Mps non sta più in piedi, 2 miliardi di soldi nostri per salvarla

Mps non sta più in piedi, 2 miliardi di soldi nostri per salvarla

Palazzo Chigi attacca una flebo da 2 miliardi di euro al braccio del Monte dei Paschi di Siena. «Il Governo interverrà, sottoscrivendo nuovi strumenti finanziari di patrimonializzazione assimilabili a obbligazioni speciali, simili ai cosiddetti “Tremonti Bond”. La Banca d’Italia ha ritenuto opportuno […] che lo strumento legislativo contempli un importo massimo di euro 2 miliardi».

Con queste parole la nota diramata pochi istanti fa da Palazzo Chigi ufficializza il salvagente finanziario lanciato da Mario Monti all’istituto presieduto da Alessandro Profumo, (uno dei circa 80 soci de Linkiesta), certificandone l’impossibilità «comunicata da Mps, e di cui la Banca d’Italia ha preso atto, di ricorrere, per una parte dell’importo richiesto dall’Eba, a soluzioni private di rafforzamento del patrimonio a causa delle attuali condizioni di mercato altamente volatili». Che tradotto significa: sul mercato nessuno vuole avere in portafoglio il rischio-Mps.

La corsa contro il tempo per rispettare la scadenza del 30 giugno, termine ultimo concesso dall’Eba, l’authority bancaria europea agli istituti di credito per innalzare il proprio patrimonio di vigilanza Core Tier 1 al 9% – il famigerato cuscinetto per neutralizzare eventuali shock macroeconomici – si è dunque conclusa, ma non certo nel migliore dei modi. Inizialmente il regolatore comunitario prevedeva un fabbisogno di 3,3 miliardi, ma al netto «delle azioni realizzate e in corso di realizzazione da parte della banca» il fabbisogno patrimoniale ancora da colmare rientra in una forchetta compressa tra 1,3 e 1,7 miliardi di euro, dopo i due miliardi recuperati nei mesi scorsi e i 200 milioni che dovrebbe fruttare la vendita della maggioranza di Biverbanca alla Cassa di Risparmio di Asti. 

I nuovi strumenti sottoscritti dal Tesoro e quindi in carico alla collettività, sostituiranno i quasi 2 miliardi di euro sottoscritti dall’istituto di credito nel 2009, in modo che «l’importo complessivo dei nuovi strumenti finanziari sottoscritto dal Governo potrà, quindi, essere pari al massimo a 3,9 miliardi». Ovviamente, il via libera all’operazione è subordinato alla presentazione di un piano di ristrutturazione da parte di Mps. Per avere maggiori dettagli bisognerà aspettare domani, quando l’amministratore delegato Fabrizio Viola presenterà il piano industriale al 2015, dopo l’ok del consiglio d’amministrazione odierno, ma una cosa è certa fin da subito: il più vecchio istituto del mondo è in coma farmacologico. Mentre resta da capire dove il Tesoro reperirà le risorse. 

I Tremonti bond, infatti, hanno un tasso d’interesse non certo a buon mercato (8,5%): su 1,9 miliardi di euro, 161,5 milioni si sono volatilizzati in interessi. Ammesso e non concesso che il tasso sarà medesimo, seppure le condizioni macroeconomiche tre anni fa fossero migliori di oggi, Rocca Salimbeni, che ha in pancia bond italiani per 26 miliardi, dovrà versare altri 170 milioni. 

Potenzialmente, quindi, gli interessi complessivi su questi strumenti si potrebbero mangiare 330 milioni di euro di capitale: sei volte l’utile del primo trimestre 2012, pari a 54 milioni di euro (-61,2% rispetto allo stesso periodo del 2011). C’è di più: in Piazza Affari l’istituto capitalizza 2,4 miliardi, mentre il titolo vale 19 centesimi (-0,7% alle 16.00) e i crediti deteriorati salgono da 13,4 a 15,1 miliardi (+10,3% sul primo trimestre del 2011), su un patrimonio netto di 12,2 miliardi. In queste condizioni finanziare famiglie e imprese diventa una mission impossible

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