Un importante riconoscimento al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, protagonista di una nuova stagione di dialogo. E diverse critiche, spesso feroci, a Luca Cordero di Montezemolo, Sergio Marchionne, Matteo Renzi. Tutte accompagnate dal brusio della platea diretto ai destinatari. Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso arriva alla festa del Pd romano a Terme di Caracalla accolta da tanti curiosi e tantissimi applausi. Per quasi un’ora e mezzo parla di politica, di industria e industriali. Ma soprattutto di governo. A Mario Monti la leader sindacale rivolge più volte l’accusa di essere «poco democratico». Pur riconoscendo al Professore alcuni indubbi meriti. «Ma se nel 2013 non resta a Palazzo Chigi è una buona notizia».
Il popolo del Pd accorso nei pressi del Circo Massimo per assistere al dibattito con la leader della Cgil è numeroso. E alla fine qualcuno è costretto a seguire l’incontro in piedi. Sarà colpa del buio, ma tra i tanti intervenuti non si scorge neppure un parlamentare democrat.
La discussione non può prescindere dal “patto di Serravalle”. Il recente incontro tra Susanna Camusso e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi in cui si è registrata un’inattesa affinità. Il giornalista di Repubblica Roberto Mania, che conduce l’intervista, ricorda le affermazioni del leader degli industriali. Dal rischio di «macelleria sociale» della spending review, alle critiche al governo Monti («Il mio voto all’esecutivo è tra il cinque e il sei»). Fino alla perfetta sintonia con la rappresentante della Cgil, con cui in alcuni passaggi Squinzi ha riconosciuto di essere «d’accordo al cento per cento».
Oggi il segretario generale della Cgil difende il leader degli industriali dalle critiche che hanno seguito quell’appuntamento. «La cosa più grave di tutta la vicenda – spiega Susanna Camusso – è avvenuta tra domenica e lunedì. Diverso tempo dopo quel dibattito. È stato quando il presidente del Consiglio ha detto che se qualcuno critica il governo, aumenta lo spread. Una cosa che una democrazia non può sopportare».
All’orizzonte non c’è alcun asse tra sindacati e Confindustria. Anzi. E se l’incontro di Serravalle è stato presentato come un momento di «totale convergenza» è soprattutto colpa dei giornalisti. «È vero, sulla spending review eravamo d’accordo – ricorda la Camusso – Ma Squinzi ha anche detto di condividere la riforma delle pensioni». Posizione opposta a quella della Cgil. Nessun patto, insomma. «Ci sono alcuni argomenti su cui gli interessi di imprese e lavoratori vanno d’accordo. Altre cose su cui abbiamo opinioni assolutamente divergenti». La novità semmai è un’altra. Un rinnovato clima di dialogo. «Recentemente Squinzi ha detto una cosa importante: deve aprirsi una stagione di confronto con tutti. Un’affermazione che mette una pietra sugli ultimi quattro anni». Una presa di coscienza non da poco. Perché lavoratori e impresa, dopo tutto, restano sulla stessa barca. «Io non direi così. In ogni caso sulla barca di Marchionne non vorrei esserci» taglia corto la leader Cgil, scatenando uno degli applausi più convinti della serata.
Eppure le frasi del presidente di Confindustria a Serravalle hanno sollevato diverse critiche. Contro Squinzi si sono schierati imprenditori come Luca Cordero di Montezemolo, Paolo Scaroni, Franco Bernabè. A sentire Susanna Camusso non è solo una questione di rapporti interni a Confindustria. «Alcune prese di posizione hanno più a che fare con gli schieramenti politici che nasceranno da qui alle prossime elezioni. Ad esempio quelle di Montezemolo, che da almeno due anni ci prepara a una sua discesa in campo. Anche per questo non è neutro nelle sue esternazioni». Un’ultima frecciata: «In ogni caso mi sembra che abbiano parlato pochi imprenditori e molti uomini di aziende pubbliche».
Le critiche a Montezemolo sono poca cosa rispetto all’attacco che la leader della Cgil riserva a Mario Monti. «L’idea del governo che non si debba concertare è poco democratica», dice Susanna Camusso ripercorrendo il confronto tra parti sociali ed esecutivo prima del varo delle riforme di lavoro e pensioni. Una scelta spesso dettata «da tanta supponenza». La Camusso critica l’approccio del governo tra gli applausi dei presenti. «Sembra sempre che loro sappiano tutto, e gli altri nulla. Ma l’esperienza insegna che forse un po’ di umiltà non guasterebbe».
In ogni caso la strategia montiana del “sentire tutti, trattare con nessuno” non sembra aver portato ai risultati sperati. «Sta creando solo problemi, perché molti dei provvedimenti approvati dovranno essere cambiati profondamente. È il caso della riforma delle pensioni, che questo Paese non è in grado di reggere». La mancanza di concertazione crea anche situazioni paradossali. «Nel caso del decreto liberalizzazioni – ricorda la Camusso – non si sono volute ascoltare le rappresentanze sociali, ma qualsiasi lobby ha obbligato il governo a cambiare più volte il testo».
Tante critiche, ma anche alcuni riconoscimenti importanti. Ci sono almeno due cose che Susanna Camusso ha apprezzato nel governo tecnico? «Due, esattamente – spiega ironico il segretario generale Cgil – Se me ne avessero chiesta una terza non avrei proprio saputo cosa rispondere». Primo merito del governo tecnico: «Siamo tornati un Paese credibile in Europa». Secondo riconoscimento: «La lotta all’evasione fiscale. Siamo di nuovo un Paese civile in cui c’è il senso delle istituzioni».
L’indulgenza di Susanna Camusso cambia quando si torna a parlare di politica. Oggi Mario Monti ha smentito l’ipotesi di voler rimanere a Palazzo Chigi anche dopo il 2013. «Questa è una bella notizia – dice la sindacalista – Ma non so quanto sia vera. La partita mi sembra ancora aperta, temo che da qui al 2013 ne discuteremo ancora molto». Di certo la Cgil è sempre stata contraria a una conferma di Monti. «Il governo tecnico deve rimanere una breve parentesi. L’anno prossimo si deve tornare a votare. Con schieramenti che abbiano proposte, ma soprattutto con l’idea che in questo Paese ci sia un’alternativa alla destra». Con buona pace dei quindici esponenti del Pd che questa mattina hanno scritto una lettere al Corriere della Sera, chiedendo a Bersani di proseguire l’agenda del governo Monti anche il prossimo anno. «I liberi pensatori sono liberi pensatori – sorride la Camusso – Siamo in democrazia, per fortuna». Non c’è crisi che tenga, nel 2013 la parola deve tornare agli elettori. «Non accetterò mai l’idea che i mercati o lo spread interrompano la democrazia. Che non debbano essere i cittadini a scegliere».
Basta con la grande coalizione. Anzi, con la “giga-coalizione” come la chiama Susanna Camusso. E l’accordo tra Pd e Udc? «Non sono contraria a priori, se c’è un chiaro programma di governo. Semmai sono contraria a quelle coalizioni dove non si capisce chi è la destra, chi la sinistra e chi il centro».
«Che opinione ha di Matteo Renzi?». A un certo punto l’intervistatore prova a tirare nel dibattito il sindaco di Firenze, che in una delle sue recenti uscite aveva ipotizzato la necessità di rottamare i sindacati assieme all’attuale classe politica. Dalla platea si alza rumoroso un misto di commenti infastiditi e insulti. Contro la domanda fuori dal contesto, forse. Ma anche, probabilmente, contro Renzi. «Basterebbe la sua frase sui sindacati per capire che opinione ho di lui» liquida la questione Susanna Camusso.
Nel corso della serata il pubblico tributa pari dissenso solo a Sergio Marchionne. Accusato dalla Camusso senza troppi giri di parole di “meschinità”. «Usare come argomentazioni della mancanza di investimenti in Italia non l’assenza di un piano industriale o di nuovi modelli, ma la presenza di una Fiom brutta e cattiva mi sembra una trovata da asilo mariuccia, non certo da grande imprenditore».