L’Italia malata dove i giovani non strappano il potere

Psicanalisi di una nazione

«Roba da psichiatri!», «Sono da psichiatria!». Uno dei refrain che lancia Grillo dal suo blog è quello che gli esponenti del Pdl e del Pdmenoelle – come li chiama lui – sono da trattamento psichiatrico immediato. È strano. Molte delle sue invettive vengono giustamente stigmatizzate, questa invece è fatta passare come una boutade innocua.

Ma ecco che all’ennesima volta che sentivo Grillo sbraitare «Sono da psichiatria!», mi sono astratto per un momento dal dibattito, e ho considerato questo: dire a qualcuno che è un caso psichiatrico svela almeno un paio di aspetti non tanto dell’oggetto del giudizio ma di chi pronuncia la frase. Se volessimo prendere alla lettera Grillo e applicare una elementare lettura psicanalitica alla furia ossessiva con cui ripete «Sono da psichiatria!» non ci metteremmo molto a identificare un primitivo meccanismo di proiezione, con cui Grillo espelle da sé e localizza negli altri delle caratteristiche che sono sue ma che fa fatica a riconoscere e dunque rifiuta. Si chiama paranoia, almeno da noi che abbiamo letto Freud.

Il secondo aspetto è l’utilizzo liquidatorio del termine «psichiatria». Sembra che quello a cui Grillo allude sia l’eliminazione ante-basagliana di una classe politica perché patologicamente compromessa. Quel «Sono da psichiatria!» somiglia a un sinonimo di «Sono da internare!» o al massimo «Sono da farmacologizzare!». Anche questo fa parte di un inconscio, per cui l’avversario, il diverso, l’Altro va eliminato, sterilizzato, reso innocuo. Si tratta di una modalità anti-dialettica, in cui il confronto o il conflitto non mira mai alla trasformazione dell’avversario, a fargli cambiare idea, a convincerlo o a mediare, con l’obiettivo di una convergenza o di uno scontro. Non mira a un percorso terapeutico. Se c’è un Noi e c’è un Loro, il Loro deve sparire.

Questa forma di rappresaglia da parte dei Cinque Stelle sarebbe una vendetta speculare a una delle colpe più grandi che secondo Grillo ha la classe dirigente ancora in Parlamento, quei «Padri Puttanieri» che hanno governato il Paese negli ultimi vent’anni: la colpa è di aver divorato i propri figli come Saturno fece con i suoi. Ma anche in questo caso una lettura psicanalitica di Grillo può aiutarci proprio per come proietta sugli altri un aspetto negativo che Grillo stesso agisce ogni giorno: l’aver creato un movimento politico dove è impossibile qualunque forma di confronto generazionale, dove esistono due padri indiscussi con cui non ci può essere dissenso e, se c’è qualche figlio ribelle, va gettato in pasto alle belve. Una bella questione politica, quella dell’eredità, comune a Bersani & D’Alema come a Berlusconi certo, che non sono riusciti che a produrre altro che “rottamatori” e delfini fasulli tipo Alfano, ma anche a Grillo che gestisce il suo movimento con una tutela che definire paternalismo è un bell’eufemismo.

Non è un caso allora è che l’impasse politica che si è creata in questo post-voto si possa rintracciare proprio nella incapacità di affidarsi a nuove generazioni (nuove per ragioni politiche, non per ragioni meramente anagrafiche), a nomi nuovi capaci di creare un governo di vera trasformazione: la non-soluzione forzata è allora la messa in mora della politica da parte di Napolitano che nomina dieci saggi. Questa scelta del Presidente somiglia a un prolungamento di una condizione nevrotica che la fa diventare psicotica (lo nota bene Pietro Barbetta qui), ma soprattutto ci ricorda da un punto di vista simbolico non tanto Saturno che sbrana i suoi figli – perché essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli lo avrebbe soppiantato li divora nel momento stesso della nascita – ma il Dio di Abramo e di Isacco, come ce lo racconta Gesù stesso in alcune parabole del Vangelo, specialmente quelle che hanno come protagonisti i padroni, vedi quella dei vignaioli omicidi. Rileggiamola:

Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l’erede; su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.

Non somiglia a quest’uomo Napolitano, ossia a un Dio veterotestamentario, un padre-padrone jahvista della patria che esercita il suo ruolo anche proprio malgrado, dopo aver provato a affidare la vigna a coloro che non sono stati capaci di cavarne frutti? La mutazione di fatto della Repubblica italiana in una repubblica presidenziale affonda le sue ragioni nella responsabilità duplice di chi non accetta di passare il testimone e di chi non ha il coraggio di contestare i padri pur riconoscendone l’importanza dell’eredità. Cosa succederebbe se uno prendesse alla lettera le richieste di Grillo: quello che è già accaduto. Ossia un’effettiva esautorazione del Parlamento. Perché allora – uno si potrebbe chiedere – l’effetto ottenuto è l’opposto dell’intenzione? Perché Grillo fondamentalmente è un tanatofilo: un adolescente in piena crisi legato mani e piedi alla famiglia-Casta contro la quale inveisce a tutte le ore.

Come un’intera generazione di giornalisti e politici è cresciuta (leggi: non cresciuta) gonfiandosi dell’aria infetta dell’antiberlusconismo e oggi si trova ancora a uno stadio di infantilismo nell’elaborazione politica (un girotondinismo protratto oltre il tempo massimo), oggi il Movimento 5 Stelle replica questa modalità come quei tizi che a sessant’anni ti dicono che le colpe dei loro problemi sono tutte dei genitori. Quando cambierà il panorama politico italiano? Cambierà qualcosa quando ci si libererà dall’angoscia dell’influenza, dalla dipendenza narcisistica dell’autoritarismo o del ribellismo inane, lasciando finalmente che «i morti seppelliscano i morti»:

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

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