Qual è l’impatto dell’Imu sulle aziende? Lo studio dell’Ufficio politiche fiscali della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) risponde al quesito, spiegando quanto costa agli imprenditori italiani un immobile commerciale e industriale e a quanto potrebbe ammontare l’incremento dell’imposta nel 2013.
Dall’analisi el totale delle entrate dell’imposta sugli immobili, 23,7 miliardi totali nel 2012, emerge che 9,3 miliardi (cioè il 40%) pesano sulle imprese. Somma che potrebbe crescere fino a 10,2 miliardi nell’anno in corso, se i comuni adottassero l’aliquota massima possibile del 10,6. Il che vuol dire che, rispetto all’Ici che si pagava nel 2011, l’incremento della pressione fiscale sugli immobili produttivi potrebbe sfiorare quota 6 miliardi (+127%). I Comuni, scrivono dalla Cna, «hanno “fatto pagare” alle imprese, in buona parte, il prezzo salato della riduzione dei trasferimenti riconosciuti dallo Stato». E «nei periodi di crisi economica i tributi che pesano maggiormente sull’economia delle imprese sono proprio quelli che prescindono dalla produzione del reddito».
Gli incrementi della pressione fiscale su negozi e botteghe nel 2012 sono stati in media del 136 per cento, che potrebbero salire al 166% nel 2013, cioè a circa 650 euro di aumento medio sulle piccole attività commerciali. Per i capannoni industriali il peso della tassa è cresciuto in media di più di 2.600 euro. Aumento, questo, destinato a crescere anche oltre i 3.600 euro nel 2013. Agli uffici e studi privati è andata anche peggio. Gli aumenti nel 2012 sono stati di più del 140%, che potrebbero arrivare a superare nel 2013 il 160% dell’Ici pagata nel 2011.
Gli incrementi, ovviamente, variano da città in città. Per fare qualche esempio: a Torino un negozio in media nel 2012 ha pagato 722 euro di Imu, 470 euro in più rispetto al 2011. E ancora: un fabbricato industriale di Milano lo scorso anno ha pagato in media 16.497 euro, ben 10mila euro in più rispetto al 2011.