“Presidente Monti, serve un suo impegno in politica”

Caro presidente Monti,

questa lettera aperta vuole essere un girotondo intorno a Lei e all’agenda del suo governo per spingerla a restare in campo, per finire il lavoro avviato. Per noi la scelta giusta e urgente è un’agenda europea, di una politica intesa come servizio agli interessi del Paese, capace di scelte impopolari, di spinta riformista e pro cambiamento, e forte di una credibilità internazionale riacciuffata per il rotto della cuffia, dopo il quasi default dello scorso autunno.

Abbiamo tutti apprezzato la dignità e la limpidezza del suo gesto di dimissioni che la mette al riparo da irresponsabili giochi di palazzo; la sacrosanta volontà di non farsi logorare da qui a primavera da un teatrino politico che nulla ha imparato dalle passate stagioni. Non aveva altra scelta, per evitare una campagna elettorale drammatica, all’insegna del populismo e della crociata anti europea.

Proprio per questo il suo governo non può essere una parentesi. Non si può e non si deve tornare indietro. L’Italia non può permettersi fughe populiste dalla realtà. I mercati “votano” tutti i giorni in borsa e nelle aste del debito pubblico; i partner internazionali chiedono serietà, continuità sul processo di risanamento e sulle riforme e rispetto della parola data per tornare ad investire e creare occupazione nel nostro paese. Inutile girarci intorno. A due mesi dal voto l’offerta politica in campo non rassicura pienamente, l’Italia sembra ingranare la marcia indietro e rischia di scivolare nuovamente lungo un piano inclinato fatto di sfiducia, instabilità politica, divisioni e populismo. Quando invece ci sarebbe una grande necessità di dare continuità alla strada di risanamento e rilancio intrapresa dal suo governo, creando compattezza fra le forze politiche e sociali più responsabili, alla luce delle molte scelte impopolari che occorre ancora fare. A rischio, di nuovo, sono le tasche degli italiani, la competitività delle nostre imprese, il futuro dei nostri figli.

Per questo riteniamo che le sue dimissioni, caro presidente Monti, debbano essere il preludio a un impegno diretto nelle prossime elezioni politiche con una lista che si impegni a portare avanti il lavoro iniziato, si rivolga a tutte le forze più responsabili di ogni schieramento politico, si sottoponga al vaglio del popolo sovrano. A un anno dall’inizio del montismo, il cantiere delle riforme è, con fatica, appena avviato: il tempo per guarire il paese consuma almeno lo spazio di una legislatura.

Attenzione, infatti, a tornare brutalmente sul luogo del delitto, tornando a dare la colpa della crisi italiana all’Europa matrigna, allo spread e all’euro perché la bassa crescita e le non riforme che ci espongono alla speculazione sono un problema tutto nostro che ci trasciniamo da 20 anni, il riflesso del fallimento della Seconda Repubblica, morta delle troppe promesse mancate. Per questo serve ancora nel 2013 l’Agenda Monti in Italia, all’estero e a Bruxelles. La strategia e il campo di gioco per uscire dalla crisi dovranno essere europei o non saranno.

Senatore Monti si faccia interprete dell’Italia che lavora e che, nonostante tutto, crede ancora nel futuro del nostro Paese e dell’Europa. 

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