La sua banca è differente: per Zaleski il credito c’è ed è (quasi) gratis

La sua banca è differente: per Zaleski il credito c’è ed è (quasi) gratis

C’è chi la stretta del credito non la sente proprio. L’eccezione che conferma la regola si chiama Romain Zaleski, finanziere vicino al presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. Oltre a controllare la Carlo Tassara, holding che detiene il 10% di Edison, il manager di origini francesi – attraverso l’olandese Tanagra holding e la lussemburghese Astelia – è a capo della Società Camuna di Partecipazioni. Qualche settimana fa, la società attiva nel trading con un giardinetto di titoli che comprende blue chip come Eni, Banco Santander, Roche e Edf, ha approvato il bilancio 2010, chiuso lo scorso agosto con un passivo di 10,9 milioni di euro. E ottenendo dalle banche, scrive Il Sole 24 Ore, un credito «sia pure sotto forma di scoperto di conto corrente», di 11 milioni di euro, «dove paga l’euribor giornaliero più uno spread dello 0,7%». 

Si tratta di condizioni per le quali un piccolo imprenditore o un artigiano farebbe letteralmente carte false. Sebbene su strumenti come lo scoperto di conto corrente, leggi finanziamento a breve termine, e l’anticipo fattura i tassi applicati dagli istituti di credito siano piuttosto variabili, uno spread soltanto dello 0,7% equivale ad andare al di sotto del costo di finanziamento delle banche stesse. L’Euribor, cioè il tasso al quale le banche si prestano denaro a vicenda, è sceso all’1,094% grazie alle misure straordinarie messe in campo lo scorso 9 dicembre dalla Bce, un’iniezione di liquidità che ha allentato non poco le tensioni sull’interbancario. Lo spread è, in buona sostanza, il guadagno degli istituti nell’erogare credito, che corrisponde a un tasso d’interesse «mai inferiore al 3% nei casi migliori», spiega a Linkiesta un esperto del settore. 

Per avere un’idea dello sconto di cui gode Zaleski, (supponendo che «l’euribor giornaliero» sia quello più comunemente utilizzato per questo tipo di finanziamenti, ovvero a tre mesi), lo spread delle banche convenzionate con FidiPiemonte, a gennaio 2012, oscillava tra il due e il cinque per cento, a fronte di una garanzia per un massimo di 900mila euro ovvero del 50% dell’importo totale richiesto alle banche. Ecco qualche esempio: per lo scoperto di conto corrente Unicredit applica all’euribor a 3 mesi uno spread del 4,6%, la Banca popolare di Novara del 2%, Intesa Sanpaolo del 2,3%, Banca Sella del 3,5%, e Cariparma del 3,35 per cento. Le regole prudenziali di Basilea impongono agli istituti di credito una copertura del rischio di credito che si basa sul rating delle società richiedenti, in percentuale crescente (dal 20 all’80%) più basso è il merito creditorio dell’azienda.

Di conseguenza, minore sarà il tasso concesso e più alto dovrebbe essere l’accantonamento necessario a minimizzare il pericolo di dover iscrivere a bilancio il credito sotto la voce “incagli”. Come mai le banche concedono a Zaleski uno spread dello 0,7% – e quindi un tasso finale dell’1,8% – che è inferiore al tasso lordo del 2% con cui prelevano dal bancomat di Eurotower finanziamenti a durata triennale offrendo come collaterale bond garantiti dallo Stato (a fronte di una commissione)? Probabilmente perché gli istituti ritengono la Società Camuna di Partecipazioni un investimento affidabile, nonostante negli ultimi esercizi abbia accumulato un passivo di 60 milioni di euro. O forse la motivazione va ricercata altrove.

Ad esempio negli stretti rapporti personali e di sistema  che hanno portato le principali banche italiane ad essere già ampiamente esposte verso Zaleski. Come calcolava Vittorio Malagutti sul Fatto Quotidiano del 3 febbraio, infatti, Zaleski deve a Intesa Sanpaolo 1,4 miliardi. Poi c’è Unicredit con circa un miliardo di crediti garantiti, il Monte dei Paschi, 230 milioni di cui 50 non garantiti, e infine Ubi banca (173 milioni) e Popolare Milano (148 milioni). 

Tassi d’interesse rilevati da Bankitalia per il 2011 (Fonte: Statistiche Banca d’Italia)

Secondo le statistiche diffuse oggi dalla Banca d’Italia, i tassi d’interesse sui prestiti a società non finanziarie sono saliti dal 3,88% di ottobre al 3,94% di novembre fino al 4,04% dello scorso dicembre. Con queste cifre non stupisce che, come ha recentemente dichiarato lo stesso Bazoli, «Le domande non giungono da parte degli industriali, che sono sfiduciati». Tutti tranne il finanziere: per lui la curva dello spread è soltanto discendente, a dispetto della recessione.

Twitter: @antoniovanuzzo
 

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