Ottocento banche europee hanno prelevato 529,5 miliardi di euro lordi (444,5 netti) a un tasso dell’1% nella seconda asta Bce LTRO (Long term refinancing operation) a tre anni dopo quella di fine dicembre. La cifra è complessivamente superiore alle attese degli analisti, ferme a quota 500 miliardi di euro. I numeri della precedente operazione straordinaria, che rientra nel novero delle misure non convenzionali deliberate dalla Bce lo scorso 8 dicembre, si erano fermati a quota 489 miliardi per 523 istituti di credito richiedenti, dei quali 116 sono andati alle banche italiane, in testa Unicredit (12,5 mld), Intesa (12 mld) e Mps (10 mld). Immediata la reazione sui listini comunitari, con il Ftse Mib che a Piazza Affari segna un rialzo dell’1,26% a quota 16.551 punti. Grande spolvero per i bancari: UniCredit (+3,49%) Intesa SanPaolo (+1,83%), Monte Paschi (+4,51%) e Banca popolare di Milano (+3,40%) tra le migliori blue chip italiane. Sul fronte delle valute, l’euro – in calo in apertura dei mercati europei a 1,3468 dollari – scende ulteriormente a 1,3438 (-0,14%), mentre sul mercato del debito il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi scende a 345 punti base, con i Btp a scedenza decennale che evidenziano un rendimento del 5,26%, in calo dell’1,59% rispetto alla seduta di ieri.
L’attesa asta non è l’unica mossa di oggi dell’Eurotower: l’istituto centrale guidato da Mario Draghi ha allocato 3,6 miliardi di dollari a sette giorni, altri 14,5 miliardi a tre mesi e 6,5 miliardi di euro a 91 giorni. Per ora non si conoscono ancora i dettagli sulle banche italiane che hanno partecipato all’asta, tranne Mediobanca, che nella presentazione dei risultati al secondo semestre aveva dichiarato che avrebbe attinto 4 miliardi di euro, Intesa Sanpaolo (24 miliardi) e Unicredit, che ha espresso la volontà di partecipare ma senza indicare l’ammontare del prelievo. All’estero spicca la spagnola BBVA a quota 11 miliardi di euro, in linea con l’asta precedente. Secondo le voci che circolano sul mercato, in ogni caso, gli istituti italiani avrebbero mantenuto inalterato il prelievo complessivo, oltre 100 miliardi di euro.
Lo scopo dell’asta è dare agli istituti italiani ossigeno finanziario per rinnovare l’impegno a sottoscrivere i titoli di Stato in scadenza e ad evitare la stretta creditizia nei confronti delle imprese. Per ora le banche italiane hanno utilizzato i fondi Bce per riacquistare alcuni strumenti ibridi che passavano di mano sul mercato al di sotto del loro valore nominale, con il duplice vantaggio di intascare una plusvalenza ed eliminare attivi non conteggiabili nel patrimonio di qualità primaria ai fini delle nuove regole introdotte da Basilea III. Tolta un po’ di polvere da sotto il tappeto, questa volta gli istituti di credito utilizzeranno la liquidità quasi gratuita di Eurotower per aiutare le imprese?