Il paese reale esiste, qualcuno informi gli dèi di Cernobbio

Il paese reale esiste, qualcuno informi gli dèi di Cernobbio

CERNOBBIO – «Workshop The European House – Ambrosetti a Villa D’Este»: quello che per tutti è “il convegno di Cernobbio” in realtà si chiama così. Lo specifica subito la prima pagina della cartella stampa distribuita ai giornalisti accorsi in questa villa rinascimentale lungo il lago di Como, dove per tre giorni, come ogni anno dal 1975, si tengono dibattiti tra economisti, politici, imprenditori, scienziati «sui temi di maggiore impatto per l’economia globale e la società nel suo complesso». Dal nome dell’evento («Ai fini della correttezza dell’informazione, qualora desiderasse effettuare servizi su questo evento, l’indicazione corretta è la seguente», si legge) alla disposizione dei tavolini di fronte al lago, tutto a Cernobbio sembra pensato nei dettagli per creare una atmosfera a sé. Una moderna “Scuola di Atene”, come il famoso affresco di Raffaelo ai Musei Vaticani. Lontana anni luce dalla vita reale. Quella resta fuori del cancello della villa.

Tanto che i dibattiti sono «riservati», cioè  non aperti alla stampa al completo, ma solo ad alcuni giornalisti eletti. All’interno ci sono gli ospiti relatori e poi i partecipanti, che pagano tra i 10 e i 20 mila euro (la cifra esatta non si conosce) per trascorrere tre notti e tre giorni nella villa-hotel. Dove per queste 72 ore vige il principio del “Chatham House Rule”. Cos’è? Una regola in base alla quale i partecipanti all’evento sono liberi di usare e rivelare le informazioni ascoltate, ma non di associarle a una persona o partito. Viene garantita l’anonimità e ognuno è libero di dire quello che vuole. La norma esatta recita: «When a meeting, or part thereof, is held under the Chatham House Rule, participants are free to use the information received, but neither the identity nor the affiliation of the speaker(s), nor that of any other participant, may be revealed». Qualcuno spiega in parole povere: «Senza la scocciatura di vedersi riportate le dichiarazioni il giorno dopo sui giornali». 

L’idea del forum si dice che sia nata in treno fra Verona e Milano nel novembre del 1974 in una discussione tra il cavaliere Alfredo Ambrosetti e lo scienziato Umberto Colombo. Le prime edizioni, a dire la verità, non ebbero un gran successo. Poi l’idea decollò tanto che leggenda vuole che il ministro democristiano Beniamino Andreatta chiamando una volta Ambrosetti al telefono gli disse: «Carissimo ti annuncio che oggi è nato il governo Ambrosetti». All’inizio tutti quelli che arrivavano a Cernobbio erano ospiti pagati da Ambrosetti. Nessuno sborsava di tasca propria come si fa adesso. Un bagno di sangue, lo definirà lo stesso fondatore. Ma i dibattiti già allora avevano tra i relatori il cuore dell’establishment mondiale, dallo stesso Mario Monti a Romano Prodi. E poche cose, a distanza di quasi 40 anni, sembrano esser cambiate da quella fine degli anni Settanta. 

Quando un dibattito sta per cominciare, un uomo in livrea bianca si aggira tra i tavoli coperti di succhi di frutta e pasticcini con un gong in metallo, percuotendolo per attirare l’attenzione. E richiamare tutti ai «lavori». E una voce registrata, prima in italiano, poi in inglese, chiede che i partecipanti ritornino in sala «per iniziare senza ritardi». Quello che si è detto nel corso degli incontri si può solo captare negli intervalli. Mezzora, prima che suoni un altro gong. È in questi momenti che economisti, tecnici e politici di professione fanno il riassunto di quello che si è detto. Da una parte loro, gli intellettuali, con il cartellino bianco attaccato al collo. Dall’altra parte i giornalisti, con tanto di pass giallo sul petto. 

L’argomento del giorno, ovviamente, è la decisione della Bce di acquistare i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. «La Bce ha fatto quello che poteva», dice Enrico Tomaso Cucchiani, consigliere delegato di Intesa San Paolo, «ma per la stabilizzazione dovremo attendere il 2014». E Monti? «Un Monti bis è necessario, anzi probabile». Flash, foto con spalle al lago e via. Stesso discorso per Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit: «La Bce ha fatto la sua parte, ma non è che ha risolto tutto». Anche l’economista Nouriel Roubini sembra meno negativo degli altri anni, dicono i veterani del forum di Ambrosetti, e lancia un profezia: «Non ce la faremo di certo in sei mesi, ma serve una lunga road map prima della ripresa». Molto più cupo l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi: «Non abbiamo ancora risolto nulla». 

L’ottimismo arriva a Cernobbio, invece, con l’ex ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta. «Con ieri è finita l’emergenza», dice, «è finito il ricatto dello spread. Finalmente qualcuno fa l’interesse del nostro Paese». Tanti problemi finanziari, geopolitici, macroeconomici entrano in questo spicchio di mondo sul lago di Como. Dei problemi caldi del Paese e delle emergenze sociali, però, nessuna traccia. I fumi delle ciminiere a strisce bianche e rosse del golfo di Taranto, gli operai dell’Alcoa o delle miniere del Sulcis sono molto lontani dall’acqua piatta di questo lago. Dove i gommoni della polizia fanno avanti e indietro e ogni tanto qualche sub si tuffa per controllare la sicurezza dei fondali. Eppure fino a qualche giorno fa in tanti rilasciavano dichiarazioni su come dal destino dell’Ilva dipendesse il Pil del Paese.

«Se c’è un riscontro di questi incontri sulla vita delle persone? Certo che c’è», dice Enrico Letta, «qui si fanno discussioni utili e importanti per tutti». Non è d’accordo il manager Chicco Testa, che dice: «Ma davvero crediamo che la gente sappia chi sono gli Ambrosetti e che noi siamo qui a parlare? I problemi della gente sono altri».

A riportare la “scuola di Atene” del lago di Como alla realtà dei «problemi della gente» ci pensa l’arrivo di Barbara Berlusconi. La figlia del Cavaliere, al suo debutto al “Workshop The European House – Ambrosetti a Villa D’Este”, si è presentata come membro del cda del Milan con un nuovo look: capelli color rosso rame, un vestito nero e tacchi a spillo. Così, da quest’anno, anche “il convegno di Cernobbio” non è più lo stesso.