BRUXELLES – Trecentosettanta punti base. Non la chiama proprio così, ma in sostanza è questa la soglia critica per l’Italia, certificata nero su bianco dalla Commissione Europea. La soglia oltre la quale la «stabilizzazione» dell’economia italiana a partire da metà anno – dopo quattro trimestri da dimenticare – sarebbe rimessa in forse, con tutto quel che questo implica. È questa la vera novità contenuta nelle previsioni economiche intermedie pubblicate oggi dalla Commissione Europea, con una mossa che lascia perplessi, visto che offre ai mercati un “parametro” per sapere se l’Italia ce la farà o no a superare la china della recessione, con possibili, deleteri circoli viziosi sugli spread. Della serie: ah, lo spread è salito oltre i 370 punti, dunque l’Italia non potrà riprendersi, dunque è meglio vendere i Btp, e così lo spread sale ancora. E via dicendo.
Non è detto che sia così, certo, ma il rischio c’è. Anche se, per essere precisi, la Commissione parla di una cifra «intorno ai 370», non di un numero secco – il senso però rimane. Il tutto in un quadro decisamente mesto per il Belpaese: il quale, con una previsione per l’intero 2012 di un pil pari a -1,3% (nelle previsioni di autunno la previsione era ancora leggermente positiva, +0,1%) si ritrova, quanto a crescita, fanalino di coda nell’eurozona se non si considerano nel computo i paesi soggetti a programmi di aiuto, o meglio, due di loro (Portogallo e Grecia, rispettivamente a -3,3% e -4,4%, mentre l’Irlanda cresce dello 0,5%). Una brutta situazione effetto di quattro semestri negativi per l’Italia, e cioè il terzo e quarto 2011 e il primo e il secondo del 2012. Per questi ultimi due Bruxelles parla di -0,7% e -0,2%. E così persino la Spagna – almeno stando a queste previsioni – farà meglio, con un calo di “solo” l’1%, mentre Germania e Francia sono in positivo (rispettivamente +0,6% e +0,4%), con una media eurozona prevista per il 2012 pari a -0,3%, nel segno di quella che la Commissione chiama «una moderata recessione con segni di stabilizzazione» per l’area della moneta unica.
È in questo quadro desolante che troviamo la fatidica soglia: «l’attività economica (dell’Italia ndr) – recita il documento della Commissione – dovrebbe stabilizzarsi nella seconda metà dell’anno, fondandoci sull’assunto che non ci saranno ulteriori deterioramenti dei mercati finanziari e di uno stabile spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi intorno ai 370 punti base per le scadenze a 10 anni». Una “soglia” a dire il vero piuttosto bassa. E se lo spread, cosa purtroppo non da escludere (basti pensare alla breve impennata della scorsa settimana) si riporta sopra quota 400 punti? Bruxelles non lo dice, ma lo fa capire, la famosa «stabilizzazione» potrebbe allontanarsi ancora, con un impatto sui conti pubblici difficile da prevedere. L’incertezza sull’Italia, insomma resta tutta, come dimostra il differenziale Btp decennale-Bund che anche nel primo pomeriggio di oggi era saldamente sopra quota 360 – solo dieci punti sotto la “soglia” di Bruxelles.
E che la situazione dei titoli sovrani conti, e molto, lo dice a chiare lettere la stessa Commissione nel suo rapporto: «L’economia italiana è entrata di nuovo in recessione nella seconda metà del 2011. Le acute tensioni registrate nei mercati dei titoli sovrani italiani e dell’eurozona negli ultimi mesi del 2011, insieme alle conseguenti ristrettezze delle condizioni di credito che hanno colpito il settore privato, hanno implicato un rapido deterioramento nella fiducia degli attori economici e una caduta della domanda». Considerando anche la recessione del 2008, complessivamente, tra il 2007 e il 2012, il Pil italiano è precipitato del 6%. Per l’inversione di tendenza, insomma, restiamo appesi al famoso spread, e guai se risalirà oltre i fatidici 370 punti. La suspense continua.