Abbiamo bisogno di risposte, ma giorno dopo giorno, le domande sul caso Schwazer continuano ad aumentare.
Sembra incredibile, infatti, come Coni e Fidal si siano “dimenticate” del fatto che il marciatore era inserito nella lista dell’Rtp del Coni-Fidal. Si tratta del Gruppo Registrato per i controlli antidoping, contiene centinaia e centinaia di nomi e Schwazer ne fa parte perché risponde a due criteri:
Criterio: 1.b = Atleti italiani inseriti nell’Rtp della rispettiva Federazione Internazionale competente, a far data dal loro inserimento e fino alla loro cancellazione;
Criterio: 1.d = Atleti partecipanti all’ultimo Campionato Mondiale e/o Europeo in Rappresentative Nazionali Assolute, a far data dalla loro convocazione e fino a revoca decisa dal CCA.
Per fare le analisi a sorpresa è dovuta arrivare la Wada su indicazione della Guardia di Finanza: curioso, ma perché le nostre Fiamme Gialle si sono rivolte ad un organismo internazionale e non al Coni stesso?
Stranamente, poi, sembra anche che la Fidal lo ritenesse difficilmente raggiungibile, inquadrabile e definibile, se si va a considerare l’ultima triste frase del comunicato stampa del presidente Fidal, Arese, riportato sul sito stesso della Federazione atletica leggera: “…Credo che nell’atletica ci sia chi fa attività pulita, ma allo stesso modo immagino che ci sia anche chi bara. E in ogni caso, quella contro il doping è una battaglia giusta, che va fatta. La posizione dell’atletica italiana su questo tema è chiarissima. Schwazer viveva la sua atletica isolato, lontano da tutti, senza contatti. Forse anche questo può averlo condizionato”.
E ancora più strano è che accettassero tutto ciò il medico responsabile del settore marcia, fondo e mezzofondo ed il medico federale visto che sono tra i nove migliori esperti al mondo dell’utilizzo dei valori ematici per definire se un atleta è a rischio oppure no.
Le domande crescono e, per qualcuno, si fanno sempre più pesanti.
* direttore di tuttoBICI e tuttobiciweb.it