanno girato verso Santo Stefano, urtando così contro la roccia. La collisione sarebbe avvenuta quindi durante la manovra.