Il Centro per un futuro sostenibile (Cfs) è una creatura di vecchia data di Rutelli. Fondato nel lontano 1989, è stato riesumato all’inizio della scorsa legislatura. Secondo L’Espresso, sarebbero arrivati qui circa 700 mila euro della Margherita. Di che cosa si occupa esattamente il Cfs? Navigando sul sito della fondazione si legge che «ha come obiettivo quello di riportare i temi e le questioni legate all’ambiente, dello sviluppo sostenibile e dei cambiamenti climatici al centro dell’agenda politica del nostro Paese» attraverso «un’attività di alto profilo sia dal punto di vista scientifico, che da quello economico ambientale, volta alla divulgazione di queste tematiche al fine di sensibilizzare il Paese su questioni che saranno, e già sono, il terreno per affrontare e sciogliere i nodi fondamentali per il futuro del pianeta». Insomma, un mediatore tra scienza e politica.
Sempre dal sito si risale facilmente agli organi della fondazione: un comitato dei parlamentari e uno scientifico. Del primo, tra gli altri, fanno parte Emma Bonino, Santo Vercace, Pier Ferdinando Casini, Piero Fassino, Fabio Granata, Maurizio Lupi ed Ermete Realacci. Nel board scientifico, invece, troviamo molti componenti del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici di Ginevra (Ipcc) come Carlo Carraro, rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e membro del consiglio di amministrazione delle Generali, Alessandro Lanza, numero uno della corporate university di Eni, e Marzio Galeotti, direttore del centro di ricerca su economia e politica dell’energia e dell’ambiente (Iefe) dell’Università Luigi Bocconi. Il coordinatore delle attività è la dott.ssa Dott.ssa Macarena Barragan Andino, un passato come membro dell’ufficio relazioni esterne della Fao. Quando Linkiesta prova a chiamare la sede della Fondazione, è lei a rispondere. O meglio, a non rispondere: alle domande su quante persone lavorino stabilmente al Cfs spiega che non è autorizzata a rilasciare alcuna dichiarazione.
Anche Ermete Realacci, raggiunto telefonicamente, non sa molto del centro contro il global warming: «Quando Rutelli ha rimesso in piedi la fondazione, mi ha chiesto di entrare far parte di un comitato politico, che però non si è mai riunito», spiega il parlamentare Pd, aggiungendo: «So che hanno promosso varie iniziative, a cui sono stato invitato come relatore, ma purtroppo non ho mai avuto il tempo per prendervi parte».
Fondamentalmente, la Fondazione si occupa di convegnistica. L’ultimo evento organizzato risale al 15 dicembre scorso, ed era incentrato sui (non) risultati del vertice di Durban e sul prossimo appuntamento Onu di Rio+20, e ha visto la partecipazione del ministro dell’Ambiente Corrado Clini. A giudicare dal sito l’ente è attivo e non sembra una scatola vuota. Tuttavia, come detto, non è possibile risalire a quante persone dà lo stipendio e soprattutto il suo bilancio sul sito non c’è. Siccome si tratta pur sempre di soldi pubblici, sarebbe opportuno poter visualizzare come il Centro per un futuro sostenibile li stia spendendo, e quali sono i risultati pratici di tutti gli eventi che organizza ogni anno.
Twitter: @antoniovanuzzo