Niente più magazine per Mondadori. La casa editrice guidata da Marina Berlusconi potrebbe vendere la divisione periodici italiana e francese. Per ora si tratta soltanto di voci, ma secondo quanto rivela chi lavora a stretto contatto con il management la cura dimagrante potrebbe essere messa nero su bianco presto. Intanto, è partito il restyling delle quattro punte di diamante del gruppo: Grazia, Starbene, Tv Sorrisi e Canzoni e Panorama. In Piazza Affari, in un anno, il titolo ha perso il 63%, peggio del Ftse Mib, il principale listino milanese, che ha lasciato sul terreno il 39%, e oggi quota un euro esatto.
Come dimostrano anche i conti di Mediaset, i margini di guadagno che derivano dalla raccolta pubblicitaria continuano a scendere. Una contrazione che, per molti analisti, sarà irreversibile. Tuttavia, a far suonare il proverbiale campanello d’allarme non è stata tanto la diminuzione della domanda da parte degli investitori, quanto la discesa dei ricavi della divisione libri, tradizionalmente anticiclica rispetto al resto del gruppo. Se è normale che i big spender decidano di puntare su mercati in crescita, come India e Brasile, restringendo la torta complessiva, la sorpresa evidenziata dai conti relativi al primo trimestre dell’anno, diffusi qualche giorno fa, è stata proprio la debacle della divisione libri: -17,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, con volumi che passano da 78 a 62,4 milioni di euro, e margini più che dimezzati. Una discesa molto più pronunciata rispetto al -6% del 2011 sul 2010 e derivante da fattori quali la riforma scolastica di secondo livello e la diminuzione dei prezzi di copertina. Per invertire la rotta Mondadori ha predisposto, per il prossimo trimestre, un piano editoriale ambizioso, sperando che funzioni.
Più difficile risalire la china nel caso dei periodici italiani. «L’avvitamento è iniziato dopo l’estate dell’anno scorso, come già successo nel 2009. Per gli investitori pubblicitari il periodico è sostitutivo della tv, e quando la tv è in crisi i periodici soffrono ancora di più», dice a Linkiesta un analista di una primaria banca italiana. Nel primo trimestre i conti di questa divisione, che ha una quota di mercato del 33%, non hanno brillato: ricavi diffusionali -9,1%, ricavi pubblicitari -11,2% – con un netto calo di moda, arredamento e cosmesi, settori che valgono il 60% del totale, male in particolare Panorama e Tv Sorrisi e Canzoni – e prodotti collaterali (i libri o i dvd in vendita assieme ai periodici, ndr) a -25,8 per cento. Tradotto, i margini scendono da 14,2 a 7,5 milioni di euro. Se nel 2011, grazie al contenimento dei costi, Mondadori era riuscita a recuperare marginalità (5% al netto di oneri non ricorrenti) sembra difficile riuscire a fare il bis anche quest’anno. Nei primi tre mesi 2011, a fronte di un fatturato di 121,9 milioni i costi si erano stabiliti a 107,7 milioni, mentre al 31 marzo 2012, come si legge nel resoconto intermedio di gestione, i numeri scendono rispettivamente a 104,3 e 96,8 milioni di euro, ma nella proporzione i costi crescono più delle vendite.
Discorso diverso per la Francia, dove grazie ai ricavi pubblicitari dei settimanali d’alta gamma, in primis Grazia (+14,7%) e il mensile Biba (+21,3%), Mondadori ha battuto il mercato, con una crescita del 2,7% rispetto al +0,7% del settore. I ricavi sono passati da 82,6 a 94,3 milioni di euro (+14,2%), e i margini sono saliti del 12,3% a quota 7,3 milioni di euro, esattamente un milione di euro in più sullo stesso periodo dell’anno scorso. Segno che puntare su un pubblico non generalista e sul lusso, che sotto la torre Eiffel tira ancora, è stata una scelta vincente. Un aspetto da valorizzare nell’ipotesi di una vendita.
Secondo un report di Banca Imi dello scorso aprile, «il gruppo soffre di un declino strutturale nella diffusione dei magazine in Italia, dove c’è un mercato con troppi titoli. Di conseguenza la capacità di attrarre investitori sembra più scarsa in Italia rispetto al passato, data questa eccessiva frammentazione del mercato». Quel che è certo, almeno per ora, è che non ci sarà alcun taglio del personale. A differenza di Rcs e del Gruppo Espresso, Mondadori non ha mai deciso di utilizzare questa leva in passato, forse anche per motivi “politici”, e l’unica operazione in questo senso è stata la centralizzazione dei costi di borderò e la chiusura del settimanale Economy, dorso finanziario di Panorama. Tuttavia, per liberare risorse da destinare ai libri e allo sviluppo digitale, ancora in fase embrionale (con pubblicità però in crescita a +12,3% a/a) Mondadori potrebbe rivolgersi al mercato in modo più deciso. E potrebbe farlo presto.
Aggiornamento ore 16.30
Riceviamo e pubblichiamo la posizione di Mondadori:
Mondadori smentisce categoricamente qualsiasi ipotesi di dismissione dell’area Periodici in Italia e in Francia, come peraltro dimostrano gli investimenti in atto per il rinnovamento delle formule di Panorama, Starbene, Tv Sorrisi e Canzoni e Grazia in Italia e nel digitale in Francia, e la costante crescita delle attivitá internazionali: è proprio di oggi il lancio di Grazia Sudafrica, ventesima edizione del network nel mondo.