C’era una volta il mito della Cnn, oggi in crisi di ascolti

C’era una volta il mito della Cnn, oggi in crisi di ascolti

NEW YORK CITY – È un’estate difficile quella che si prepara ad affrontare la Cnn, un tempo “colosso” dell’informazione americana e, da qualche tempo, canale in caduta libera. Mai, infatti, negli ultimi vent’anni, i dati di ascolto erano stati così bassi come quelli forniti dalle ultime rilevazioni Nielsen: dal 30 aprile al 27 maggio, la media registrata è stata di 389mila telespettatori in prima serata. Solo un anno fa i dati, sebbene già premonitori di un declino, facevano segnare cifre più che doppie; dal 2011, la Cnn ha perso, strada facendo, il 51% del suo pubblico.

In particolare, soffre la fascia che un tempo era occupata da Larry King e che oggi, ospita Piers Morgan e le sue interviste. La settimana scorsa, il suo show ha attirato una media di 429mila spettatori, molto meno dei 657mila di Larry King alla fine del 2010. Se si considera che, a gennaio 2011, Piers Morgan aveva debuttato con il suo programma con una media di pubblico di due milioni e che i dati di ascolto di Larry King erano stati, all’epoca, definiti “inaccettabili”, si comprende quanto la situazione sia seria. Fra l’altro i “numeri” relativi a Morgan non sono i peggiori. Anzi. La trasmissione di Anderson Cooper, uno dei volti più amati del canale, in onda alle 20, nella stessa settimana, ha attirato solo 352mila spettatori, di cui solo 95mila nella fascia fra i 25 e 54 anni. Una vera e propria catastofre.

A “danneggiare” la Cnn sarebbe, prima di tutto, la “concorrenza” di trasmissioni di enorme successo in onda su altri canali come “Dancing with the star”, “America got talent” e la stagione finale di “NCIS:LA” che, a metà maggio, nella fascia oraria occupata da Piers Morgan, sono stati seguiti, globalmente, da ben 39 milioni di telespettatori. Insomma, era dal 1997 che non si raggiungevano livelli cosi “bassi”. Va detto che, nello stesso periodo, lo scorso anno era avvenuta l’uccisione di Bin Laden e, dunque, le news erano più “appetibili” per il pubblico, interessato a capire tutti i risvolti del blitz contro il nemico numero uno del paese.

In questo periodo, con una campagna elettorale solo agli esordi e, dunque, ancora in sordina, pochi fatti di cronaca particolarmente coinvolgenti e l’economia che fa venire il “mal di testa”, la notizia più clamorosa sembra essere quella del battibecco fra Donald Trump e Wolf Blitzer, uno dei volti storici del canale, che ha detto al miliardario che la sua ossessione per la nazionalità di Barack Obama sta diventando “ridicola”.

Ora, sebbene, anche la Msnbc e la Fox non siano esenti da questa “crisi” di pubblico che riguarda tutti i canali di news, è pur vero che le loro “perdite” sono molto piu’ limitate rispetto a quelle della Cnn. Nonostante l’uscita di Keith Olbermann, passato per un periodo a Current Tv (la tv di Al Gore) prima di ritrovarsi disoccupato, il canale fa registrare una media di ascolti quasi doppia rispetto a quella della Cnn. Lo stesso vale per Fox che, nonostante il voltafaccia di una gran fetta di pubblico, continua a far registrare medie di pubblico vicine al milione. Una delle motivazioni dei cali di audience può essere ricercata in quella esasperata polarizzazione della politica che vede le due parti sempre più opposte e arroccate sulle proprie posizioni. La Fox, ad esempio, proprio qualche giorno fa, creando sconcerto finanche tra alcuni Repubblicani, ha mandato in onda un video di quattro minuti di propaganda anti-Obama che, a confronto, gli spot della campagna elettorale di Mitt Romney suonano come dei complimenti. La Fox non ha mai fatto mistero di essere il megafono del partito Repubblicano ma, soprattutto, di avere particolare “orecchio” per le istanze del Tea Party e dei conservatori più estremisti. Dall’altro lato, la Msnbc, nonostante l’uscita di Olbermann, ritenuto troppo radicale nelle sue posizioni (mai “morbide” nemmeno con i Democratici), continua a farsi portavoce di istanze sociali più di sinistra che liberali, capaci di attirare quella parte di elettorato indipendente, molto scontento con l’operato di Obama e grande “alleato” dei ragazzi di Occupy Wall Street.

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