Ma che spending review è togliere l’acqua dagli ospedali?

Ma che spending review è togliere l’acqua dagli ospedali?

CREMA – Ieri sera è ritornata l’acqua all’ospedale di Crema. Dopo oltre dieci giorni. I pazienti infatti non hanno avuto diritto, dal 19 settembre a oggi, ad avere le bottiglie d’acqua insieme al cibo. Dovevano comprarsele alle macchinette. Effetto della spending rewiew, come comunicato dall’amministrazione dello stesso ospedale. «In virtù delle riduzioni operate dal governo», spiega la sindacalista della funzione pubblica Cgil Monica Vangi, «l’azienda ha ridotto i contratti in essere. Dal 19 settembre non solo non veniva più data l’acqua ai pazienti, ma anche lo yoghurt a colazione era stato tolto, assieme al panino che la notte veniva fornito ai lavoratori che avevano il turno. Sono state inoltre ridotte le ore all’impresa di pulizie. In tutto un risparmio di 20mila euro, non una cifra folle».

La protesta è iniziata subito. «Volendo comunque verificare nel merito tale decisione, abbiamo chiesto, invano all’azienda di fornirci nel dettaglio tutti i costi del capitolo beni e servizi assoggettati al taglio del 5%», continua la Vagni. «Come anche di motivare l’obiettivo aziendale dello stesso taglio del 5%, laddove la delibera regionale di recepimento della “spending review” indica per questo capitolo l’1% di riduzione per il 2012. Qui l’unico riscontro avuto è il rimando alla gerarchia delle fonti, per cui una legge dello Stato è più importante di un provvedimento regionale. Forse è anche per questo che ci è stato risposto che l’atto regionale del 2009, le linee di indirizzo per il menù delle persone ricoverate, dove l’acqua è naturalmente contemplata, non è vincolante per l’azienda».

Dopo l’ennesimo confronto, il direttore dell’ospedale ha emesso una circolare in cui ripristinava la fornitura di acqua per i pazienti, ma non è servita a fermare la mobilitazione dei sindacati. «È un primo risultato», continua la sindacalista, «ma non possiamo certo dire che sia sufficiente. La motivazione ufficiale è che è tornata l’acqua perché la Regione ha detto che i conti sono a posto e l’ospedale può permettersi di rimettere le bottigle. Bisgona però occuparsi ancora delle riduzioni al personale delle cooperative e dei problemi legati ai lavoratori. Ancora molto dobbiamo fare in questo senso».

Resta la gravità di quanto è stato stigmatizzato come spiega il segretario regionale della Funzione Pubblica Cgil della Lombardia Alberto Villa: «Decidere di tagliare le bottigliette d’acqua ai malati, oltre che ferire un diritto umano universale significa altresì misurarsi con una nuova organizzazione del lavoro. Perché, ad esempio, ai pazienti non autosufficienti dovrà essere garantito un bicchiere d’acqua pieno. L’azienda ne ha tenuto conto?».

Rincara la dose anche Vagni: «Il problema non riguarda soltanto l’ospedale di Crema, ma questi sono gli effetti della spending rewiew, che si abbattono anche sulla qualità del servizio». In Lombardia la mannaia del governo centrale colpirà duro anche per quanto riguarda la sanità privata. Sono infatti a rischio 1.500 posti di lavoro. «La realtà», continua Villa, «è drammatica: gli effetti della “spending review” e le scelte di Regione Lombardia, che usa la crisi per mettere rattoppi a un sistema sanitario regionale in implosione, soprattutto nel privato, rischiano di abbattersi pesantemente sui soliti noti. I lavoratori, con il rischio di perdere il lavoro. I cittadini, con il rischio di minori prestazioni di cura offerte dalla Regione. Dove sono stati i datori di lavoro privati in questi anni quando non rinnovavano i contratti (oggi scaduti già da 58 mesi) e accumulavano profitti? Abbiamo sempre sostenuto la necessità di un confronto vero sul sistema sanitario regionale, a partire dalle regole che disciplinano l’offerta dei privati accreditati e da quale ruolo il pubblico deve esercitare nel governo dei bisogni di cura e salute dei cittadini lombardi». Nei prossimi giorni continueranno le trattative anche con l’ospedale di Crema, per riuscire a ristabilire il servizio come era prima che l’amministrazione decidesse di tagliare.
 
 

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