Ma che fine sta facendo il modello sanitario lombardo?

Ma che fine sta facendo il modello sanitario lombardo?

AGGIORNAMENTO – 22 novembre 2012. Un altro pezzo di Sanità lombarda crolla. Il Gruppo Multimedica ha annunciato l’attivazione della procedura di licenziamento collettivo per 371 lavoratrici e lavoratori del comparto (230 contratti stabili, 141 a termine) nei centri Irccs Multimedica di Sesto S. Giovanni, all’ospedale San Giuseppe di Milano, all’ospedale di Limbiate, al Polo Scientifico e Tecnologico e al Centro ambulatoriale di Milano. Mentre all’ospedale varesotto di Castellanza al momento non partono né licenziamenti né la cassa integrazione in deroga per 352 dipendenti, in quanto dovranno ancora venir approfonditi i contenuti del pre-accordo alla luce dei chiarimenti da parte dell’Agenzia Regionale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro (Arifl).

«La direzione di Multimedica», spiega la Cgil Funzione pubblica, «giustifica la propria decisione a fronte dei tagli lineari messi in atto dai governi Berlusconi e Monti, della perdita economica aziendale di carattere strutturale vista la crisi del sistema sanitario lombardo, e dunque anche per motivi di riorganizzazione, benché a oggi non sia prevista alcuna contrazione dell’attività produttiva.

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In Lombardia il fiore all’occhiello dell’amministrazione Formigoni, il  “modello lombardo di sanità”, scricchiola. Non tanto per la qualità, che rimane alta, quanto per i posti di lavoro. Spending Rewiew e tagli del governo si abbattono sugli istituti lombardi e colpiscono due istituzioni: San Raffaele e Pio Albergo Trivulzio, ma anche Maugeri e Policlinico non se la passano bene.

Stamattina lavoratori del San Raffaele sono scesi in piazza, anzi, in strada, visto che hanno bloccato per 20 minuti la tangenziale. Dietro alla decisione repentina c’è l’avvio di una procedura di licenziamento per 244 dipendenti. Martedì pomeriggio è attesa una riunione di fuoco nella quale si cercheranno soluzioni alternative. Certo non sarà facile e le speranze tra gli stessi lavoratori sono poche.

Ma il San Raffaele non è il solo caso di azienda sanitaria in difficoltà. Scricchiola anche Multimedica, azienda che gestisce sette istituti sanitari in Lombardia, tra i quali il Pio Albergo Trivulzio e l’ospedale di Castellanza, in provincia di Varese.

La direzione del gruppo ha presentato ai sindacati un piano di tagli lineari: cassa integrazione in deroga di 6 mesi per 320 lavoratori del gruppo in tutta la regione a partire da gennaio 2013. In tutto, il gruppo Multimedica ha 1.720 lavoratori e a questo proposito la Cgil Funzione Pubblica ha chiesto della documentazione utile a poter formulare una proposta alternativa a questa ipotesi. La preoccupazione è infatti quella che la “cassa” possa interessare tutti i dipendenti della struttura.

Ben più complessa è la situazione del San Raffaele, che negli ultimi anni è stato travolto da vari scandali anche di natura giudiziaria, che hanno evidenziato pure problemi di bilancio. La questione viene affrontata dal segretario regionale della Cgil Alberto Villa che spiega: «Il servizio sanitario regionale avrà complessivamente un taglio di 330 milioni per il 2012–2013, e dunque anche il privato accreditato ne risentirà. Formigoni non nasconda le sue responsabilità dietro il paravento della crisi e dei provvedimenti del governo Monti. Questa situazione è figlia delle politiche con cui in questi 17 anni ha governato la sanità lombarda. Per questo abbiamo in programma una manifestazione per la seconda metà di novembre».

Il futuro è tutt’altro che roseo. In Lombardia alcune strutture private hanno già raggiunto i tetti di spesa. Così, con molta probabilità, a partire dal prossimo mese di novembre, assisteremo a una ‘serrata’ con conseguente aumento delle liste d’attesa nelle altre strutture, specie pubbliche. Al momento non circolano ancora indiscrezioni sulle strutture a rischio, ma l’autunno sarà caldo.

Anche a Pavia, nei due istituti, Policlinico San Matteo e Fondazione Maugeri, c’è qualche difficoltà. La Fondazione Maugeri era, secondo i pm, uno dei cardini del “sistema Formigoni” e l’attenzione dei giudici si è soffermata anche sull’istituto pavese. A settembre nei due ospedali c’erano ancora 70 contratti da rinnovare.

Anche per questo la questione è stata sottoposta all’attenzione della commissione salute. «Oggi una quarantina di questi contratti – dice Giuseppe Villani del Pd – sono stati rinnovati e speriamo che entro fine anno i rimanenti possano trovare riconferma nel piano di organizzazione aziendale».

Intanto, sulla questione Sanità, Roberto Formigoni nei giorni scorsi si è sentito in dovere di pubblicare un comunicato proprio sulla homepage della Regione Lombardia. «Nelle regole del Servizio socio-sanitario per il 2013 – presentate dal presidente Roberto Formigoni e dall’assessore alla Sanità Mario Melazzini – sono stati esclusi tagli alle risorse sui ricoveri (fatta salva la riduzione dell’1% sul budget dei privati stabilita dalla spending review) e sono stati previsti 25 milioni di euro per la riduzione delle liste d’attesa e 31 milioni per la ricerca, così come l’incremento di 60 milioni dei fondi per i farmaci ospedalieri ad alto costo e investimenti per 110 milioni di euro per l’edilizia ospedaliera».

Inoltre Formigoni ha annunciato uno stanziamento pari a 25 milioni di euro che «le aziende ospedaliere potranno utilizzare anche presso altre strutture accreditate, al fine di ridurre le liste d’attesa». L’ultima battaglia che si trova quindi ad affrontare Roberto Formigoni è ancora una volta sulla gestione della Sanità, e i mesi di novembre e dicembre saranno quelli fondamentali, per non cadere proprio su uno dei settori da sempre dallo stesso governatore.

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