Si chiamano Mauro Nespoli, Marco Galiazzo e Michele Frangilli e sono i tre Robin Hood in versione azzurra. Il London Cricket Ground è un po’ distante dalla mitica foresta di Sherwood ma i tre arcieri azzurri hanno dimostrato di essersi adattati alla grande conquistando il primo oro olimpico azzurro aspettando l’altro dream team, quello del fioretto donne. Del resto loro l’abitudine con il podio non l’avevano mai persa.
L’Italia del tiro con l’arco, quella che è sempre in coda per contributi è arrivata a Londra da quattro Olimpiadi in cui si è sempre potuto festeggiare una medaglia. L’argento di Nespoli, Galiazzo e Di Buò a Pechino, l’oro di Galiazzo ad Atene. E andando ancora indietro, l’argento di Frangilli, Di Buò e Bisiani a Sydney e il bronzo di Frangilli, Bisiani e Parenti ad Atlanta.
Nella versione londinese Nespoli, Galiazzo e Frangilli arrivano da Voghera, da Padova e da Gallarate. Tutti uniti nel segno dell’arco. La medaglia che brilla di più è arrivata ancora una volta oggi. Mauro aveva un conto in sospeso con la sfortuna e sulle spalle tutto il peso di un oro sfuggito a squadre a Pechino 2008 quando vinse l’argento con Di Buò e Galiazzo. Sbagliò una freccia. «Volete il vero colpevole? Sono io» disse. Il colore della medaglia mutò da oro ad argento. Per battere Marco ora ci vogliono gli attributi, specialmente dopo che mise all’asta un suo preziosissimo arco per raccogliere soldi da inviare a un arciere israeliano malato di tumore, Yaron Tal. Purtroppo, il giovane è deceduto proprio alla vigilia dei Giochi di Pechino. Il «casalingo di Voghera» fa coppia fissa con il pacioso Galiazzo. Lui nel 2004 fu premiato con l’alloro ad Atene 2004.
Cercava una ragazza allora. L’ha trovata. Si chiama Gloria Trapani, arciera di Torino, con cui sta insieme da circa tre anni e mezzo. Ha lottato per trovare un posto in albergo a Londra. È rimasto sempre lo stesso. Ha iniziato a tirare con l’arco a 13 anni, quando i suoi genitori, vedendo che il figlio si costruiva da solo degli archetti come passatempo, gli regalarono un arco-scuola. Ventinove anni compiuti lo scorso 7 maggio, Marco Galiazzo da Ponte San Nicolò, sempre allenato dal padre Adriano a febbraio, quando fu premiato dal tennista André Agassi a Las Vegas per la vittoria nel mondiale indoor. «Bisogna pensare che è una gara come le altre» dice delle Olimpiadi.
Semplice, no? Per Frangilli c’è anche la certezza di aver vinto un elettrodomestico. La Whirpool, sponsor federale per gli azzurri originari delle aree di Varese, Napoli, Trento e Siena, dove sorgono i siti della dell’azienda ha previsto premi in prodotti per chi salirà sul podio. Un frigo o una lavatrice deciderà lui. Ma l’elettrodomestico non gli bastava. Ha messo il dieci decisivo, quello che entra nella storia.