NEW YORK – Il colore delle prossime elezioni presidenziali americane, che vincano i blu (democratici) o i rossi (repubblicani), sarà il verde, quello dei dollari che, già nel corso delle primarie dei repubblicani stanno scorrendo a fiumi. Tanto che lo stesso vice presidente Usa Joe Biden, nel corso di un evento per raccogliere fondi a Georgetown, città natale di John Kerry, ha sottolineato che non c’è possibilità alcuna che i democratici riescano a tenere il passo con i repubblicani che, attraverso i loro super Pac (Political Action Committee, i comitati di raccolta fondi per cause politiche) spenderanno una cifra compresa fra i 200 e gli 800 milioni di dollari.
Numeri probabilmente troppo elevati per corrispondere alla realtà dei fatti che, al momento, come riportato dall’Huffington Post, si attesta su un totale di poco più di 72 milioni spesi fra tutti i superPac; certo, con le primarie che sembrano non dover finire mai e la campagna elettorale contro Obama – che si prevede intensissima – è assolutamente ipotizzabile che la cifra attuale subisca un’impennata. Tanto che, persino il presidente, molto critico verso la decisione della Corte Suprema di abolire il limite delle donazioni a favore di un candidato, ha recentemente “ammorbidito” la sua posizione. Ha annunciato che i suoi consiglieri avrebbero preso parte a eventi elettorali per “aiutare” il flusso delle donazioni nelle casse di Priorities Usa Action, il super Pac a lui legato.
Molti, infatti, continuano a versare contributi direttamente a favore di Obama, nonostante l’obbligo di non superare il tetto dei 5000 dollari, perché poco attirati dalla novità del super Pac ma anche (e, forse, soprattutto) perché convinti che Obama possa farcela a prescindere. Così molti divi di Hollywood, ad esempio, o rappresentanti del mondo della musica, anche se grandi supporter del presidente, hanno liquidato il proprio ruolo di sostenitori finanziari con un assegno di soli cinquemila dollari.
Tanto che Bill Maher, attore e presentatore di un talk show sulla Hbo, ha recentemente staccato un assegno da un milione di dollari a favore del super Pac legato ad Obama proprio per dare un esempio alle altre star del mondo dello spettacolo. Per comprendere meglio le differenze fra le casse di Obama e quelle dei rivali basti pensare che, nel mese di febbraio, Priorities Usa Action ha raccolto solo due milioni di dollari (di cui la metà donati da Maher) che corrispondono a meno della metà della cifra che Newt Gingrich ha ricevuto a titolo personale da un solo finanziatore, Sheldon Adelson il quale, peraltro, ha dichiarato anche di non essere affatto certo delle possibilità di vittoria del suo “prescelto”.
Molti, tuttavia, si chiedono anche se, effettivamente, la differenza di fondi disponibili potrà davvero fare la differenza il giorno delle elezioni il prossimo novembre. Proprio martedì, infatti, Rick Santorum ha vinto due competizioni elettorali, in Mississippi e in Alabama, lasciandosi alle spalle il “ricchissimo” Mitt Romney, che è finito addirittura terzo dopo Newt Gingrich. Santorum, al momento, è il candidato repubblicano che ha raccolto (e speso) meno soldi di tutti e, dunque, la sua affermazione sembra, in qualche modo, “incoraggiante” per il presidente.
Anche se la vittoria di un candidato più conservatore (rispetto a Romney) era prevedibile nei due stati del sud, il più accreditato era sicuramente Gingrich che però si è piazzato solo secondo. Il candidato vale, dunque, più dei biglietti verdi? Difficile dirlo in maniera netta ma la storia recente ci ha già insegnato che non sempre le maggiori risorse corrispondono a maggiori chances. Basta chiedere a Meg Whitman, ex Ceo di Ebay e candidata per i repubblicani, nel 2010, alla carica di governatore della California. La Whitman investì nella sua campagna ben 160 milioni di dollari, una cifra con la quale ci si potrebbe comprare, per ben cinque volte, l’università di Princeton. Ma uscì sconfitta dall’attuale governatore Jerry Brown.