Rcs, Ligresti, titoli greci: gli affari non abitano più a Mediobanca

Rcs, Ligresti, titoli greci: gli affari non abitano più a Mediobanca

I conti di Mediobanca, quando fa la banca, tengono. Deludenti i risultati delle partecipazioni “sistemiche”. Allineata ai valori correnti, invece, l’esposizione verso i bond greci. Si potrebbe sintetizzare così il bilancio di Piazzetta Cuccia del primo semestre 2011 (luglio-dicembre), approvato oggi.

Nella conference call appena conclusa, l’amministratore delegato Alberto Nagel ha letto un comunicato che si soffermava sul dossier Fondiaria Sai, compagnia verso la quale Mediobanca è esposta per 1 miliardo di euro: «Di fronte all’ipotesi Unipol abbiamo privilegiato la solidità e la durevolezza della soluzione finanziaria e industriale», aggiungendo: «è questa la nostra stella polare anche qualora si affacciassero altri attori». In ogni caso, ha spiegato il manager, «nessun operatore si è dimostrato interessato a Fonsai per via del rischio sovrano italiano e dell’esposizione nel settore immobiliare». Nagel, nei confronti dei Ligresti, ha parlato anche di «superamento del capitalismo familiare». Una presa di posizione nuova per l’istituto nel cui board tuttora siede Jonella Ligresti, figlia dell’ingegnere di Paternò. 

L’utile netto dell’istituto presieduto da Renato Pagliaro, nella seconda metà dell’anno scorso, ha subìto una contrazione del 76% a 63 milioni di euro, rispetto ai 263 milioni al 30 giugno per effetto delle pesanti svalutazioni – 269 milioni di euro totali – sulla partecipata Rcs, la casa editrice del Corriere della Sera, per 55 milioni di euro (a 1,23 euro per azione) e sui titoli ellenici per 114 milioni complessivi. Svalutata per 34 milioni anche la quota in Delmi, la holding che riuniva i soci italiani di Edison prima della cessione ai francesi di Edf in cambio di Edipower. Dimezzato il contributo della quota nelle Generali di Trieste ai ricavi, in discesa da 105 milioni di euro al 31 dicembre 2010 a 66 milioni a fine 2011. Il patrimonio di qualità (Tier 1) è stabile all’11%, mentre entro giugno prossimo andranno a scadenza bond di Mediobanca per 2,4 miliardi di euro. 

Se, nella galassia delle partecipate, Mediobanca ha quindi tolto un po’ di polvere da sotto il tappeto, è il business tradizionale a dare un po’ di sollievo alla banca nel difficile 2011. La divisione retail e private banking archivia il 2011 con un utile di 95,8 milioni, 52 milioni se si esclude la plusvalenza di 44 milioni derivante dalla vendita di un immobile a Monaco, comunque in crescita rispetto ai 38 milioni di dicembre 2010. Crescono anche i ricavi, da 446,1 a 493,5 milioni (+10,6% a/a), il margine d’interesse, da 315 a 361,5 milioni (+14,8%) e le commissioni, da 122,2 a 128 milioni (4,7%). Scende anche il costo del rischio, da 270 punti base a fine 2010 a 230 punti al 31 dicembre scorso, mentre ritornano a salire impieghi (+6,2% a/a) e raccolta (+1,2% a/a). La raccolta sale da 51,7 a 54 miliardi per via del finanziamento triennale Bce di dicembre, e per l’aumento dei depositi CheBanca! (da 10 a 10,7 miliardi nell’ultimo trimestre).

Grandi soddisfazioni, per il management, arrivano dal credito al consumo: l’utile della finanziaria Compass, secondo operatore in Italia, sale a 58,3 milioni (+47% da 39,7 milioni del periodo luglio-dicembre 2010), migliorano le rettifiche su crediti (-3% da 154,5 a 149,2 milioni), mentre gli impieghi aumentano da 8,9 a 9,1 miliardi di euro (+2,3%) con 2,4 miliardi di erogazioni (+11,9%). Migliorano anche gli attivi deteriorati (da 174,5 a 154,2 milioni, pari all’1,7% degli impieghi). Che Banca! rimane un’incognita: la campagna pubblicitaria sembra funzionare – aumentano i clienti (+25% a/a) e i depositi (+7%) – ma la perdita di 14,6 milioni è costante rispetto a dicembre 2010, anche per via di minori proventi da negoziazione per 38,5 milioni di euro. I grandi patrimoni amministrati da Banca Esperia, joint venture con Mediolanum, e dalla controllata monegasca Compagnie Monégasque de Banque rimangono stabili in termini di masse gestite (12,6 miliardi), ma l’utile normalizzato è quasi dimezzato, da 13 a 7 milioni, se si esclude la plusvalenza immobiliare e la vendita del ramo d’azienda Fondi Hedge, ceduto da Esperia a Tages per 1,6 milioni di euro. Più che raddoppiate – da 700mila euro a 1,7 milioni – le rettifiche sui crediti e titoli. 

Nella presentazione agli analisti, appena conclusa, l’amministratore delegato Alberto Nagel ha sottolineato fa l’ottima performance del trading, che segna profitti per 109 milioni di euro nel quarto trimestre dell’anno, rispetto ai 4 milioni del terzo trimestre, e di Compass. Pare questo il vero gioiellino di Piazzetta Cuccia.

Twitter: @antoniovanuzzo
 

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