“La storia di Mediobanca è fatta di patti segreti”

“La storia di Mediobanca è fatta di patti segreti”

La storia si ripete. Tredici marzo 1995, alla caserma della Guardia di Finanza di via Fabio Filzi, a Milano, si presenta l’87enne Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca. Ad aspettarlo il sostituto procuratore di Ravenna Francesco Mauro Iacoviello. L’accusa è di «concorso in false comunicazioni sociali». Secondo gli inquirenti, Cuccia – assieme all’amministratore delegato Vincenzo Maranghi e ai manager Gerardo Braggiotti e Maurizio Romiti – era a conoscenza che i bilanci del gruppo Ferruzzi erano falsi, ma non ha impedito che venissero ugualmente depositati. Tutto nasceva dalle dichiarazioni dell’allora amministratore delegato della Montedison Carlo Sama, che aveva spiegato come Mediobanca di fatto gestisse il gruppo industriale dal 1993, avendolo «espropriato» alla famiglia Ferruzzi.

È la tempesta di Tangentopoli che si abbatte sul fortino più impenetrabile della finanza italiana. Un anno prima, il 31 maggio 1994, quando a Cuccia viene notificato l’avviso di garanzia, Andrea Barbato scriveva su l’Unità: «Qualcuno prevede che le ondate sismiche si ripercuoteranno nei saloni della Borsa, nei consigli d’amministrazione di grandi aziende, nei palazzi delle banche. E che il capitalismo italiano, già così fragile, vacillerà. Altri invece celebrano il giorno della liberazione del mondo degli affari dalla tirannia di un ottuagenario che ha piegato per decenni la vita economica italiana ai propri disegni».

Fabio Tamburini, direttore di Radio 24 e dell’agenzia Radiocor, due anni prima aveva pubblicato un libro, Un siciliano a Milano, edito da Longanesi, sulla vita e i segreti di Enrico Cuccia, uno dei rari casi in cui si racconta di un banchiere (allora) ancora in vita. A Linkiesta ricorda: «Una delle frasi che aveva detto Cuccia nel famoso interrogatorio, quando venne coinvolto nella vicenda Montedison, è che lo sapevano anche i paracarri che i bilanci fossero falsi. Un’altra battuta sua battuta era: di bilanci veri in giro ce ne sono pochi. All’epoca questa era un’opinione piuttosto diffusa in Mediobanca e non soltanto in Mediobanca».

Diciassette anni dopo a varcare i cancelli della stessa caserma di via Filzi è Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, la principale banca d’affari del Paese. Nagel è iscritto nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Luigi Orsi per «ostacolo all’attività degli organi di vigilanza». La Procura vuole capire se la fotocopia siglata «esclusivamente per presa di conoscenza» da Nagel su richiesta di Jonella Ligresti, riportante «un elenco di desiderata della famiglia» Ligresti sia configurabile come un patto non comunicato al mercato con una buonuscita per la famiglia dell’ingegnere di Paternò. Una condizione che farebbe cadere l’esenzione dall’ Opa concessa da Consob a Unipol nell’ambito della fusione con la galassia dei Ligresti.

Qualunque sia l’esito delle indagini, ancora una volta si torna a parlare di patti segreti e accordi occulti che ruotano attorno a Mediobanca. «La storia del capitalismo italiano nel mezzo secolo in cui ha regnato Mediobanca è una storia di patti segreti e, in quanto tali, del tutto sconosciuti al mercato. I due più famosi di tutti erano lo stesso patto di sindacato Mediobanca e quello delle Generali, la principale partecipata. Va però sottolineato che erano altri tempi, con regole e consuetudini molto diverse da quelle attuali», dice Tamburini. E diverso è anche il rapporto con la politica: «Nelle partite di potere di oggi non vedo alcun ruolo davvero significativo dei principali partiti e, più in generale, in giro si vedono pochi centri di potere vero. Mi pare che siano sopravvissute più lobby trasversali che poteri forti. All’epoca di Cuccia, invece, i poteri forti esistevano eccome, primo tra tutti quello che ruotava intorno a Enrico Cuccia e Giovanni Agnelli».

L’immagine di Mediobanca sicuramente uscirà danneggiata dalla vicenda, ma per Tamburini ha poca rilevanza agli occhi di un investitore estero. «Proprio negli ultimi giorni i vertici delle principali banche internazionali, a partire da quelle anglosassoni, sono sotto inchiesta per comportamenti di straordinaria gravità, e poi l’incriminazione di Nagel e l’interrogatorio conseguente potrebbe perfino essere considerato poco più che un atto dovuto», spiega ancora Tamburini, che osserva: «Certo molto dipende dalle dichiarazioni di Nagel e dalla reazione dei Ligresti che sulle vicende riservate di Mediobanca la sanno lunga, soprattutto Salvatore Ligresti, il capostipite».

Intanto, fonti interne a Piazzetta Cuccia confermano a Linkiesta le indiscrezioni di questi giorni, secondo le quali sarebbero in corso colloqui e contatti tra vertici e azionisti della società orientati a propendere per le dimissioni del top manager milanese. Ieri è stata un’altra giornata caldissima: gli uomini della Consob hanno consegnato a Orsi alcune carte su un altro episodio relativo a presunte irregolarità, da cui potrebbe scaturire un nuovo filone nell’indagine sul gruppo Ligresti. Durante il colloquio si sarebbe parlato anche in generale del presunto accordo sulla buonuscita della famiglia. 

Le voci che trapelano da Mediobanca indicano una probabile riunione del cda prima dell’appuntamento del 20 settembre per approvare il bilancio della banca, per un’informativa che riguarda l’amministratore delegato. Fonti finanziarie dicono a Linkiesta che la corsa per la successione ai piani alti della banca potrebbe vedere il clamoroso ritorno di Gerardo Braggiotti, numero uno di Banca Leonardo, che ha seguito da vicino la fusione tra Fonsai e Unipol come advisor, uscito da Mediobanca nel 1997 e coinvolto nell’affaire Montedison. 

Ieri è stato un giorno cruciale anche per Fondiaria-Sai, che ha approvato i conti (utile 24,9 milioni di euro rispetto a -61,5 milioni al 30 giugno 2011 e un combined ratio in miglioramento a 98,1% rispetto a 101,9% del 30 giugno 2011), ma soprattutto ha fatto sapere di aver ricevuto la notifica di «un decreto di perquisizione e sequestro nell’ambito di un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Torino». La Procura ha notificato un avviso di garanzia nei confronti di alcuni amministratori ed ex amministratori, tra i quali l’a.d. Emanuele Erbetta, Jonella, Giulia e Paolo Ligresti, l’ex a.d. Fausto Marchionni, Massimo Pini e il consigliere Vincenzo La Russa. Le indagini riguardano le ipotesi di «falso in bilancio per il periodo 2008-2011 e di ostacolo all’attività di vigilanza per il medesimo periodo». Un altra nube che oscura l’orizzonte della principale operazione finanziaria del 2012, orchestrata proprio da Mediobanca.