E per unire Parma, il grillino Pizzarotti pensa a Peppone e Don Camillo

E per unire Parma, il grillino Pizzarotti pensa a Peppone e Don Camillo

Metodo Guareschi. L’immaginario collettivo grillino inizia ad arricchirsi di padri nobili. E nel pantheon dei Cinque Stelle, almeno di quelli dell’Emilia Romagna, si staglia l’autore di Don Camillo e Peppone.

Non a caso il giornalista bastiancontrario e anticomunista è stato citato, insieme a Pietro Calamandrei, dal sindaco Federico Pizzarotti il giorno dell’insediamento in Consiglio comunale: «Maggioranza e minoranza devono essere come nel Mondo piccolo quando le due parti si azzuffavano e si scontravano, ma poi si ritrovavano per il bene comune».

Un peana, nei confronti del baffuto Giovannino, interpretato dagli osservatori come un proclama consociativo da parte di Pizzarotti. Ma come: il sindaco più slow del Paese da incendiario è diventato già pompiere? La questione può essere letta sotto diversi punti di vista. Il primo è territoriale: Guareschi, anche se il grosso della sua opera letteraria si colloca a Brescello, e cioè nel Reggiano, è uno dei figli illustri di Parma. Dove nacque (a Fontanelle di Roccabianca) nel 1908 per muovere poi i primi passi nella Gazzetta. Sicché nell’ex ducato lo vedono come uno di casa, e per i grillini l’humus territoriale è una roba seria, un po’ come fu per i primi leghisti.

Poi c’è un’altra questione, legata appunto al personaggio e al messaggio trasmesso dall’epopea di Don Camillo e Peppone. Così lontani e così vicini, caparbi nel saltare i rispettivi steccati ideologici quando c’era il ballo il bene comune.

I due per certi versi rappresentano la base magmatica del Movimento a Cinque stelle. Possibile che dalla loro unione sia nato, più di mezzo secolo dopo, il dna grillino? «Questo non lo so ed è ancora presto per fare certe analisi – dice Alberto Guareschi, primogenito dello scrittore e curatore della mostra-museo permanente dedicata alla vita del padre – di certo la citazione di Pizzarotti mi ha lusingato e spero di dirglielo di persona appena lo vedrò».

Ma insomma, il nuovo sindaco di Parma è il frutto della mutazione antropologica di Peppone sessant’anni dopo con spruzzate di catto-comunismo? «Sono domande complesse a cui non mi sento di rispondere, in compenso in queste settimane ho notato un’altra cosa. Ho visto nell’Emilia terremotata tanti sindaci e parroci tirarsi su le maniche e lavorare insieme per la ricostruzione per tamponare l’emergenza. Questo era lo spirito del Mondo piccolo: due autorità che da sponde diverse si mettevano a servizio della collettività, che sia poi il gregge di don Camillo o la comunità di Peppone poco importa».

Intanto, il “Pizza” rilancia. Nell’instant-book scritto con il giornalista Matteo Incerti (Cittadini a cinque stelle. La partecipazione in rete che vince sui partiti edito per i tipi di Aliberti) un capitolo è dedicato proprio al fondatore del Candido. E a Parma il giorno del ballottaggio sembrano aver riadattato il celebre motto guareschiano in «Dio ti guarda, Bersani no».  

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club