Mangiacapre, arriva il bronzo per il campione “maturo”

Mangiacapre, arriva il bronzo per il campione “maturo”

“Come to fight”, e il cerchio umano di persone si apriva lasciando ai due contendenti lo spazio per combattere e disputarsi qualche scatoletta di carne e un paio di pacchetti di sigarette americane. Comincia così la storia del pugilato a Marcianise, Caserta, terra di boxe che negli anni trenta trovò in un rappresentante del caffè napoletano, Ermesto Centobelli, campione italiano dei pesi medi, il primo mentore.

Solo che attorno a Carabelli erano in tanti che avevano voglia di imparare e quando a Marcianise si insediarono le truppe alleate, dopo l’armistizio, in molti non persero tempo a tirare di boxe contro di loro. Erano soldati, ma portavano con loro una grande tradizione pugilistica. Zinzi, Excelsior, Medaglie d’oro. In una terra fertile per il pugilato nasce una tradizione che continua a mietere successi negli anni. Si direbbe una economia di sistema, perché accanto alla capostipite Zinzi, ecco palestre, maestri e medaglie.

Tommaso Russo conquistò il mondiale a Sidney nel 1991, Angelo Musone il bronzo olimpico nel 1994, Clemente Russo il mondiale a Chicago nel 2007, l’argento olimpico di Pechino 2008 salito sul podio anche a Londra 2012. Terra di pugni per combattere il malaffare. Clemente Russo ne ha fatto un film: Tatanka, nel quale racconta il riscatto attraverso il pugilato.

È questa la terra nella quale cresce anche Vincenzo Mangiacapre, classe ’89, bronzo olimpico a Londra. L’Italia ha trovato un campione grazie a Laura, la sua fidanzata.  «Sono cambiato – ha detto in una intervista – il giorno che ho chiesto a me stesso cosa volessi fare della mia vita. Il pugilato o un altro lavoro? La risposta me la sono data subito, la boxe era il mio futuro. Sono maturato, anche grazie a Laura, la mia fidanzata. Adesso non temo nessuno, sono gli altri che devono venirmi a prendere. Da allora sono arrivati i risultati». È stato il classico ragazzo ribelle, ottanta match sul ring ed altrettanti in strada. Tatuaggi: uno solo con il suo soprannome “murzett”, piccolo morso, anche se i compagni di squadra lo chiamano Matrix per la velocità con la quale schiva i colpi.

Patrizio Oliva, oro olimpico a Mosca 1980 dice di lui: «È tanto spavaldo sul ring quanto serio nel lavoro». Ha una boxe tutta istinto, con colpi che seguono delle traiettorie imprevedibili. E negli ultimi anni il peso super leggero di Marcianise ha vinto il bronzo ai mondiali di Baku nel 2011, grazie al quale ha staccato il pass per Londra, ed agli europei di Ankara.

È entrato in palestra perché era grassottello. A nove anni giocava a calcetto per dimagrire visto che era molto sovrappeso. Poi il maestro Brillantino ha cominciato a mostrargli i primi pugni, la guardia, come danzare sul ring, come scaricare la rabbia sul ring. Ha cominciato, non ha più smesso e l’Italia ha trovato un campione. Il futuro? Probabilmente passerà al professionismo. Lo stipendio che gli passa l’esercito è buono, gli consente di vivere tranquillamente ma lui vuole diventare il re dei superleggeri.