Il ricordo di Falcone invade Palermo. E domani?

Il ricordo di Falcone invade Palermo. E domani?

“Chi non salta un mafioso è…”, “noi la mafia non la vogliamo”, “Falcone e Borsellino siete e sarete sempre con noi”. È il ventennale della strage di Capaci, quella che fece saltare in aria Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorte. Sono passati vent’anni, ma il ricordo è sempre lì intatto.

Siamo a Palermo, la giornata è uggioso e piovosa, e per l’occasione sono arrivati nel capoluogo siciliano il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Mario Monti,il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, il ministro per l’istruzione Francesco Profumo e il ministro della Giustizia Paola Severino. Ma oltre alle autorità ci sono 2600 bambini e ragazze delle scuole che vengono da tutta Italia.

Fin dalle prime ore del mattino camminando per le strade del capoluogo si percepisce che oggi è un giornata speciale. La città è blindata: forze dell’ordine ovunque, scolaresche in fila indiana: la mobilitazione riguarda anche i cittadini palermitani. Sì, i palermitani sono quelli che ricordano maggiormente quei giorni. Un barista di un locale del centro racconta così a Linkiesta il 23 maggio del 1992:”Nel 1992 avevo sette anni, e ti posso dire che si stava meglio. Adesso deve stare attento anche al portafoglio”. “Io ricordo nitidamente quel giorno: ero con un mio amico, e abbiamo appreso la notizia da un tg locale”. C’è anche chi è scettico:”Non è cambiato: queste mobilitazioni non servono a nulla. Si ricorda cosa diceva un pentito in un’intercettazione telefonica parlando con un altro mafioso su queste manifestazioni antimafia:”Lasciali sfogare” “. Non tutti la pensano come il signore scettico, ma nel capoluogo l’aria che si respira è differente: la speranza di un cambiamento aleggia nei volt dei giovanissimi studenti e dei meno giovani.

Due sono cortei che prendono forma nel corso della giornata. Uno parte dall’Aula Bunker, l’altro da via D’Amelio, dove il 19 luglio del 1992 uccisero Paolo Borsellino. Ed entrambi si riuniranno in via notarbatolo, dove abitava Giovanni Falcone. Alle 16:30 in via D’Amelio c’è il delirio. “Bimbi guardate, in questo punto è stato ucciso un grande eroe: Paolo Borsellino. E ricordate non era solo: c’erano gli agenti della scorta”, dice una maestra di Ramacca ai suoi studenti. Altri bambini mostrano a Linkiesta uno striscione:”Le idee degli uomini giusti vivono nel cuore degli onesti”. 

La carovana parte puntuale alle 16:45 spaccate. C’è entusiasmo nei volti dei partecipanti. “Vieni giù voglio vederti qui con noi”, urla un manifestante ad una signora affacciata in un palazzo. “Signori scendete c’è tanto spazi per voi”. “Chi non salta un mafioso è”. E tutti saltare, e gridare con rabbia che la parola mafioso “mi fa schifo”. In realtà, spiega a Linkiesta una maestra di Adrano, che è qui con la sua classe, “noi cerchiamo di modificare la mentalità. Questa manifestazione fa capire che in Sicilia siamo vittime della mafia. Speriamo soltanto che la Sicilia non abbia più bisogno di eroi”.

Fra le scolaresche c’è anche la classe di Melissa, e uno dei ragazzi in testa alla caravona la ricorda così: “Melissa sarebbe qui con noi, se qualcuno non avesse deciso di porre fine alla sua vita. Ciao Melissa siamo con te”. Due ragazzi di un istituto tecnico in provincia di Foggia confidano di aver “studiato da diversi libri Giovanni Falcone, e il lavoro che ha svolto per lo stato e nella lotta alla mafia”. “La gente , continuano i due ragazzi, sta iniziando a capire”.  Mentre il corteo va avanti con l’obiettivo di arrivare in via notarbartolo per le 17:58,tanti palermitani osservano i manifestanti. Un signore di 75 anni è fermo ad un angolo, ha il viso “incazzato”, e ricorda che ” il 23 maggio mi trovavo proprio sulla autostrada, a sette chilometri di distanza dall’esplosione. Fu tremendo. Certo quegli uomini smobilitarono la mafia. Ma oggi la criminalità c’è, eccome se c’è. Si vive sempre in uno stato di paura. Non si è mai tranquillo”. Un altro palermitano conosceva “la sorella di Falcone, parlavamo sempre di questo fratello che si stava esponendo troppo”. 

Giancarlo ha 28 anni, è palermitano, e in quel maggio del ’92 aveva solo otto anni ma ricorda perfettamente:”Era il giorno prima della mia comunione. A casa ne parlammo tanto. Vengo ogni anno a manifestare e a ricordare Giovanni Falcone. Anche se prima erano degli dei, ora dopo anni vengono percepiti come persone normali. E oggi è emozionante che la gente torni a mettere i lenzuoli bianchi nei balconi”. Il clima è festoso a tratti, anche se la preoccupazione è sempre la stessa: “Tutto questo è bellissimo pero ce lo dobbiamo ricordare tutto l’anno”. Un signore di mezza età, palermitano doc, fa eco a questa preoccupazione comune:”È vero siamo in tanti, ma vorrei che fossimo in tanti quotidianamente nel censurare gli atti mafiosi”. Perchè in realtà, continua con Linkiesta il palermitano doc, “non vorrei che quella di oggi fosse soltanto una passerella?”. 

Alle 17:45 la carovana raggiunge la casa di allora di Giovanni Falcone. C’è un fiume di gente, tutti all’unisone urlano ‘no alla mafia’. Alle 17:58, l’ora dell’esplosione che fece saltare il giudice Borsellino, la carovana fa un minuto di silenzio. Poi un lunghissimo applauso. La “passerella” si è conclusa. E da domani? 

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