“Grillo non far lo stupido stasera, o perdiamo Parma”

“Grillo non far lo stupido stasera, o perdiamo Parma”

Ne parlano poco. Lo nominano il giusto. Di più: hanno il timore che stasera, dal palco di piazza della Pilotta, possa spararle grosse. Mafia, euro, Napolitano, giornalisti, Lega, Costituzione… «Speriamo che Beppe parli poco, speriamo che Beppe non ci faccia perdere voti proprio ora che ci siamo quasi», confessa un candidato che vuole rimanere anonimo «sennò mi caccia….». E così a Parma, l’agognata Stalingrado di Beppe Grillo, i grillini iniziano ad aver paura del loro guru. Il comizio di chiusura della campagna elettorale potrebbe trasformarsi in un boomerang. È la sindrome di Dorando Pietri.

Il comico genovese, si sa, è un fiume in piena, e la città ducale è stanca sì delle vecchie logiche, ma rimane comunque un’isola moderata e borghese, civica e lontana dalle iperboli. Non a caso, dopo aver surfato l’onda nazionale del Movimento Cinque Stelle, Federico Pizzarotti si sta giocando un secondo tempo diverso per vincere il ballottaggio di domenica e lunedì contro il democrat Vincenzo Bernazzoli. Da giorni, infatti, il consulente informatico tutta-trasparenza-e-anti-casta pare aver cambiato strategia: dimostrare di essere il nuovo, conquistare la fiducia degli elettori senza digrignare i denti e strabuzzare gli occhi. Incontro dopo incontro gli è toccato entrare nel merito dei problemi locali (i debiti del Comune, la mobilità, la gestione dei rifiuiti), mettendo in soffitta la filosofia da Savonarola del suo mentore. Tanto che se a Pizzarotti domandi se l’Italia deve uscire dall’Euro, lui risponde sicuro: io non sono un economista, mi occupo della città e basta. Chiaro, no?

Non c’è solo il popolo della rete, ma anche le placide signore che pedalano tranquille in Oltretorrente. Per entrare nella Storia, qui, non servono solo i voti degli ultras ecologisti del no- termovalorizzatore, ma anche e soprattutto quelli della borghesia industriale e dei circoli di burraco, dei pensionati e dei commercianti. «Serve un basso profilo, anzi una forza tranquilla», ragionano i boys di Pizzarotti intenti ad accarezzare il sogno.

I segnali di buon auspicio, d’altronde, non mancano. Anche la Gazzetta di Parma, giornale-Stato della città, non li tratta più come un fenomeno folkloristico: stesso spazio nelle pagine per entrambi i candidati e zero commenti del direttore Giuliano Molossi, alla finestra, in attesa che si compiano i destini della Food Valley.

Il candidato sindaco grillino e il suo staff stanno respirando, giorno dopo giorno, l’aria dell’impresa. La pazza idea, cioè, di diventare il primo laboratorio politico della Terza Repubblica. C’è un clima di frizzante entusiasmo intorno al Movimento. E non solo per i sondaggi – più o meno farlocchi – che lo danno vincente. E nemmeno per gli occhi di tutto il mondo – gli inviati di Cnn, New York Times e Le Monde sono stati già avvistati nei tavoli di via Farini a disquisire davanti a gnocchi fritti e Crudo su «questo caso né di destra né di sinistra» – puntati sulle elezioni della Petite Capitale. È una questione di pancia ma anche di testa, ormai. «Ci servono tanti voti – riflette un’attivista del M5S – e ricordiamo che partiamo da un 19% contro il 39% e passa di Bernazzoli».

Ecco perché il comizio di stasera di Beppe Grillo non sarà uno show qualsiasi. Il proprietario del brand più in voga del momento ha già annunciato dal suo blog che parlerà il giusto. Pochi minuti. Solo temi locali. «Zero invettive clamorose«, si augurano i figli delle stelle pronti a un evento stimato dalla questura di circa 10mila persone, più tutto il circo mediatico al seguito. «E poi il resto della serata sarà tutto per noi: parlerà Pizzarotti, si presenteranno ancora una volta i candidati eletti in consiglio, verranno annunciati i nomi degli assessori e dei consulenti esterni che ci daranno una mano a governare un Comune in dissesto». E così, tra timori e strategie, l’anti-partito diventa piano piano partito. 

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