«Fatti assumere in un posto pubblico e non ti tocca più nessuno». Le mamme di una volta ammonivano così i figli troppo estrosi, che miravano a carriere ritenute troppo incerte. Oggi però non è più così. Infatti il Comune di Carnago, un paesino in provincia di Varese, ha deciso di licenziare un dipendente per esubero. A quanto risulta, il primo caso di licenziamento senza giusta causa nella pubblica amministrazione. Una novità attesa da molti.
I sindacati sono scesi subito sul piede di guerra. Cgil e Cisl denunciano la mancanza di volontà dell’amministrazione di aprire un confronto e chiedono il reintegro dell’impiegato, per dieci anni responsabile dell’ufficio tecnico del Comune. «Dopo diversi tentativi senza esito di aprire un confronto – recita un comunicato – con l’amministrazione del comune di Carnago in merito alla dichiarazione di esubero deliberata dalla giunta, abbiamo proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori. Lamentiamo la violazione di tutte le norme relative alla deliberazione di esubero di personale, che non solo sono a tutela di tutti i lavoratori ma sono strumento essenziale per fare una scelta organizzativa oggettiva in materia di organizzazione del lavoro. L’amministrazione comunale non ha aperto i tavoli di confronto previsti dalla normativa vigente e non ha nemmeno fornito gli elementi per giustificare l’esubero di personale».
L’attacco è a tutto tondo: «Oltre al danno per il lavoratore coinvolto – spiegano – c’è quello per la collettività. Il Comune ha scelto di rinunciare al dipendente al lavoro, collocandolo in mobilità, con la piena consapevolezza di dovergli pagare l’80% della retribuzione per due anni. Naturalmente si è aperta anche una vertenza legale, che porterà a un processo, con costi aggiuntivi a carico dei cittadini di Carnago».
Il Comune del varesotto rischia di riscatenare il dibattito che da anni tiene banco in Italia, cioè quello del licenziamento senza giusta causa, che viene disciplinato dall’articolo 18, fin dal 1970 e che sembra un intoccabile tabù. I sindacati si stanno già muovendo in questo senso. «La nostra battaglia non è per il caso singolo, ma perché sia garantito un trattamento corretto ai lavoratori nel rispetto delle norme vigenti, il che passa per l’uniformità di applicazione della norma. Lo stato di agitazione è solo l’inizio, oltre a preparare iniziative a difesa del personale vigileremo a tutto tondo sulla vicenda». Il primo appuntamento è istato stamattina, con il funzionario licenziato davanti al comune con il suo avvocato.
La questione è iniziata quando un altro funzionario, anch’egli impiegato all’ufficio tecnico e di categoria D3, è stato mandato “in comando” in un altro ente. Si tratta di un tipo di trattamento che prevede che un ente pubblico “presti” un dipendente a un altro, senza che questo venga tolto dalla pianta organica. Una specie di mobilità “dolce” insomma. Nel frattempo è stato assunto, tramite concorso, un nuovo dipendente, che ha maturato i titoli per diventare a sua volta caposettore. Con il rientro del funzionario “in comando”, pur con un part time di 18 ore, l’amministrazione comunale si è trovata con due impiegati che hanno lo stesso livello. Il sindaco di Carnago Maurizio Andreoli Andreoni, del Pd, ha applicato così una norma contenuta nella finanziaria dello scorso anno che autorizza l’esubero (finora il sindaco non ha risposto a Linkiesta). «Noi contestiamo – dice Mauro Catella della Cisl – il fatto che non sia stata seguita la giusta procedura, e comunque è vero che non ci possono essere due capisettore nello stesso comune, ma è anche vero che uno può essere eventualmente destinato ad altre mansioni». Ma al di là delle posizioni del sindacato, forse in questo angolo di varesotto un sindaco del Pd ha rotto uno dei più grandi tabù d’Italia.
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