FIRENZE – Rimane una delle sue rare apparizioni da sindaco in questo periodo così febbrile su e giù per l’Italia. Per onorare al meglio la memoria di don Giancarlo Setti, Matteo Renzi ha rindossato la fascia tricolore, ha messo da parte la guerra alla nomenklatura Pd, ha distolto il pensiero dalla corsa alla leadership del centrosinistra. Ma non ha perso la forma mentis: ha rottamato il nome di una via del centro storico. Con una piccola rivoluzione toponomastica che non è passata inosservata, anzi.
Tutto è iniziato lo scorso 28 agosto quando con una delibera di giunta Renzi ha invertito via don Giancarlo Setti da una viuzza cieca alla vicina e più larga via San Remigio (nei pressi dell’omonima piazza). Uno scambio di nomi, insomma. Ma perché? «Don Setti – scrive il sindaco gigliato nel suo sito – è stato prete con un grande carisma, sacerdote di alta statura spirituale, morale ed esistenziale, vicino a padre Pio da cui aveva avuto l’incarico attorno agli anni ‘60 di fondare i Gruppi di preghiera a livello nazionale e internazionale». Una figura importante e carismatica, visto che ha retto pure la basilica di San Lorenzo. Ma è stato soprattutto, secondo quanto raccontano a Linkiesta fonti qualificate, un prete
molto amico dell’Opus Dei e di una certa alta borghesia fiorentina.
Niente di male. Solo una conferma, semmai, di una rete di rapporti che Renzi ha sempre tessuto fin da quando nel 2005, da presidente della Provincia, prestò Palazzo Medici Riccardi alla potente Prelatura personale della Chiesa per un ciclo di 4 incontri da lui aperti. Relazioni coltivate con sapienza e mai interrotte, da parte del rottamatore, e che adesso vedono nell’imprenditore e braccio destro Marco Carrai, il Gianni Letta renziano, un ottimo pontiere proprio con l’Opus Dei, ma anche con tutto l’universo economico di Comunione e liberazione.
E così lo scorso 24 settembre l’aspirante candidato premier del centrosinistra è sceso dal camper di tutta fretta per la cerimonia d’intitolazione. Per le malelingue laiciste fiorentine un messaggio di fedeltà a un universo amico in un momento così importante e delicato. È interessante però entrare anche nel merito della questione toponomastica. Nel 2008 a don Setti con una delibera della giunta Domenici era stato dedicato un vicolo chiuso senza sfondo nei pressi di piazza e via San Remigio, santo protettore di Palazzo Vecchio.
Dopo 4 anni, il nuovo sindaco ha deciso che l’ex parroco si meritava di più. E con una delibera d’urgenza – fatta passare a fine estate – ha deciso che la precedente intitolazione non era «consona al profilo del personaggio» e che «come gli stessi residenti della zona hanno più volte manifestato» era giusta quindi «la richiesta di dedicare a Don Giancarlo Setti un’area toponomastica di maggiore rilievo e visibilità, indicando in particolare l’attuale via di San Remigio, rilevato come tale denominazione non solo appaia più conforme alla storia toponomastica cittadina, ripristinando il nome e il luogo di uno degli antichi vicoli fiorentini, ma salvaguardi comunque il valore del toponimo San Remigio, peraltro collegato anche ad altra area di circolazione adiacente, che permane ovvero piazza di San Remigio».
Ma a Firenze, la città che da secoli si divide su tutto, la mossa ha provocato proteste e polemiche. Come quelle dei residenti del quartiere Santa Croce che hanno già avviato una raccolta di firme per ritornare alla normalità mossi alla guerra toponomastica dal consigliere Pd Susanna Agostini: «E vogliamo vedere chi è che ha chiesto al sindaco questo cambio: vogliamo leggere i nomi. Non esistono!». Esistono invece nelle via “incriminata” i campanelli di due organizzazioni che qui, al numero 4, hanno da sempre la sede: il Movimento per la Vita e l’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti). Un caso? Forse no. Anzi la risposta di tanta urgenza è nascosta proprio nello slogan del rottamatore: Adesso. Perché la campagna elettorale incalza. E in certi ambienti è meglio andare in pace anche perché, si sa, le vie del Signore…