Un commissario per ogni emergenza. Che si tratti di rifiuti, dissesto idrogeologico, inquinamento o sanità, in Campania la soluzione si trova con una nomina: il Governo sceglie un commissario, gli affida pieni poteri e attende che risolva i problemi. È accaduto fin dal 1994 con il dramma della spazzatura, è proseguito su altri fronti. Molti di quei problemi, però, sono ancora lì. Così la Regione ha sprecato milioni di euro soprattutto per pagare stipendi e straordinari a manager o consulenti, più che per finanziare interventi che consentissero di superare quelle emergenze. Lo Stato ha cominciato a battere cassa, prima ancora della conclusione delle inchieste giudiziarie e dei processi. Lo ha fatto perché la maggior parte di quelle risorse proveniva da Roma e nella Capitale dovrà rientrare secondo le direttive del governo.
L’ultimo conto salato è stato presentato all’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, condannato dalla Corte dei Conti a pagare di tasca propria 195mila euro, per le spese sostenute da commissario straordinario per le alluvioni del 2001. Pioggia, grandine e frane misero in ginocchio la Campania, ma secondo la magistratura contabile solo una parte dei fondi inviati dalla presidenza del Consiglio dei ministri, settore Protezione civile, fu spesa per la prevenzione e la sicurezza del territorio. Il rischio idrogeologico persiste, come dimostra il fatto che l’ultima calamità in Campania, nel 2011, ha fatto registrare nuove vittime.
Dei due milioni e 865mila euro affidati alla struttura commissariale per investire sulla tutela del territorio, ben due milioni e 233mila euro se ne andarono in straordinari e premi ai dipendenti della Regione. Al loro stipendio base da dirigente, funzionario o semplice impiegato, fu aggiunto un bonus forfettario, che andava dai 2.700 euro al mese per il ruolo di coordinatore a 900/700 per il semplice collaboratore. La magistratura contabile contesta a Bassolino e a un dirigente regionale, l’ingegnere Fernando De Angelis, di aver utilizzato risorse dello Stato e non della Regione per assegnare quei lauti compensi, che sforavano il tetto massimo stabilito per le risorse umane.
«Le spese per il personale della struttura commissariale – si legge nella sentenza pubblicata lo scorso 4 luglio, il giorno prima del ricovero in ospedale di Bassolino a causa di un’ulcera duodenale – hanno assorbito gran parte delle risorse di gestione, con destinazione all’emergenza di una minima parte delle risorse stanziate». L’indagine fu avviata in seguito a due ispezioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze, tra il 2007 e il 2008. L’attenzione della Procura regionale della Corte dei Conti si concentrò su un’ordinanza del 21 luglio del 2004, la numero 110, che poneva a carico dello Stato le spese per il personale che sarebbe stato impegnato nella gestione dell’emergenza alluvione in Campania del 2001. Quell’anno nelle province di Napoli e Salerno, tra il 22 agosto e il 15 settembre, si verificarono allagamenti e frane che fecero ritornare la paura soprattutto a Sarno e dintorni, zone in cui nel 1998 si verificò la più grande tragedia degli ultimi 15 anni, con la morte di 160 persone.
Per la Corte dei Conti, invece, quei super bonus ai dipendenti violavano il principio di contenimento della spesa pubblica e, soprattutto, doveva essere la Regione a farsi carico di quelle somme, sulla base dell’ordinanza ministeriale n. 3147 del 2001. Il danno all’erario è stato di circa 585mila euro, che i tre protagonisti dell’ordinanza del 2004 – Bassolino che la firmò, De Angelis e un altro dirigente deceduto che concessero parere favorevole – avrebbero dovuto pagare in parti uguali. Lo Stato aveva già bussato alla porta dell’ex governatore della Campania, commissario straordinario per l’emergenza rifiuti dal maggio 2000 al febbraio 2004, per chiedere la restituzione di oltre tre milioni di euro a Governo e Regione Campania, per una serie di spese non giustificate, tra cui quella per l’attivazione di un call center ambientale.