Scommesse sul calcio, è boom di quelle illegali

Scommesse sul calcio, è boom di quelle illegali

Sempre più scommesse sul calcio e non solo in Italia. Al punto che gli addetti ai lavori, cioè gestori, aziende che si occupano di scommesse ed esponenti delle federazioni sportive hanno deciso di creare una sorta di authority internazionale, che avrà sede probabilmente a Losanna, per vigilare.

Il progetto è ancora in fase embrionale, ma la voglia di una cooperazione internazionale, per combattere quella che ormai è una multinazionale del crimine c’è. Il lavoro non è semplice e molto c’è ancora da fare, sia nel campo della prevenzione, che in quello investigativo. In qualche caso la collaborazione internazionale ha già funzionato. Proprio tra Italia e Francia, ad esempio, nel caso della partita Livorno-Spezia, di cui ha parlato Linkiesta. Nella notte è intercorsa una telefonata tra i rappresentanti dei monopoli di stato, che gestiscono le scommesse in Italia, e quelli dell’equivalente agenzia francese, per verificare eventuali puntate anomale. Sembrerebbe che non ce ne siano state, anche se oggi è ancora difficile, nel mondo del calcio scommesse fare uno screening di tutto. Si possono infatti controllare soltanto le agenzie legali, che purtroppo rappresentano soltanto la minoranza.

In tutto, nel 2011, si sono registrati 308 casi di illecito accertati al mondo, il 38 per cento dei quali nell’Europa dell’Ovest. Tra gli sport la fa da padrone il calcio, con il 70 per cento del mercato illegale. Per dare il polso della situazione si parla di appena 250 operatori di scommesse legali, su un totale di 10mila. L’illegalità nel settore è in aumento, secondo gli addetti ai lavori, anche grazie all’utilizzo sempre più diffuso di internet da parte degli improvvisati bookmaker, che però sono abili a imparare il mestiere in breve tempo. Il campo è naturalmente delicato e anche le stime del sommerso sono, per ovvi motivi approssimative.

L’interpol parla di un mercato illegale che viaggia tra i 100 e gli 800 miliardi, ma è la punta dell’iceberg. I Paesi a rischio in questo momento sono quelli asiatici, quelli dell’Est Europa, la Turchia e la Grecia. In Cina si arriva a scommettere addirittura sui campionati giovanili. «L’Europa ha un problema di mafia», ha spiegato Thierry Pujol, direttore Fjd security and risk management. «La criminalità olandese è arrivata a minacciare un giocatore tedesco, ma non è il solo caso allarmante. In Italia si è parlato di 150 partite comprate, in Grecia di 41».

Ci sono poi casi estremi come il modello della Turchia. In quel caso, il presidente del Fenerbahçe, già condannato per reati inerenti il calcio scommesse, ha allontanato addirittura dei giornalisti dallo stadio. Il sistema appare dunque piuttosto intricato. È lo stesso Pujol a spiegare come i “runner”, cioè coloro che reclutano arbitri e giocatori, «siano soltanto una parte di un’organizzazione, che comprende scommettitori, finanzieri e altre figure oscure, e che passa attraverso i paradisi fiscali, Panama in primis».

In ogni Paese si incontrano realtà diverse. «In Cina – continua – sono coinvolti anche politici e associazioni sportive, mentre gli Usa hanno provato a risolvere il problema, vietando le scommesse, in tutto il territorio, tolta Las Vegas; ma questa non è la soluzione». La soluzione deve tener conto anche del fatto che le scommesse vivono grazie al riciclaggio di denaro sporco, che si sa essere incalcolabile.

La Francia ha provato a combattere il fenomeno attraverso un’autorità nazionale di controllo, ma il business del calcio scommesse, come dimostrano anche i processi di Cremona, è ormai transnazionale. Anche per questo le aziende che si occupano di scommesse, le prime danneggiate dagli illeciti, stanno pensando, in collaborazione con le federazioni sportive (anche loro parte lesa), a una autorità internazionale. È Luca Turchi dell’Aams, l’amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, a spiegare come il controllo non sia semplice. «Noi – dice – ci teniamo in contatto con le autorità e con la Guardia di finanza, ma il nostro ruolo può essere soltanto quello di segnalare delle anomalie, che riguardano soprattutto i centri di raccolta scommesse legali. Capita che un singolo esercente chiami per informarci su un flusso di denaro strano nella sua ricevitoria, o anche capita di vedere su internet alcuni server presi d’assalto. Ma è molto più complesso capire cosa accada sui server illegali. Due settimane fa dalla Francia ci è arrivata una segnalazione su un match si serie B italiana, che un sito internet transalpino definiva come “acquistato”, tirando in mezzo anche la mafia (vedi su Linkiesta). Abbiamo verificato sui server e non c’erano anomalie, ma c’è pur sempre una remotissima possibilità che qualcuno abbia scommesso in qualche sito internet illegale».

In merito ai controlli sono emersi comunque passi da gigante, rispetto al 2008 quando addirittura erano i bookmaker a togliere le partite sommerse. La magistratura italiana ha messo sotto inchiesta cinquanta persone nell’ultimo anno, ma anche i giornalisti rivendicano il loro ruolo. «I nostri cronisti – dice il direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti – hanno avuto il coraggio di definire “porcata” una partita in cui avevano registrato qualcosa di strano. È giusto operare in questo modo, perché non solo tutela la nostra passione, ma anche quello che è il nostro lavoro e la professione di molte altre persone che lavorano onestamente». 

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