Settimana decisiva per le “larghe intese”

La bussola politica

Giorgio Napolitano interviene duro, per quanto indiretto, su Pier Luigi Bersani assecondando così il commissariamento del segretario all’interno del Pd. E Silvio Berlusconi, quasi in una mossa a tenaglia, tende la mano al Partito democratico mentre lì dentro cresce il fronte anti Bersani e si rafforza la tentazione di legittimare l’uomo che la sinistra chiama ancora “Caimano”. Dunque la settimana si apre rivelando, qui e lì, pur nella palude, un orizzonte di novità. I due gruppi di saggi incaricati dal Quirinale concluderanno entro giovedì il loro lavoro consegnando tutto nelle mani del capo dello stato, mentre, negli stessi giorni – tra giovedì e venerdì – Berlusconi e Bersani potrebbero incontrarsi a Roma. Si segnala che nel Pd qualcosa si muove e un governo di collaborazione tra Pd e Pdl non può più essere escluso.

«Nel 1976 l’Italia ebbe il coraggio delle larghe intese», ha detto ieri sera il presidente della Repubblica. E poi: «La politica è responsabilità. Certe campagne moralizzatrici distruggono la politica». Non sono parole casuali, precipitano come una censura della conflittualità italiana, sono una reprimenda alla linea fin qui adottata dal centrosinistra, sono una specie di “lascito” del presidente in scadenza. Ma nemmeno le parole del Cavaliere sono casuali. Intuendo la direzione del vento, Berlusconi ha dismesso i toni di piazza e si è spinto a dire, con dolcezza: «Basta con i balletti, l’Italia è a bagnomaria. Finalmente Bersani si è aperto, si è reso disponibile a un incontro». Non sono certo mosse concordate, ma segnalano un cambio di passo forse non solo nella qualità delle pressioni che in queste ore vengono esercitate su un Bersani fino a ieri testardo e restio al negoziato con il centrodestra. Nell’ultima settimana sono stati molti gli esponenti del Pd ad aver segnalato la necessità di imprimere un indirizzo diverso rispetto a quello stabilito a marzo dalla direzione nazionale del partito: Dario Franceschini, a sorpresa, su tutti. L’ex segretario del Pd lo ha detto chiaro: «E’ chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo». Insomma la direzione nazionale di marzo è ormai superata dalla concatenazione degli eventi politici. Ma anche Walter Veltroni la pensa così e, in silenzio, pure Massimo D’Alema (che ha definito “suicidale” la strategia di Bersani).

Il segretario del Pd forse ha già ceduto. Ma cosa succede allora questa settimana? Il 13 aprile, questo sabato, sono previste due manifestazioni: il Pdl si riunisce a Bari, il Pd invece a Roma. Le due piazze, elettorali e muscolari, saranno precedute da un incontro tra Bersani e Berlusconi e da un ultimo messaggio di Napolitano quando, forse giovedì, al presidente della Repubblica saranno consegnati i documenti frutto del lavoro dei cosiddetti saggi incaricati di individuare un programma di governo condivisibile dai due principali partiti. E’ già chiaro a tutti che sarà solo il prossimo presidente della Repubblica a sciogliere l’impasse venuta fuori dalle ultime elezioni. Ma saranno proprio i prossimi giorni, in questa settimana, a determinare il quadro politico all’interno del quale si dovrà muovere il nuovo presidente. Il meccanismo di elezione del capo dello stato si mette in moto il 18 aprile, vale a dire giovedì della prossima settimana, e si può concludere anche in un solo giorno. Ma tutto dipende dall’incontro tra Bersani e Berlusconi di questa settimana e da quanto le pressioni di Napolitano (e del resto del Pd) influiranno sulle inclinazioni del segretario. Se B&B (Berlusconi e Bersani) troveranno un nome condiviso per il presidente della Repubblica le due manifestazioni del 13 aprile saranno due piazze di festa e concordia, preludio di un’elezione pacifica del capo dello stato e anche di un governo di larghe intese o di scopo tra il Pd e il Pdl. Saranno l’ultimo faticoso successo di Giorgio Napolitano.

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