Cassa in deroga, il governo Letta trova un miliardo

Rifinanziata la misura per i lavoratori in difficoltà

Susanna Camusso aveva lanciato l’allarme. Elsa Fornero lo aveva confermato. Ora l’intervento del governo guidato da Enrico Letta: più di 500mila lavoratori italiani rischiavano nei prossimi mesi di non ricevere la cassa integrazione guadagni (cig) per assenza di fondi. Un rischio di non poco conto se si pensa che nel mese di marzo le ore di cig autorizzate hanno sfiorato la soglia dei 97 milioni, con un aumento del 22% rispetto alle circa 70 di febbraio, e nei prossimi mesi saranno destinate a crescere. 

Ma perché sono tutti in allarme? E cos’è la cassa integrazione?

La cassa integrazione guadagni è una prestazione economica in favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di lavorare o che lavorano a orario ridotto.

La cig è stata introdotta in Italia per la prima volta con un decreto legislativo del 1947, poi modificato nel 1951 e nel 1991. L’idea di base è quella di venire incontro alle aziende in difficoltà temporanea, riducendo il peso del costo della manodopera temporaneamente non utilizzata. Si parla di cig a zero ore, in caso di sospensione totale del lavoro, o sospensione parziale. Esistono tre tipi di cassa intregrazione: ordinaria (cigo), straordinaria (cigs) e in deroga (cigd).

CASSA INTEGRAZIONE ORDINARIA. Si attiva nel caso di eventi transitori non imputabili all’imprenditore o agli operai, come può essere una crisi temporanea di mercato. Può durare al massimo 52 settimane. È destinata per lo più all’industria e alle cooperative ed è finanziata interamente con i contributi pagati dalle stesse aziende e dai loro dipendenti. A carico dell’Inps è corrisposto un massimale mensile stabilito di anno in anno, in ogni caso non superiore all’80% della retribuzione globale.

CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA. Può essere disposta nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione aziendale, crisi, fallimento, liquidazione. Viene finanziata solo in parte dai contributi dei lavoratori e delle imprese ed è sostenuta in prevalenza dal ministero del Welfare. Possono accedere alla cig straordinaria solo le imprese che abbiano più di 15 lavoratori. Possono beneficiarne operai, impiegati e quadri intermedi. Restano esclusi apprendisti e collaboratori. In base al sistema in vigore fino al 31 dicembre 2012, la cassa integrazione straordinaria era riservata solo ad alcuni settori, industria in testa. Escluso il terziario, ma anche il trasporto aereo. Per gli altri comparti, esisteva la cosiddetta cassa in deroga. 

Con la legge Fornero, la cassa integrazione straordinaria viene estesa anche alle attività commerciali e agenzie di viaggio con più di cinquanta dipendenti, alle imprese di vigilanza con più di quindici dipendenti, alle imprese del trasporto aereo e del sistema aeroportuale a prescindere dal numero di dipendenti. Ma la legge della scorsa estate restringe i casi di applicazione: la cigs è soppressa per casi di fallimento, liquidazione coatta, amministrazione straordinaria e per le aziende sottoposte a sequestro o confisca (casi previsti dall’articolo 3 della legge 223 del 1991).

CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA. È stata istituita in via straordinaria nel 2004, per poi essere potenziata nel 2009 sotto gli effetti della crisi economica. È destinata ad alcuni tipi di aziende (purché in attività da più di 12 mesi) che non possono accedere alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, come le imprese industriali con meno di 15 dipendenti o le imprese industriali con più di 15 lavoratori che hanno già superato il limite di durata della cassa ordinaria e straordinaria. La durata è stabilita negli accordi territoriali o nei provvedimenti di concessione. 

Possono usifruirne tutti i dipendenti dell’azienda in crisi con una anzianità lavorativa di almeno 90 giorni, compresi apprendisti, lavoratori con contratto di somministrazione e lavoranti a domicilio. Nel calcolo dell’anzianità, sono incluse anche le mensilità versate dall’impresa alla gestione separata dell’Inps per i lavoratori con un contratto a progetto, purché i compensi totali già versati superino i 5mila euro, non derivino dall’esercizio di arti e professioni e il collaboratore  abbia operato in regime di monocommittenza. L’importo del sussidio è pari all’80% della retribuzione ma non può superare determinati limiti stabiliti di anno in anno dalla legge.

È proprio la cassa integrazione in deroga che rischia ora di non essere più coperta, essendo questa finanziata interamente da risorse pubbliche e non dai contributi di imprese e lavoratori. Ed è proprio la cassa in deroga, però, che in un momento di crisi è destinata a moltiplicarsi.

Secondo i calcoli della Cgil, dall’inizio dell’anno i lavoratori in cassa sono circa 520mila, che ora rischiano di restare senza sussidi. Le ore autorizzate sono 94 milioni per circa 184mila lavoratori del settore della meccanica, 28,43 milioni di ore per più di 55mila lavoratori del commercio, 28,06 milioni di ore per più di 54mila dipendenti del comparto edilizia. Di questi, tra gennaio e marzo 2013, più di 189mila usufruivano della cassa ordinaria, 240mila circa della straordinaria, più di 85mila ricevono già l’assegno della cig in deroga. Tra il primo trimestre del 2012 e il primo trimestre del 2013, le ore di cig in deroga autorizzate si sono ridotte di quasi il 47%. «Non per un calo delle richieste», ha precisato l’Inps, «ma solo delle risorse utilizzabili». 

Quanti soldi servono? I sindacati ritengono che gli 1,7 miliardi messi a bilancio dalla legge di stabilità per il 2013 siano insufficienti. E anche i saggi nominati dal Quirinale hanno chiesto 1 miliardo in più entro giugno. Secondo la Uil ci vogliono almeno 1,5 miliardi, mentre la Cisl ha stimato una cifra aggiuntiva di 1,2 miliardi. Dal canto suo, il ministro del Welfare,Elsa Fornero ha dichiarato: «Se riuscissi a trovare un altro miliardo di euro per la cassa integrazione potrei dirmi soddisfatta, anche se c’è il rischio che queste risorse possano non essere sufficienti». Quanto al modo di reperire questi fondi, il ministro assicura che non sarà necessaria una manovra aggiuntiva: «Sono convinta che non ci deve essere un’altra manovra, se riusciamo a ridurre ancora qualche spesa, riusciremo a trovare almeno un po’ di risorse».

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